Bullismo e cyberbullismo, la neuroscienziata Graziella Madeo: «Le vittime possono portarsi dietro bassa autostima, difficoltà a fidarsi degli altri e tendenza all’isolamento»

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Secondo gli esperti di Brain&Care, i dati evidenziano infatti che la perdita di autostima, la sfiducia negli altri e l’ansia sociale non sono solo difficoltà temporanee, ma possono radicarsi nella psiche dei giovani, compromettendo il loro sviluppo emotivo e sociale. Isolamento, depressione  paura di affrontare la vita scolastica e sociale, sono tra le conseguenze più frequenti che possono portare poi a problemi più complessi, come disturbi alimentari, autolesionismo e, nei casi più gravi, pensieri suicidari. «Se non si interviene in tempo queste esperienze traumatiche possono influenzare la costruzione dell’identità, portando a tratti di personalità insicuri, dipendenti o, al contrario, iperprotettivi e diffidenti – raccomanda Graziella Madeo Le vittime di bullismo possono portarsi dietro una bassa autostima, difficoltà a fidarsi degli altri e una tendenza all’isolamento. Non è detto che il destino di una vittima sia segnato: con il giusto supporto psicologico e relazionale, le vittime possono sviluppare resilienza e superare l’esperienza negativa, diventando adulti equilibrati e consapevoli».

Adottare un approccio educativo preventivo e culturale è fondamentale. Per questo gli specialisti di Brain&Care Group hanno stilato un decalogo di raccomandazioni da cui partire.

1.  Mai minimizzare il problema

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È importante non commettere l’errore di minimizzare il bullismo come un’esperienza “formativa” o inevitabile, perché questo banalizza il dolore delle vittime e legittima la prevaricazione.

2.  Responsabilizzare genitori e insegnanti

La prevenzione del bullismo non è una responsabilità solo dei giovani, ma anche degli adulti che li guidano. È fondamentale offrire quindi formazione specifica per aiutare genitori ed insegnanti a riconoscere i segnali, intervenire in modo efficace e creare ambienti sicuri.

3.  Riflettere a fondo sulle dinamiche familiari

Altrettanto importante è riflettere sulle cause meno visibili, radicate in dinamiche sociali, familiari e culturali. Un’eccessiva protezione da parte dei genitori, per esempio, può privare i bambini della possibilità di sviluppare le competenze per affrontare difficoltà sociali, rendendoli più vulnerabili.

4. Monitorare la violenza in famiglia

Chi è esposto a contesti familiari violenti o disfunzionali, sia come vittima che come spettatore, ha una maggiore probabilità di essere coinvolto in situazioni di bullismo, come aggressore o vittima. Per questo è importante tenere monitorati i comportamenti dell’intera famiglia.

5. Fare attenzione ai primi segnali di disagio

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Cambiamenti comportamentali o fisici repentini come lesioni, riluttanza a frequentare la scuola, calo del rendimento, ma anche ansia o disagio quando ci si approccia allo smartphone o il non volere più accedere ai social sono segnali che devono mettere in guardia.

6.  Incoraggiare l’intelligenza emotiva

Aiutare i giovani a riconoscere, gestire e comunicare le proprie emozioni in modo sano è una chiave per ridurre i comportamenti aggressivi e migliorare le relazioni.

7. Creare spazi sicuri per il dialogo

Dare ai ragazzi l’opportunità di parlare apertamente delle loro esperienze, sia positive che negative, è un passo cruciale per prevenire il bullismo. È importante creare un clima di fiducia grazie al quale le vittime si possano sentire ascoltate e protette.

8.  Promuovere la cultura dell’inclusione

Favorire la comprensione e l’accettazione delle differenze, che si tratti di genere, orientamento sessuale, etnia o abilità, è essenziale per prevenire il bullismo. Le scuole e le famiglie dovrebbero lavorare insieme per promuovere una cultura dell’inclusione.

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9.  Lavorare insieme sulle fragilità

La fragilità individuale delle vittime le fa percepire come diverse dal gruppo, con il rischio di diventare bersagli. È bene però fare attenzione a non colpevolizzare i ragazzi fragili, ma affrontare con loro e con l’aiuto di uno specialista, un lavoro sulle fragilità anche in chiave preventiva.

10. Dare un supporto adeguato alle vittime

Se il trauma non viene elaborato, alcune vittime di bullismo possono sviluppare meccanismi di difesa disfunzionali, come l’aggressività o la tendenza a prevaricare sugli altri, diventando a loro volta bulli – sottolineano gli esperti. Fondamentale quindi rivolgersi ad uno specialista perché in assenza del supporto adeguato, il dolore e la rabbia rischiano di trasformarsi in una forma di potere distorto.



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