LO SCENARIO
dal nostro inviato
ABU DHABI Avanti con «costanza e determinazione». Senza cambi di rotta, tantomeno di squadra. È una Giorgia Meloni soddisfatta quella che a metà pomeriggio decolla verso Abu Dhabi, dove questa mattina parlerà di come «ripensare la sicurezza energetica attraverso connessioni intercontinentali», prima di un bilaterale con lo Sceicco Mohamed bin Zayed. Lo è soprattutto per un motivo: le «buone notizie» sul fronte di immigrazione e conti pubblici. Successi riconosciuti come tali anche «dagli organi di stampa», dice Meloni ai colleghi in apertura del Cdm. Il calo dello spread, che farà risparmiare «10,4 miliardi di euro» nel prossimo biennio «rispetto a quanto avevamo previsto». E soprattutto il crollo dell’immigrazione clandestina, con i numeri degli sbarchi tornati «al livello più basso dal 2021», quando «i flussi risentivano ancora della pandemia». Risultati di cui, esulta Meloni, «dobbiamo essere fieri».
L’AVVISO
Parole che gli altri membri dell’esecutivo non possono che condividere, tanto più che i traguardi vengono presentati come «frutto della credibilità e dell’affidabilità» di tutta la squadra. Ma che a molti dei presenti suonano come un avviso ai naviganti. Un altolà indiretto, ma comunque deciso, rispetto a chi più o meno velatamente suggerisce che la premier potrebbe coinvolgere maggiormente i suoi ministri, condividendo oneri e onori più di quanto fatto finora. Ma quello di Meloni viene letto soprattutto come un nuovo stop alle ambizioni di chi – come Matteo Salvini – non nasconde di sperare oggi o domani in un rimpasto che lo issi di nuovo in sella al Viminale.
Non avverrà, sembra mettere in chiaro ancora una volta la premier. La leader di Palazzo Chigi elogia «l’inversione di tendenza che abbiamo impresso nel governo dei flussi migratori». Un cambio di scenario, rispetto all’impennata di sbarchi del 2023, che si deve quasi interamente al «calo degli ingressi sulla rotta del Mediterraneo centrale», dunque al crollo di partenze da Libia e Tunisia. Due dei Paesi che il governo – e Meloni in prima persona, col supporto della Farnesina di Antonio Tajani – ha messo al centro del piano Mattei. Ma se anche gli arrivi su altre rotte come quella balcanica sono diminuiti, per Meloni la ragione va sempre cercata nel «grande lavoro che il nostro governo ha intrapreso in questi anni, e che sta dando ottimi risultati», a cominciare dalla “moral suasion” sulla Ue per mettere il contrasto all’immigrazione illegale al centro dell’agenda. Corollario: il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sta lavorando bene. E – se mai qualcuno nutrisse ancora dei dubbi – non c’è ragione di cambiare.
L’altro motivo di soddisfazione su cui Meloni si sofferma in Cdm è il calo dello spread. Il differenziale coi titoli di stato tedeschi infatti è risultato «inferiore in media di 30 punti l’anno rispetto a quanto previsto nel Piano strutturale di bilancio 2025», avverte Meloni citando i dati dell’ufficio parlamentare di Bilancio. Con un risparmio stimato in più di 17 miliardi in cinque anni. Soldi che ora potranno essere investiti «nella sanità, nella scuola, nel sostegno dei redditi più bassi, nel taglio delle tasse, negli investimenti nelle infrastrutture», elenca. Per la leader di FdI è il segno di un «cambio di passo radicale rispetto alle scelte irresponsabili del passato», a cominciare dagli sprechi del Superbonus del governo giallo-rosso.
LA MISSIONE
Meloni è convinta che i risultati degli sforzi stiano cominciando ad arrivare. Sul piano economico come su quello diplomatico, con l’Italia mai così vicina all’amministrazione Usa. Ed è su questo che la premier intende continuare a spingere, a cominciare dalla missione di oggi negli Emirati: terzo viaggio in due anni, dopo che i rapporti erano stati rinsaldati nel 2023 da una visita definita «oltre le aspettative». E chissà che alla riuscita della nuova trasferta non contribuisca anche il fatto che la premier festeggerà qui il suo 48esimo compleanno, evento che di certo oggi non verrà ignorato dallo Sceicco bin Zayed. Abu Dhabi del resto è un partner strategico. E non soltanto per la presenza di grandi aziende italiane come Eni (oggi la firma di un’intesa per lo sviluppo di una nuova infrastruttura di energia green), e per l’interscambio salito nell’ultimo anno a quota 9 miliardi. Ma anche nel ruolo che gli Emirati possono giocare proprio nel Piano Mattei. È stata la prima, Abu Dhabi, a contribuire al fondo creato dall’Italia presso la Banca Africana di Sviluppo, investimento che Roma spera possa essere replicato sempre per frenare gli sbarchi. E pazienza se così il Viminale resterà blindato.
Andrea Bulleri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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