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Dal territorio messinese al nazionale, tocca alla politica rimettere al centro i pazienti secondo lo spirito della Costituzione
MESSINA – Una domanda pressante di sanità pubblica e tante incognite nel territorio messinese. Ormai ci si è resi conti dei disastri avvenuti negli ultimi vent’anni, quando il progressivo smantellamento della sanità pubblica ha favorito quella privata. L’ubriacatura liberista è finita e tutti, o quasi tutti, si sono resi conto, vedi periodo Covid e non solo, dell’importanza di ridare una prospettiva a un settore fondamentale, eppure così sacrificato. Certo, la strada è in salita e rimediare ai tagli e ai disastri degli anni passati, oltre alle allarmanti carenze di medici, non comporta soluzioni immediate. A caratterizzare questo periodo sono le segnalazioni sulla lunghezza delle liste d’attesa e altri problemi (“Da novembre non si vaccinano a Messina i neonati contro il Vrs, Virus respiratorio sinciziale”, scrive una cittadina); la fuga dal pubblico di alcuni dottori; il caso Papardo, con l’indagine sulle morti sospette e il “ridimensionamento dell’ospedale” denunciato dai sindacati. Con la Uil che ha parlato della “soppressione dei ricoveri del reparto di oncologia“, in seguito a una replica dell’azienda.
Il piano per abbattere le liste d’attesa e il progetto di una sanità talmente radicata nel territorio da impedire l’affollamento nei pronto soccorso richiedono processi lunghi. Ma che vanno nella direzione giusta. Tuttavia, per ottenere risultati a breve termine, servomo sforzi straordinari a livello politico e finanziario. Altrimenti, i privati continueranno ad approfittare di questa situazione e l’erosione della sanità pubblica proseguirà, complice l’antico e recente sfacelo. Nel passato, hanno fatto eccezione alcuni ministri illuminati come Rosy Bindi e, seppure tra molti errori, vanno ricordati gli sforzi del ministro Speranza in una situazione drammatica come quella del Covid.
Sanità ostaggio delle spartizioni politiche tra partiti
Insomma, sono tanti oggi i punti interrogativi. Non ignoriamo gli sforzi dell’Asp di Messina nei vari ambiti critici, su input dello stesso presidente Schifani, ma ancora la sanità è ostaggio di troppe spartizioni e giochi di potere tra partiti. E tocca, invece, alla politica, intesa in senso nobile, scompaginare gli attuali paradigmi. La politica regionale e nazionale (che si dovrebbe riprendere il settore sanitario), con il supporto dell’Unione europea, dovrebbe fare una rivoluzione sociale e culturale. Una rivoluzione secondo lo spirito della Costituzione, che non discrimina in base alle possibilità economiche.
Lo stesso passaggio da Volo a Faraoni, all’assessorato regionale alla Sanità, è indice di continui terremoti in un settore che dovrebbe davvero segnare una svolta. rimettendo al centro i pazienti e i loro diritti a essere curati in qualunque parte del territorio. Sui tanti disagi in ogni provincia della Sicilia sta facendo un lavoro significativo il Partito democratico, denunciando le enormi carenze del sistema sanitario: dal Papardo alle zone periferiche dei territori metropolitani.
Il progetto per abbattere le barriere economiche e sociali
In generale, date le difficoltà, invocare un cambiamento profondo sembra utopistico, sul piano economico, ma è un’utopia necessaria. Tra le luci, si deve menzionare il bel progetto presentato ieri all’Asp, nell’ambito del Pnes – Programma nazionale equità nella salute. L’obiettivo di “abbattere le barriere che impediscono alla popolazione in situazione di povertà economica di accedere ai servizi sanitari” è fondamentale. Ma i bisogni e le nuove povertà sono talmente grandi, e coinvolgono persino il cosiddetto ceto medio di un tempo, da non far rimanere tranquilli. Necessità e nodi strutturali acuiti dalle ultime scelte del governo Meloni, come la scellerata abolizione del reddito di cittadinanza. Ma non affrontate fino in fondo da nessun governo dagli anni Ottanta in poi.
L’appello per la salute mentale
E non dimentichiamo la salute mentale. “È importante prendersene cura perché sta alla base della salute psicofisica, della salute sociale. Non c’è salute psicofisica senza salute mentale. E non c’è giustizia sociale senza salute mentale, mentre la sanità pubblica è sempre più in difficoltà”. A specificarlo è stato di recente, ai microfoni di Tempostretto, il direttore del dipartimento di Salute mentale dell’Asp di Messina Pippo Rao, in occasione della giornata mondiale dedicata a questo tema e dell’incontro che si è tenuto al Centro “Camelot”. E non se ne parla mai abbastanza.
“Un’azienda sanitaria su quattro non rispetta le norme per la riduzione delle liste d’attesa”
Dal locale al nazionale, tocca alla politica, insistiamo, cambiare le priorità. Secondo i dati dell’associazione “Codici”, “un’azienda sanitaria su quattro non rispetta le norme per la riduzione delle liste d’attesa. È quanto è emerso nella riunione del tavolo istituito al ministero della Salute per accompagnare le Regioni nell’attuazione del decreto legge 73 del 2024. Sono numeri che confermano la crisi della sanità italiana – afferma Ivano Giacomelli, segretario nazionale di Codici – e che dimostrano come il diritto alla salute per molti cittadini sia un concetto astratto. Il ministro Schillaci sottolinea i miglioramenti rispetto ai controlli eseguiti nella primavera del 2023, ma a nostro avviso questo non può e non deve bastare. Le criticità riscontrate dai Nas, in un quarto delle aziende ispezionate, dimostrano quanto sia grave la situazione. Una sanità efficiente anche sul piano delle tempistiche, purtroppo, al momento è ancora molto lontana”.
Le irregolarità riscontrate dai Nas
Per quanto riguarda le ispezioni eseguite dai Nas (Nucleo antisofisticazioni e sanità), “le verifiche sono state svolte da ottobre a dicembre 2024. Su circa 3mila ispezioni, sono emerse irregolarità nel 27% dei casi relative alla gestione delle agende di prenotazione, agli accessi alle agende di personale non autorizzato, alla chiusura delle agende, all’utilizzo delle classi di priorità e autorizzazioni all’intramoenia”.
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