AfD distribuisce volantini ai migranti e promette espulsioni

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L’iniziativa della AfD di Karlsruhe ha provato sgomento e evocato preoccupanti precedenti dell’epoca nazista. L’estrema destra alza i toni: intanto, i partiti tradizionali cercano di mettere dei punti fermi prima della fine della legislatura sulla guerra in Ucraina

Un biglietto aereo azzurro, il colore del partito, con l’indicazione «Abschiebeticket», «biglietto di espulsione». Il titolare è «migrante irregolare» e il “volo” in direzione «paese d’origine sicuro» parte il 23 febbraio alle 18. Proprio quando si chiuderanno le urne per il voto in Germania. Si tratta di un’iniziativa elettorale del circolo AfD di Karlsruhe, in Baden-Württemberg, che ha distribuito 30mila finti biglietti ai gazebo dell’estrema destra e ne ha infilati alcuni anche direttamente nelle cassette delle lettere. Tanti cittadini con un background familiare migratorio hanno pubblicato il proprio sui social network facendo montare l’indignazione: si è attivata anche la polizia, che sta indagando per Voksverhetzung, “istigazione del popolo”, un reato paragonabile all’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. 

AfD ha tentato di difendersi spiegando che quando i biglietti sono stati distribuiti presso le abitazioni private non sarebbero stati individuati di proposito indirizzi di cognomi dal suono “non tedesco”, ma che il volantino fosse pensati per tutti e che il fac simile del finto biglietto sarebbe stato ceduto anche ad altri circoli locali. Un portavoce del partito nazionale ha commentato spiegando che non si tratta di materiale fornito dalla AfD federale. Ma l’operazione ha fatto riaffiorare preoccupanti memorie del passato. La trovata dei biglietti di sola andata è infatti un evergreen dell’estrema destra tedesca: fin dagli anni Trenta i neonazisti distribuivano biglietti per Gerusalemme «di sola andata e senza ritorno, validi da ogni stazione tedesca». L’idea è stata ripresa dall’estrema destra tedesca di Npd in tempi più recenti, ma anche in Danimarca il Partito dei danesi nel 2017 distribuì biglietti per il «lontanistan» con l’augurio di fare un buon viaggio scritto in arabo. 

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I partiti di sinistra hanno manifestato il proprio sdegno. Frank Mentrup, il sindaco socialdemocratico di Karlsruhe, ha detto che l’iniziativa minaccia la tenuta della società: «Trovare un biglietto simile nella cassetta delle lettere in un clima in cui si percepisce già un rumore di paura che nell’anno passato si è rafforzato, aggrava la sensazione di insicurezza e timore». La Linke ha promesso di denunciare AfD, il candidato parlamentare locale Marcel Bauer ha parlato di «metodi fascisti».

Si tratta dell’ennesima escalation di AfD dopo il congresso di Riesa in cui il partito ha cambiato marcia. La leader e candidata cancelliera Alice Weidel ha parlato apertamente di “remigrazione”, l’espulsione dei migranti irregolari da rimpatriare in maniera sistematica. Weidel ha anche promesso di abbattere gli impianti eolici e di reintrodurre la leva obbligatoria. Il programma prevede poi la cancellazione delle sanzioni contro Mosca: è stato invece respinto un emendamento che avrebbe condannato l’invasione dell’Ucraina. 

La guerra ibrida

Nel frattempo i partiti tradizionali cercano di mettere dei punti fermi sul conflitto ucraino prima della fine della legislatura. Ieri mattina il ministro della Difesa Boris Pistorius si è recato a Kiev. Grande sostenitore della resistenza ucraina, il popolare ministro socialdemocratico ha voluto lanciare un segnale di sostegno al governo di Volodymyr Zelensky in tempi di incertezza geopolitica, soprattutto per quanto riguarda le intenzioni del presidente eletto Donald Trump. La settimana scorsa, per altro, indiscrezioni giornalistiche avevano rivelato che il cancelliere avrebbe bloccato un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev. Pistorius ha smentito domenica scorsa e ieri il capo dei liberali Christian Lindner ha anche manifestato la sua disponibilità a sostenere un nuovo programma di aiuti da votare prima delle elezioni.

Anche la Cdu è della partita. Resta da vedere se l’idea sarà effettivamente messa a terra: nel frattempo, Olaf Scholz è a Helsinki per un incontro dei capi di governo dei paesi che si affacciano sul mar Baltico. Nelle ultime settimane, infatti, diverse navi attribuibili alla cosiddetta “flotta fantasma” che la Russia utilizza per continuare a esportare beni – soprattutto petrolio – nonostante le sanzioni, hanno danneggiato alcuni cavi che collegano la Scandinavia al continente. Secondo l’azienda finlandese Cinia, la rottura più recente, che riguarda un collegamento tra Finlandia e Germania, sarebbe attribuibile a un intervento esterno. Anche l’altro cavo danneggiato a fine dicembre, l’Estlink2, steso tra Estonia e Finlandia, sarebbe stato rotto dalla petroliera Eagle S, che si è trascinata appresso la sua àncora sul fondo del mare per diversi chilometri. 

Oltre al tema delle infrastrutture a rischio, c’è anche il timore di problemi di inquinamento. Tante delle navi della “flotta fantasma” sono infatti vecchie e in alcuni casi non vengono sottoposte a controlli da anni. Le autorità tedesche hanno temuto potesse essere il caso della Eventin, finita in avaria al largo dell’isola Rügen. La petroliera trasportava 10mila tonnellate di prodotto: alla fine non ci sono state perdite, ma il rischio ambientale resta sul tavolo. 

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