Il conflitto è scoppiato nel 2016. Flebili le speranze di un cambiamento
Camerun: secessione nella secessione. Ambazonia divisa
Il movimento separatista anglofono è lacerato da divisioni interne tra uso della violenza o della diplomazia. I gruppi più importanti hanno i loro leader in carcere. La repressione governativa e le lotte interne indeboliscono la causa indipendentista. La speranza è Trump
Ci sono movimenti separatisti in Africa che scommettono su Trump. E sulla sua politica costantemente esagerata. Filo indipendentista. Almeno in Africa. Tra questi movimenti, ci sono anche quelli dell’Ambazonia, l’area del Camerun che comprende le due province anglofone del nordovest e del sudovest. Area incastonata in un paese prevalentemente francofono.
Dal 2016 è in atto un sanguinoso conflitto tra questi gruppi e le Forze armate camerunesi (Fac), originato dalla ribellione delle due province.
Divisi e conflittuali
Quello dei gruppi amboziani è un mondo frastagliato, frammentato, permeato di divisioni. Ciascuna fazione rivendica una propria leadership. Solo le forze militari, note localmente come “Amba Boys”, comprendono fino a 50 gruppi armati nelle due regioni. Numero in crescita.
Le fratture, tuttavia, hanno indebolito inevitabilmente la lotta per l’indipendenza, finendo per erodere la credibilità dei gruppi nelle negoziazioni.
Violenza “fraterna”
Non sono rari, oramai, episodi di violenza tra gruppi stessi. L’8 gennaio scorso, è stata data alle fiamme la casa della famiglia di Emmanuel Ngong, nome di battaglia Capo Daniel. Leader dell’Ambazonia Peoples’ Rights Advocacy Platform (PRAP), ha subito puntato il dito contro altri combattenti separatisti.
Ngong non è una figura qualunque o marginale nelle organizzazioni secessioniste. È stato vice comandante dell’Ambazonia Defence Forces (ADF), il braccio armato del Consiglio di governo dell’Ambazonia (AGovC), uno dei principali movimenti nella battaglia separatista.
In esilio a Hong Kong da diverso tempo, Ngon ha la “colpa” di aver dichiarato, circa due anni fa, di non credere più nello strumento militare. E che è tempo di un cambio di rotta nella lotta per la secessione: non più armi e morti ma l’avvio di un processo per una soluzione negoziale e per l’autonomia.
A ciascuno il suo lobbista
Ma la fotografia più recente che coglie in modo nitido la separazione tra movimenti separatisti è stata scattata a Washington.
Come scrive Africa Confidential, l’AGovC ripone così tante speranze nella seconda presidenza del tycoon americano da aver assunto lobbisti a Washington, ingaggiati per perorare la causa dell’indipendenza.
Nello specifico, l’AGovC ha scelto la Moran Global Strategies, guidata dall’ex deputato democratico Jim Moran: lavorerà per «incoraggiare il governo degli Stati Uniti a sostenere l’indipendenza dell’Ambazonia e a riconoscere l’AGovC come l’unica entità che rappresenta l’Ambazonia».
Tra i clienti della Moran Global Strategies figurano altri gruppi africani in esilio: il Consiglio nazionale di rappresentanza dell’Eritrea e il Governo della Repubblica del Biafra in esilio, con cui l’AGovC ha stretto alleanza.
Ma il Consiglio di governo dell’Ambazonia non è l’unico gruppo ad aver pensato di appoggiarsi, per le stesse ragioni, a lobbisti americani. La Repubblica Federale di Ambazonia, infatti, ha firmato un accordo con Scribe Strategies & Advisors, guidata dall’esperto insider di Washington, Joseph Szlavik.
È I principali movimenti secessionisti, dunque, si muovono autonomamente nelle stanze del potere americano, confidando nella simpatia che il nuovo segretario di stato americano, Marco Rubio, ha già manifestato verso le loro rivendicazioni.
