A Bologna ci sono 15mila abitazioni private vuote. Ecco il piano del Comune per metterle sul mercato

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La stima del Comune di Bologna sugli immobili privati vuoti oscilla tra i 13.500 e i 15.300, ovvero tra il 5,6% e il 6,6% del totale delle abitazioni in città. Oltre a quelle private, poi, ci sono tante case – più vecchie o più nuove – in mano al pubblico, sia questo il Comune o altri enti come Asp Bologna. Per questo, lo scorso 27 dicembre la giunta comunale – insieme a Città metropolitana e Asp – ha avviato il percorso costitutivo della Fondazione Abitare Bologna (Fab), ovvero l’agenzia prevista dal Piano per l’abitare che si occuperà di recuperare i vuoti urbani in città.

Diversamente dall’ex Agenzia metropolitana per l’affitto (Ama), la Fondazione Abitare Bologna parte con un investimento iniziale di 5 milioni di euro e una dotazione di alloggi pubblici disponibili già consistente, e che arriverà progressivamente a 400 immobili. L’obiettivo a breve termine è quello di immettere tra gli 800 e i 900 immobili (sia pubblici che privati) sul mercato, allentando così la pressione della crisi abitativa. 

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Come funziona la Fondazione Abitare

Il lavoro preparatorio, come spiegato in una conferenza stampa che si è tenuta la mattina di oggi, 15 gennaio, a Palazzo d’Accursio, è durato circa un anno. Mesi in cui il settore delle politiche abitative del Comune di Bologna ha preparato una stima degli immobili sfitti dei privati: si tratta, come detto, di circa 15mila case, dislocate per lo più tra il centro città e le direttrici di via Saragozza e via Mazzini.

Il metodo utilizzato è piuttosto complesso: partendo dai dati del catasto “si applicano dei filtri, eliminando ad esempio le prime case, quelle su cui viene pagata della tassa sui rifiuti, le abitazioni che hanno un contratto di affitto, un’utenza elettrica, o quelle che figurano nell’anagrafe dei residenti. Alla fine si è arrivati ad una stima molto affidabile” spiega Marco Guerzoni del settore politiche abitative del Comune.

L’obiettivo del Piano per l’abitare è quello di intercettare una parte degli alloggi privati, oggi sfitti, sottoutilizzati o ad uso turistico, per locarli a canoni sostenibili a soggetti e famiglie con “specifiche fragilità economiche e sociali, a fronte di significativi pubblici diretti ai locatori privati e a vantaggi gestionali”, spiegano da Palazzo d’Accursio.

Come dice la vicesindaca Emily Clancy, il servizio della Fondazione Abitare Bologna sarà “chiavi in mano a supporto della locazione, e il proprietario non dovrà preoccuparsi di nulla una volta che affida la casa all’Agenzia. Ci saranno garanzie contro le morosità – con un fondo che copre fino a 12 mensilità –, una cifra ingente che risponde a uno dei principali timori dei proprietari che tengono sfitto un appartamento. Così come ci saranno contributi a fondo perduto fino a 6mila euro per la manutenzione dell’alloggio”. In questo modo, la Fondazione vuole provare a risolvere due dei problemi più comuni tra chi sceglie di non affittare la propria casa, ovvero la morosità e la necessità di lavori di ristrutturazione.

Tutte le locazioni, inoltre, saranno a canone concordato. Per l’inquilino la spesa corrisponderà al livello medio mentre, per i proprietari, sarà garantito il livello massimo del canone previsto dall’accordo vigente, siglato lo scorso aprile con sindacati ed associazioni di categoria. Infine, ci saranno agevolazioni anche nella gestione dell’immobile, come la stipula del contratto e un servizio di consulenze legali.

I prossimi passi

Come spiega Clancy, è stato scelto lo strumento della fondazione perché permette di l’ingresso, in futuro, di altri soci interessati “che già hanno manifestato il proprio interesse”, come ad esempio Acer o l’Università di Bologna. Come dice ancora la vicesindaca, la delibera “domani (16 gennaio, ndr) andrà in commissione casa, poi in Consiglio comunale prima e metropolitano poi. Puntiamo a costituire la fondazione dal notaio entro fine mese. Sottolineo che inauguriamo questa fondazione in un contesto nazionale totalmente privo di un piano casa”, come testimonia la partecipazione della stessa Clancy ad un sit-in a Roma di qualche settimana fa in cui si chiedeva un’azione repentina da parte del governo Meloni.

Da parte del Comune di Bologna saranno subito messi a disposizione 25 appartamenti presenti nel territorio metropolitano, oltre agli alloggi dell’ex mercato ortofrutticolo lotto H, quelli nel co-housing nell’ex clinica Beretta e a quelli del co-housing in via Fioravanti 24 (l’ex XM24, per intenderci). Proprio per questo co-housing partirà nei prossimi giorni il bando per individuare i nuovi abitanti, similmente a quanto già avvenuto per Porto 15, co-housing gestito da Asp e messo a disposizione della Fondazione. Per i due co-housing comunali (Beretta e ex XM24) i lavori di ristrutturazione finiranno entro l’anno. Tempi più lunghi per gli alloggi del futuro studentato del Lazzaretto (siamo alla fase di progettazione), che pure verranno inseriti nell’offerta della Fondazione Abitare.

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