Costruire un depuratore a basso impatto ambientale e in area industriale: a Genova Iren c’è riuscita. Perché non fa lo stesso anche nel Tigullio?

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di ALBERTO BRUZZONE

“La gestione e tutela della risorsa idrica è oggi una delle più grandi sfide che il nostro Paese è chiamato ad affrontare. Iren ha già avviato importanti investimenti per il potenziamento delle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite, implementare la capacità di riutilizzo, garantendo, al contempo, alte efficienze depurative. Il Dac inaugurato a Genova, analogamente ai nostri ultimi impianti, è stato progettato, dimensionato e realizzato per ridurre il consumo di suolo ed è una testimonianza dell’impegno concreto del Gruppo in un territorio di riferimento come è la Liguria”. 

Tre mattine fa, l’amministratore delegato di IrenGianluca Bufo, ha utilizzato queste parole per illustrare ai presenti il Depuratore Area Centrale, ovvero il nuovo impianto di depurazione realizzato a Cornigliano e pensato per servire 250mila abitanti equivalenti. L’impianto è stato inaugurato con tanto di taglio del nastro, alla presenza del presidente della Regione LiguriaMarco Bucci, del sindaco facente funzioni di Genova, Pietro Piciocchi, e del sindaco facente funzioni della Città MetropolitanaAntonio Segalerba.

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Inevitabile, per chi conosce l’intera vicenda, il parallelo con la questione del depuratore di Chiavari. Il Dac genovese, come descritto dagli esperti, “si contraddistingue sia per l’alto livello delle tecnologie utilizzate, che per il minimo impatto ambientale: è dotato, infatti, di sistemi che consentono di occupare una superficie notevolmente ridotta rispetto ai depuratori tradizionali, comportando un minor consumo di suolo, ed è situato in ambito portuale, all’interno di un’area industriale. Ciò garantisce un bassissimo impatto anche sul piano dell’integrazione urbanistica. Dal punto di vista tecnico il nuovo depuratore, come tutti quelli realizzati da Iren negli ultimi anni nel territorio ligure, si caratterizza per l’utilizzo del sistema di ultra-filtrazione a membrane (MBR – Membrana Bio Reactor), la più innovativa modalità di filtrazione attualmente esistente, in grado di garantire l’abbattimento degli inquinanti con il raggiungimento di valori allo scarico di molto migliorativi rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente. Le caratteristiche dell’acqua depurata sono infatti tali da renderla idonea per il riutilizzo, oltre che nei processi dello stesso impianto, anche, ad esempio, per l’irrigazione, per la pulizia delle strade, per l’utilizzo antincendio o a servizio dell’industria”

Un depuratore di ultimissima generazione, insomma, e capace di occupare poco spazio. E proprio qui sta uno dei punti. Iren dice: “Il depuratore comporta il minimo impatto ambientale. Garantisce un bassissimo impatto sul piano dell’integrazione urbanistica. È situato in ambito portuale, all’interno di un’area industriale”

Tutto il contrario, insomma, rispetto allo sciagurato progetto del depuratore nella zona della Colmata di Chiavari. Meno male che il Tar Liguria ha bloccato tutto, ma è proprio Iren ad aver annunciato di voler ricorrere al Consiglio di Stato, difendendo un progetto che viaggia in senso esattamente opposto rispetto a Genova. 

Nessun minimo impatto ambientale, perché costruire in Colmata, rialzandosi di almeno otto metri rispetto alla superficie del terreno e precludendo per sempre la visuale sul mare è un enorme impatto ambientale. 

Nessun bassissimo impatto sul piano dell’integrazione urbanistica perché, a dispetto di quanto sostenuto, edificare un depuratore in Colmata e dovendo rispettare le distanze minime di cento metri dall’impianto, significa non poter pensare assolutamente a niente altro in quella zona (altro che polo scolastico, andate a vedere le foto dell’impianto appena inaugurato a Genova per rendervene conto, e questo depuratore è uno di quelli a dimensioni più contenute). 

Nessun ambito portuale e nessuna area industriale. Perché il depuratore il Colmata è pensato per andare a occupare l’unica area strategica per lo sviluppo di Chiavari, l’unica possibilità per il futuro, la zona più preziosa e aperta a moltissime altre soluzioni più funzionali e utili. 

Detto questo, e al netto della tecnologia e dei costi, perché Iren, che ben conosce quale sia l’impatto comportato da un impianto di depurazione e lo mette nero su bianco, mostrando a Genova soddisfazione per averlo limitato, si ostina nella difesa del progetto della Colmata? Non è più logico cercare anche a Levante un’area industriale o ex industriale, lontana dai centri abitati, migliore per quanto riguarda l’integrazione urbanistica? È così utopico pensare che esistono altre soluzioni, è così sfrontato poter tornare a prenderle in considerazione? Il Dac di Genova, proprio sotto gli occhi del sindaco metropolitano Antonio Segalerba, uno di quelli che sino alla fine non si è mai schierato contro il progetto del depuratore alla Colmata, è la perfetta fotografia di come si può fare da una parte e di come non si deve fare dall’altra. Ma è anche la perfetta fotografia di che cosa potrebbe ancora calare di fronte al mare, di quale devastazione è ancora dietro l’angolo, di quale scempio ambientale e cittadino. 

Anche l’ad di Iren, per la prima volta, ha iniziato a parlare di piano B: “Scegliere una soluzione non più unica, come previsto sul progetto Chiavari, ma optare per due depuratori”. Allora ecco che costruire un depuratore a basso impatto ambientale e lontano dalle abitazioni e dai centri strategici si può. Basta volerlo, come sempre sostenuto. Non è che Iren riesce a farlo anche nel Tigullio, con lo stesso modo di pensare e di progettare utilizzato a Genova? 

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Tutto questo aiuta a riflettere e a capire una volta di più che le ragioni del Comitato No al Depuratore in Colmata, le ragioni di tutte le migliaia di persone che hanno firmato l’appello contro il progetto, le ragioni di chi ha presentato il ricorso al Tar, e alla fine ha vinto, non erano assolutamente campate per aria. Ma erano, sono e sempre saranno una battaglia di buon senso. E, finalmente, è tutto qui. Davanti agli occhi di tutte e di tutti. 



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