Un po’ di storia
Per capire questa intricata “disputa” politica e di ricerca di supremazia tra le varie fazioni è necessario, brevemente, rivolgere lo sguardo al passato.
Le istanze secessioniste affondano le loro radici negli anni coloniali e postcoloniali. Originariamente una colonia tedesca (1884-1916), chiamata Kamerun, dopo la prima guerra mondiale fu divisa tra Francia (80%) e Gran Bretagna (20%).
Quest’ultima suddivise il suo territorio in Camerun del Nord e del Sud e li governò come parte della Nigeria. Nel 1960 Camerun e Nigeria ottennero l’indipendenza. Restava il problema di quei territori anglofoni divisi a metà.
Nel febbraio del 1961, si tenne un referendum, organizzato dall’Onu per decidere il futuro di queste due regioni: la scelta era o di unirsi al Camerun francese indipendente o alla Nigeria. Non era prevista l’ipotesi dell’indipendenza come stato separato.
Il Camerun del Nord votò per unirsi alla Nigeria, mentre quello del Sud per unirsi al Camerun. Nacque la Repubblica federale del Camerun, composta da due stati federati: il Camerun occidentale (ex Camerun meridionale) e il Camerun orientale (ex Camerun francese).
La Costituzione federale entrò in vigore nell’ottobre 1961.
Il ruolo del petrolio
Fino al 1972, il governo di Yaoundé lasciò una discreta autonomia alla popolazione di lingua inglese. Quando, però, la Nigeria iniziò a produrre massicciamente petrolio, così come il Gabon e il Congo, diventò evidente che anche il sottosuolo del Camerun ne era ricco.
Il problema si pose quando si scoprì dove si nascondeva: prevalentemente al largo delle coste anglofone. Ciò cambiò drammaticamente il gioco politico. Infatti, nel maggio del 1972 il governo organizzò un referendum, su tutto il territorio chiedendo ai cittadini se volevano abbandonare il sistema federale a favore di un esecutivo centralizzato unito.
Il risultato ebbe una conclusione scontata. E anche se ci fossero state delle elezioni giuste, la minoranza anglofona non avrebbe mai potuto soddisfare i suoi desideri di fronte al paese che era a netta prevalenza francofona.
La fine dell’autonomia
Quindi, improvvisamente, tutti gli aspetti dell’autonomia e dell’autodeterminazione scomparvero. Tutti gli archivi vennero trasferiti a Yaoundé, con la nascita di uno stato di polizia su tutto il territorio anglofono. I suoi cittadini scoprirono che le loro speranze erano scomparse e finite in un’entità di cui non conoscevano nemmeno la lingua.
La crisi si è accentuata quando il governo centrale iniziò a inviare professori di lingua francese nelle scuole anglofone e anche avvocati e magistrati francesi per gestire i tribunali anglofoni.
Per cinquant’anni, Yaoundé ha riscritto la storia del paese, deliberatamente zitto su tutti gli aspetti che avrebbero spinto gli anglofoni a cercare maggiore autonomia o totale indipendenza.
“Restaurazionisti”
Per questo gli attuali gruppi separatisti si definiscono “restaurazionisti”: combattono per la restaurazione del Camerun del Sud o Ambazonia.
L’opposizione anglofona è cresciuta in momenti diversi. Ma è riemersa con forza alla fine del 2016 con proteste pacifiche di avvocati e insegnanti contro la francofonizzazione dei sistemi legali ed educativi.
Queste proteste sono state disperse violentemente dalle forze di sicurezza, con morti e molti arresti. In seguito a questa violenza, è stato istituito il Cameroon Anglophone Civil Society Consortium (CACSC), che sosteneva un ritorno al federalismo a due stati, precedente al 1972.
