TikTok! Rita bussa a sei stanze

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Ennesimo colpo di scena e scenario da romanzo giallo. Due giorni fa il telefono ha squillato al centralino del Park Hotel di Ovindoli, la più antica struttura ricettiva del paese abruzzese. “Rita De Crescenzo ha bisogno di sei stanze, vorremmo venire a dormire nel vostro albergo”. Ecco una notizia. Il numero esorbitante della richiesta rivela subito l’entità della variegata e numerosa tribù che segue la tiktoker nelle sue performance sulla neve e adesso nell’ultima missione nella incantevole cittadina marsicana: ecco il marito Salvatore detto “Salvatorino” (professione marinaio). Ecco i figli Raimondo, Francesco Pio e Rosario (fedeli scudieri), c’è la mitica Laura la Divina (donna delle pulizie e micro-influencer). Chiudono il gruppo il cugino Franco, capo staff, l’amica del cuore Titta che appare in alcuni memorabili video a Roccaraso al fianco di Rita.

Tuttavia, ricevuta la richiesta, la risposta dell’hotel – pieno da Natale – non poteva che essere questa: “Non abbiamo neanche un letto libero”. Vero. Ma il dialogo ci serve a confermare indirettamente la notizia che il clan della De Crescenzo, domenica, punta davvero su Ovindoli. Chiarito questo, dopo l’incredibile eco di “le due giornate di Roccaraso” (nelle domeniche scorse), e in attesa della “prima giornata di Ovindoli” (questa domenica) è forse giunto il momento di farsi qualche domanda in più, sapendo che spesso, nel mondo dell’informazione, il verosimile prevale sul reale.

Ne parliamo ormai da quindici giorni, scriviamo decine di pagine sul turismo low cost e sui viaggi da Napoli a Roccaraso a 22 euro tutto compreso, il numero dei bus che possono accadere nel comprensorio è stato abbassato (per motivi di ordine pubblico) addirittura a settanta, mentre la gestione della stagione sciistica abruzzese è passata dalle pro-loco ai Comitati di crisi convocati nelle questure. Ma se non ci si ferma alle apparenze, e si rovesciano gli indizi, si scopre che non tutto è come sembra.

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Prima domanda. I dati di queste ore dicono che ad Ovindoli le prenotazioni nell’ultima settimana stanno lievitando: è davvero “Rita” che con i suoi annunci produce questo flusso (forte del suo milione e settecentomila follower)?

Oppure – seconda domanda cruciale – la De Crescenzo fiuta l’aria, surfa con abilità sui flussi veicolati dalle agenzie turistiche, e si trascina dietro una buona pattuglia dei suoi follower, “mettendo il cappello” su movimenti di massa che in realtà sono dettati dalle offerte “seducenti” a prezzo stracciato? Sabato sera la tiktoker sarà a cantare a Roma in un locale al Mandrione. Le sue quotazioni di showgirl salgono con la sua esposizione mediatica. Un cane da tartufo come Massimo Giletti se la assicura per il suo programma.

Terza domanda. Posto che la leva economica del low cost è quella che materialmente rende realizzabile il movimento di massa, siamo sicuri che tariffe così basse possano garantire una redditività su un tragitto di oltre 300 chilometri?

Quarta domanda. Come è possibile che nelle offerte reclamizzate, invece che salire le quotazioni economiche reclamizzate sui social, i prezzi delle gite continuino a scendere? Ancora ieri, su internet, alcune reclame per domenica vendevano la tratta Roccaraso (compreso panino!) a 9.99 euro. Un prezzo davvero incredibile.

Quinta domanda. Pochissimi – tra questi il nostro Giuliano Guida Bardi – ha provato a spiegare che i primi ad essere “sfruttati”, in questo su e giù di pullman all-in-a-day, sono i turisti più popolari. Viaggiano per ore dalla mattina alla sera, hanno poco tempo da trascorrere nelle mete prescelte, non possono sciare perché skipass e attrezzatura a noleggio costano sei volte il prezzo del biglietto: spesso sono portati più che a vivere il proprio viaggio, a rappresentarlo sui social. Il virtuale ancora una volta prevale sul reale. E se sei sull’autobus che ritorna indietro senza poter arrivare alla meta perché ti hanno bloccato (dal centounesimo torpedone su cento in poi a Roccaraso è già accaduto) l’alibi straordinario degli organizzatori diventa questo: “Se non siete entrati la colpa è degli abruzzesi che sono razzisti”. Così nessuno paga pegno e il turista respinto vuole addirittura riprovarci appena possibile. Fantastico.

Sesta domanda. Se un pullman a normale tariffa di mercato tra Celano e Pescara costa 15 euro per cento chilometri, come si possono riuscire a vendere 300 chilometri di tragitto (più colazione!) a meno di dieci euro da Napoli andata e ritorno? Mistero.

Esercizio finale. Adesso proviamo a ricomporre questi elementi invertendo l’ordine apparente dei fattori, secondo la lezione di Agatha Christie. Se Rita non è il motore primo, significa che cavalca sull’onda innescata dai prezzi stracciati offerti dal mercato. Se il mercato produce il flusso, ma non ha margini per produrre profitti apprezzabili per gli organizzatori, il punto decisivo è capire: chi ci guadagna? Per chi gira questa complessa giostra di uomini e mezzi?

Dato che ancora non abbiamo ancora tutti gli elementi (li avremo domenica sera, dopo l’ennesima giornata di thrilling) provo a fare questa ipotesi: che il grande circo del turismo low cost dalla Campania all’Abruzzo, con la sua sfavillante e spettacolare coreografia apparente, coi suoi promoter e i suoi influencer di complemento, non sia stato allestito per guadagnare. Ma che piuttosto la ruota giri per il motivo meno intuibile, e in realtà opposto: per spendere.

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Ecco una spiegazione: Rita (e gli influencer minori) guadagnano una visibilità incredibile per il suo innegabile talento teatrale, il circo mediatico diventa leva acceleratrice del fenomeno e si alimenta delle notizie, il turismo povero deportato da una regione all’altra non è il fine, ma lo strumento che – con il suo peso e la sua visibilità – rende credibile questo enorme esperimento sociale, un perfetto racconto mediatico. Tutti gli attori che si avvicendano sul palcoscenico hanno una loro utilità marginale, esattamente come i cospiratori di Assassinio sull’Orient Express. Ma chi ci guadagna di più, in questa ipotesi, è chi ha interesse a spendere dei soldi che non possono essere contabilizzati in maniera trasparente. Uno spettacolo di fuochi pirotecnici nasconde dunque il sottofondo dell’operazione.

Resta sullo sfondo, ma in realtà è l’elemento più inquietante: masse di persone che si trasformano in rotelle dell’ingranaggio, corpi costretti a girare nel frullatore. Cancellare i luoghi, e le identità, trasforma i turisti in pedine da muovere sulla scacchiera.



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