Mafia: business degli imballaggi, tutti rinviati a giudizio

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Associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, illecita concorrenza con minaccia o violenza, tentato omicidio, estorsione e tentata estorsione, detenzione abusiva di armi e porto in luogo pubblico, detenzione, trasporto e cessione di sostante stupefacenti, falsità ideologica commessa da privati, reati tutti aggravati dalla finalità mafiosa. Sono stati rinviati tutti a giudizio dal gip di Catania i destinatari di provvedimento e gli indagati dell’operazione antimafia ‘Fenice’ messa a segno a giugno del 2024 con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia e con le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Ragusa, dei finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Catania nelle province di Ragusa e Catania tra il 2016 e fino al 2023.

Il processo si celebrerà davanti al Tribunale collegiale di Ragusa l’8 aprile prossimo. Per 16 indagati era stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta della Dda ma erano una trentina i soggetti indagati. Secondo l’accusa si tratterebbe di “dinamiche criminali dell’associazione a delinquere riconducibile a “Cosa nostra’ operante nel territorio di Vittoria e in altri comuni della provincia di Ragusa, capeggiata da Emanuele detto Elio Greco. Nella nota relativa al blitz dell’operazione ‘Fenice’ venivano descritti i ruoli degli indagati: Gaetano Valenti, inteso “Tano u’ barbiere”, sarebbe stato investito da Emanuele Greco, durante il periodo di detenzione di quest’ultimo, del ruolo di referente pro tempore dell’organizzazione criminale dal medesimo capeggiata. Greco, posto agli arresti domiciliari nel gennaio 2021, avrebbe sfruttato la propria abitazione quale base logistica in cui effettuare incontri riservati con i propri accoliti, con esponenti apicali dei gruppi riconducibili a ‘Cosa nostra’ e operanti in altri contesti territoriali nonché con importanti imprenditori del settore del packaging, riprendendo di fatto il proprio ruolo di riferimento del sodalizio mafioso e riaffermando la propria influenza sul territorio. Si tratta, secondo i magistrati, di “un’associazione per delinquere di tipo mafioso che, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, avrebbe perpetrato una serie indeterminata di delitti contro la vita, l’incolumità individuale, la libertà personale, il patrimonio, e acquisito – in modo diretto o indiretto -, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, con particolare riferimento al settore della produzione e commercializzazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli.     
Il sodalizio ha esteso il suo potere mafioso e il controllo territoriale. A riscontro della sua operatività sarebbero emersi collegamenti con altri gruppi mafiosi, inclusi i clan Santapaola-Ercolano di Catania, Nardo di Lentini, Rinzivillo di Gela”.

Nuccio e Alberto, figli di Emanuele Greco avrebbero avuto anch’essi, secondo la tesi accusatoria, un ruolo nella gestione, con il padre negli affari imprenditoriali nel settore degli imballaggi facendo leva sul carisma criminale per influenzare e condizionare la libera concorrenza. Si sarebbero imposti come intermediari bypassando di fatto il provvedimento di sequestro di beni e disponibilità del valore complessivo di 35 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Catania, su richiesta della Procura distrettuale antimafia, a carico di Emanuele Greco e che aveva riguardato anche diverse società, tra le quali l’azienda di famiglia “Vittoria pack srl”. Secondo la Dda, “la consorteria criminale, operando con modalità spesso illecite e spregiudicate e interagendo con altri soggetti malavitosi, quali i Consalvo e i Puccio, riciclatisi anch’essi in tale ambito territoriale come imprenditori, avrebbe continuato a imporre la propria leadership nell’ambito del lucroso settore del mercato locale, con particolare riferimento alla vendita di materiali e imballaggi per confezionamento dei prodotti ortofrutticoli, assai fiorente nel contesto territoriale, a vocazione prevalentemente agricola, del comune di Vittoria. Sarebbe emersa altresì la collusione di imprese attive nel settore della commercializzazione di prodotti petroliferi che, grazie alla rete di relazioni di Emanuele Greco, sarebbero riuscite ad approvvigionarsi di carburante di provenienza illecita, così accrescendo il proprio giro d’affari potendo contare sulla competitività derivante da carburanti a basso costo. Al contempo, le stesse aziende, ponendosi a disposizione di Emanuele Greco , avrebbero apportato un concreto contributo causale ai fini della conservazione, del rafforzamento, e comunque della realizzazione anche parziale del programma criminoso dell’associazione mafiosa”. Valenti venne arrestato ad aprile 2021; l’arresto e il fatto che venne “trovato in possesso di un’arma da fuoco clandestina detenuta illegalmente e di un’importante quantità di stupefacente, avrebbe consentito di evidenziare come gli interessi del gruppo abbracciassero anche il settore degli stupefacenti, delle armi e delle estorsioni. Sul punto, emergono evidenze in cui il gruppo mafioso avrebbe posto in essere azioni intimidatorie verso altri soggetti pregiudicati vittoriesi per indurli al pagamento di quantitativi di stupefacente forniti da altre consorterie, che si sarebbero rivolti al gruppo dei Greco riconoscendone le capacità operative sul territorio. Parimenti, sono stati monitorati momenti di criticità all’interno dei quali gli appartenenti al gruppo si sarebbero organizzati per il compimento di azioni di forza con l’uso di armi da compiere in danno di pregiudicati vittoriesi, che grazie al tempestivo intervento degli inquirenti si risolsero senza spargimento di sangue”.

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Fonte: Agi

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