Resistenza non violenta
Come tattica di resistenza non violenta, il CACSC avviò l’Operazione Ghost Towns Resistance, con chiusure di scuole e aziende nelle regioni del Nordovest e del Sudovest in giorni selezionati. La risposta del governo, nel gennaio 2017, è stata di vietare il Consorzio e di arrestare i leader per tradimento e terrorismo
In seguito agli ordini di divieto, le organizzazioni separatiste esistenti, in gran parte attive nella diaspora, si unirono per formare il Southern Camerun Ambazonia Consortium United Front (SCACUF), con Sisiku Julius Ayuk Tabe nominato presidente. Pur sostenendo la secessione, la sua strategia è rimasta non violenta.
Esplose le spaccature
Tuttavia, le divisioni all’interno del movimento sono presto esplose. Ayaba Cho Lucas, leader dell’AGovC, sosteneva apertamente la lotta armata. Il primo attacco militare avenne il 9 settembre 2017, con l’uccisione di tre soldati.
Meno di un mese dopo, il 1° ottobre 2017 – anniversario dell’indipendenza del Camerun meridionale dalla Gran Bretagna – nacque la Repubblica indipendente di Ambazonia. Il 31 ottobre, lo SCACUF si trasformò nel Governo ad interim di Ambazonia (IG) con Ayuk Tabe presidente.
A quel punto Yaundé dichiarò guerra ai secessionisti.
L’efferatezza governativa…
Un conflitto che dura da oltre 8 anni, dove la repressione governativa è stata feroce: migliaia le persone uccise, centinaia i villaggi rasi al suolo, oltre un milione gli sfollati. Le chiusure delle scuole hanno comportato per anni la mancata istruzione a centinaia di migliaia di bambini.
L’ esercito è accusato di esecuzioni extragiudiziali, arresti arbitrari, sparizioni, prigionia illegale, tortura, nonché distruzione di case, scuole e centri sanitari.
…e dei separatisti
Ma non sono da meno i gruppi separatisti armati. Dal 2018 in poi, l’ADF ha imposto un boicottaggio scolastico uccidendo insegnanti e bambini che ignoravano il diktat dei secessionisti. Nell’ottobre 2023, il gruppo ha giustiziato pubblicamente due uomini accusati di essere spie del governo, suscitando una condanna internazionale.
Il gruppo è anche collegato a una serie di rapimenti a scopo di estorsione.
Quale la linea dei movimenti?
La frammentazione della leadership ha portato a disaccordi e a percorrere strade politiche diverse. Sempre più accentuata la disconnessione tra la diaspora e le milizie in Camerun.
Attualmente sono in carcere i due leader storici dei principali gruppi. Ayuk Tabe è stato arrestato in Nigeria nel 2018 con altre 46 persone. Portato a Yaoundé è stato condannato all’ergastolo. Ma dal carcere continua la sua battaglia politica, invitando all’unità le mille e disperse fazioni.
Il 24 settembre 2024 è stato il giorno di Lucas Ayaba Cho, ammanettato in Norvegia e non ancora estradato. Arresto reso possibile perché è accusato di gravi reati internazionali, come crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
L’anniversario nefasto
Tra pochi giorni sarà una data importante (anche se luttuosa) per i cittadini di lingua inglese delle due province occidentali. L’11 febbraio è il giorno in cui, 64 anni fa, si svolse il referendum in cui si sancì l’annessione delle province dell’Ambazonia al Camerun francofono. Data da alcuni anni a rischio di violenze.
Yaoundé ha sempre più militarizzato il territorio. Preferisce un approccio securitario alla diplomazia.
Scarseggia l’ottimismo
Sono flebili le speranze di un cambiamento vero. Dopo aver ricordato che «rimane elevato il dialogo tra i leader religiosi e della società civile», l’analisi di Arrey Elvis Ntui per Crisis group lascia pochi margini all’ottimismo. «La complessità del conflitto, dopo otto anni di combattimenti, richiede uno sforzo politico che il governo camerunense difficilmente compirà in un anno elettorale, con elezioni presidenziali programmate per ottobre 2025. Oltre a ciò, né il 92enne Biya né nessuno nel suo governo hanno espresso il desiderio di avviare un nuovo ciclo di dialogo con i gruppi separatisti».
The end.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link