Trump annuncia (e poi sospende) i dazi: cosa sta succedendo?

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Da quando è stato rieletto alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump non ha mai fatto mistero della sua volontà di imporre nuovi dazi commerciali, un po’ in ottica protezionistica – in linea con l’ideologia MAGA (Make America Great Again) – un po’, a sua detta, per contrastare il traffico illegale di Fentanyl (una potente droga sintetica che sta provocando molte vittime negli USA).

 

Ma il passaggio dalle parole ai fatti (e poi di nuovo alle parole) è avvenuto il primo di febbraio, quando il presidente Trump ha annunciato che, di lì a tre giorni, sarebbero entrate in vigore le nuove tariffe doganali: dazi del 25% su tutte le importazioni dal Messico e dal Canada (ad eccezione del petrolio canadese, su cui la tariffa è del 10%) e dazi del 10% sulle importazioni dalla Cina.

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Turbolenza sui mercati dopo l’annuncio

 

La notizia ha generato qualche turbolenza sui mercati finanziari, che si è concretizzata in un calo del mercato azionario, in un aumento dei rendimenti dei Treasury USA (in scia a un aumento delle aspettative di inflazione) e in un rafforzamento del dollaro. La situazione è rientrata il giorno successivo, quando lo stesso Trump ha annunciato di aver sospeso per un mese i dazi sui prodotti provenienti da Messico e Canada.

 

Il motivo? La presidente messicana Claudia Sheinbaum avrebbe promesso il dispiegamento di 10mila soldati lungo il confine per contenere il flusso migratorio verso gli Stati Uniti, mentre il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato misure per combattere il traffico internazionale di Fentanyl.

 

La Cina, da parte sua, ha risposto con misure ritorsive (anche se si tratta di una contromossa tutto sommato “soft”): tariffe del 15% su carbone e gas naturale liquefatto (GNL) e del 10% su petrolio, attrezzature agricole e automobili americane a partire dal 10 febbraio, oltre all’avvio di un’indagine su Google per aver violato le leggi anti-monopolio cinesi.

 

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Quali prospettive per l’Unione Europea?

 

Ciliegina sulla torta, il presidente statunitense ha già messo nel suo mirino anche l’Unione Europea, su cui, a sua detta, i dazi potrebbero arrivare “molto presto”. Non ha tardato ad arrivare la replica di Bruxelles, che ha ribadito l’intenzione di restare fedele ai suoi principi aggiungendo che, se necessario, sarà pronta a difendere i propri interessi legittimi.

 

Insomma, la situazione è intricata e il rischio di tensioni commerciali su larga scala non appare più così remoto, anche se le carte sono ancora tutte sul tavolo e bisognerà attendere gli sviluppi delle negoziazioni tra gli Stati Uniti e i suoi potenziali “bersagli”. In ogni caso, l’incertezza aumenta e questo potrebbe pesare sul sentiment generale dei mercati.

 

Cosa sono i dazi e perché Trump vuole introdurli?

 

Si tratta di imposte indirette sui consumi, che vengono pagati da chi importa le merci (di norma nel momento del passaggio alla dogana). Un governo può decidere di applicarli per disincentivare l’utilizzo di un determinato prodotto, oppure (come nel caso di Trump) in ottica protezionistica, cioè per favorire il commercio di prodotti domestici a discapito di quelli provenienti dall’estero.

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Dal momento che provocano un aumento dei costi sulle merci importate, che si riversa in definitiva sui prezzi applicati ai consumatori, i dazi hanno un duplice effetto:

 

  • aumentano i prezzi di determinate merci;
  • diminuiscono la disponibilità presso il pubblico.

 

Quali effetti potrebbero avere sull’economia?

 

A livello economico, l’eventuale implementazione dei dazi – che resta tutta da vedere – potrebbe avere un impatto inflazionistico sul breve termine, ma disinflazionistico nel medio periodo: frenando i consumi, potrebbe avere infatti ripercussioni negative sulla crescita negli Stati Uniti. Questo, a sua volta, potrebbe riflettersi sull’atteggiamento della Federal Reserve, che potrebbe mostrarsi meno incline a tagliare i tassi in un contesto di prezzi nuovamente in ascesa.

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Va detto che in questo momento l’economia statunitense è più forte rispetto al passato (in particolare, rispetto al primo mandato di Trump) e una domanda forte lascia più spazio di manovra alle aziende per gestire gli aumenti dei prezzi. Questo dovrebbe in parte attutire il contraccolpo.

 

La situazione resta estremamente fluida e in via di definizione: colpi di scena non sono da escludere e, anzi, sono altamente probabili. Certo è che questi continui annunci e contro-annunci creano incertezza e l’incertezza, sui mercati, fa rima con volatilità.

 

Come investire nell’attuale contesto?

 

Nei momenti di grande incertezza valgono più che mai le regole d’oro degli investimenti: diversificazione del portafoglio, nervi saldi e sguardo fisso sugli obiettivi di lungo periodo. Sempre, naturalmente, con il supporto del tuo consulente finanziario.

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