L’allerta sicurezza in vista dell’insediamento di Trump

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L’America si prepara al grande giorno della cerimonia di insediamento di Donald Trump nella massima allerta. Un’inchiesta del giornalista investigativo Ken Klippenstein ha portato alla luce un rapporto dell’Ufficio di Intelligence e Analisi del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) reso pubblico grazie a una richiesta di accesso agli atti da parte dell’organizzazione no-profit Property of the People che evidenzia le preoccupazioni delle autorità statunitensi.

Secondo il documento, una figura polarizzante come quella di Trump potrebbero comportare dei seri rischi per la sua sicurezza. Rischi di violenza derivanti da disaccordi su temi politici e fortemente identitari come aborto, ambiente, diritti LGBTQIA+, accesso alle armi e il coinvolgimento degli Stati Uniti in conflitti esteri. “Molti estremisti violenti interni e altri attori minacciosi hanno considerato l’esito delle elezioni come un evento esistenziale che potrebbe determinare la traiettoria di questioni che in passato hanno motivato violenze sul territorio nazionale” si legge nel documento.

I tre scenari di rischio

Il report dell’Ufficio di Intelligence e Analisi del Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS) delinea tre scenari principali di rischio legati alla cerimonia: disordini civili di massa, attacchi con vittime numerose e tentativi di assassinio. Il primo scenario prevede che raduni, sia in celebrazione che in protesta dell’esito elettorale, possano degenerare in violenza. Le autorità temono che le interazioni tra fazioni opposte durante questi eventi possano portare a scontri, saccheggi e distruzioni di proprietà. Tra i potenziali responsabili di tali disordini figurano: estremisti violenti anarchici (AVEs), che potrebbero sfruttare il caos per sabotare infrastrutture critiche come segno di opposizione a future politiche dell’amministrazione; milizie armate e estremisti violenti domestici (DVEs), che potrebbero attaccare avversari ideologici accusandoli di destabilizzare l’ordine pubblico; estremisti motivati da razza o etnia (REMVEs), che potrebbero colpire gruppi progressisti, antifascisti o chiunque considerino “nemico” per ragioni ideologiche; attacchi con vittime di massa: la paura dei grandi raduni.

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Un altro timore riguarda un possibile attacco con molte vittime durante grandi raduni pubblici, come le celebrazioni o proteste legate all’evento. Il report indica come potenziali minacce: estremisti legati all’esito elettorale: potrebbero colpire raduni di avversari ideologici come risposta all’insediamento; gruppi radicalizzati per motivi politici o sociali, in particolare legati a temi divisivi come immigrazione, diritti LGBTQIA+ o politiche ambientali; estremisti ispirati da organizzazioni terroristiche straniere, che potrebbero sfruttare la cerimonia come obiettivo simbolico della democrazia americana.

Ma il rischio forse piĂą preoccupante riguarda la possibilitĂ  di un tentativo di assassinio ai danni di figure di spicco come il presidente eletto, il vicepresidente eletto o alti funzionari governativi. Secondo il report, gli attori piĂą pericolosi in questo scenario potrebbero essere:individui ideologicamente motivati, come dimostrato dal tentativo di assassinio di Trump nel settembre 2024, apparentemente legato alla sua posizione sulla guerra tra Russia e Ucraina. Preoccupano anche gli individui con problemi di salute mentale o motivazioni personali, che potrebbero agire indipendentemente da una causa politica o ideologica.

La reazione al fallimento del 6 gennaio 2021

Dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, il governo ha deciso di designare eventi come l’inaugurazione presidenziale e il successivo anniversario di quella data come “National Special Security Events”, consentendo l’uso di risorse praticamente illimitate da parte dello stato di sicurezza nazionale. Democratici come il deputato Bennie G. Thompson hanno elogiato la decisione: “Apprezzo la decisione di fornire risorse aggiuntive per proteggere la democrazia americana. Tuttavia, sappiamo tutti che l’unica ragione per cui tale designazione è necessaria è Donald Trump”.

Il report, pur presentando scenari ipotetici, evidenzia le preoccupazioni crescenti delle autorità federali, soprattutto dopo le falle nella gestione della sicurezza del 6 gennaio 2021. Tuttavia, non mancano – anche da parte dello stesso Klippenstein – le critiche alla vaghezza delle analisi, accusate di essere “ricche di ipotesi ma povere di evidenze concrete”, come ha sottolineato Spencer Reynolds del Brennan Center. Allerta vera o paranoia?

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