Sanità, deficit da 300 milioni. C’è il rischio di un aumento delle tasse

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È profondo rosso. I conti nella sanità non tornano e non in senso metaforico: nel 2024, la differenza tra costi e ricavi è in negativo di circa 300 milioni di euro. Ben oltre le previsioni di novembre, quando si ipotizzava un passivo di 180 milioni, tanto che nel bilancio di previsione erano stati accantonati circa 50 milioni (evidentemente insufficienti ora).

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Nonostante gli interventi e gli aggiustamenti sulla spesa farmaceutica e la mobilità passiva, due delle voci che maggiormente incidono ma non le uniche, il deficit esplode. Questo non significa che la Regione dovrà ripianare la cifra interamente con il bilancio autonomo, sarebbe impensabile. Ma sicuramente dovrà mettere mani nelle casse pubbliche. Da specificare che, al momento, si tratta ancora di un dato non consolidato, quello ufficiale potrà essere accertato al centesimo a fine mese, quando le Asl chiuderanno i loro singoli bilanci. Ma le cifre sono queste, sono confermate in Regione e non fanno dormire sonni tranquilli. C’è preoccupazione per il 2025, se la situazione non dovesse migliorare nel corso dell’anno la prossima Giunta regionale potrebbe essere costretta ad alzare le tasse, mettendo direttamente mani nei portafogli dei pugliesi. Il rischio è concreto, o quantomeno da non sottovalutare. Così come potrebbe essere ostacolata l’uscita dal piano di rientro.

Ecco perché l’assessore al Bilancio, Fabiano Amati, nei giorni scorsi aveva convocato a stretto giro i direttori generali delle Asl, ma la riunione è stata rinviata di un paio di settimane e fissata al prossimo 19 febbraio dal presidente Michele Emiliano. Il governatore, sino a ieri ricoverato a Foggia per una riabilitazione post intervento chirurgico, vuole essere presente all’incontro con i manager delle aziende sanitarie. A proposito delle Asl, c’è un altro aspetto della vicenda che non quadra: entro il 31 dicembre avrebbero dovuto approvare e trasmettere i bilanci di previsione del 2025 ma non lo hanno ancora fatto. Motivo? C’è chi si giustifica sostenendo che ci sia ancora «incertezza su alcune poste» del bilancio, qualcun altro sostiene che non sia un termine perentorio. La circostanza, però, alimenta il dubbio che per il 2025 le previsioni potrebbero essere persino più fosche.

Ma cosa ha inciso sui bilanci in rosso delle Asl? Certamente tra le voci che pesano maggiormente ci sono la spesa farmaceutica e la mobilità passiva, ma non sono le uniche. Tra le concause: il rinnovo del contratto dei medici; le assunzioni di nuovo personale; la battaglia sul riparto del fondo sanitario nazionale, considerato iniquo dalla Regione; lo scontro sul payback farmaceutico, la Regione sostiene di aver perso 200milioni di euro dal 2019 al 2023 nella distribuzione del fondo; l’aumento dei costi energetici. E, poi, non è da escludere qualche spreco che ancora si annida nei bilanci. Certamente la situazione è migliore rispetto al 2022, quando si toccarono i 450 milioni di “rosso” ma non c’è stato il progresso, che era pure atteso. Va detto, inoltre, che nel 2022, in parte, i maggiori costi furono dovuti a fattori “esterni”: dal Covid all’aumento imprevisto di energia elettrica e gas, quindi non preventivabili, ma comunque vennero registrati anche 255 milioni di “sprechi”. Tanto che la Regione fu costretta a intervenire e correre immediatamente ai ripari con una serie di misure per stringere la cinghia: dallo stop alle assunzioni al giro di vite sulla spesa farmaceutica, passando per il blocco degli investimenti e persino dalla “riorganizzazione della rete ospedaliera e di quella territoriale, al fine di concentrare l’erogazione di specifiche attività di particolare complessità nelle sole strutture di riferimento”.

Il maggiore finanziamento dal fondo sanitario nazionale per la Puglia fu nel 2022 di 260 milioni ma, allo stesso tempo, le Asl dovettero sopportare costi aggiuntivi pari a 710 milioni: 110 di costi energetici, 50 milioni costi Covid non coperti da finanziamenti specifici, 105 milioni per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, 100 milioni per la stabilizzazione del personale impegnato nell’emergenza Covid. E sin qui parliamo di una spesa non controllabile e preventivabile. Ma poi ci furono anche 85 milioni di incremento della spesa farmaceutica; 65 milioni di incremento della spesa socio sanitaria e territoriale, 75 milioni di investimenti non coperti da finanziamenti in conto capitale. Complessivamente, secondo la Regione stessa, nel 2022 ci furono costi per “fattori esogeni” pari a 425 milioni, ma anche spese dovute a scostamenti rispetto alle previsioni pari a 255 milioni. Tradotto, si poteva comunque risparmiare, almeno 255 milioni. Possibile che nel 2024 la situazione si sia ripetuta.

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