Dissalatore sul Tara, confronto in Regione

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L’impatto ambientale del dissalatore sul fiume Tara e la stessa opportunità di realizzarlo sono stati i temi al centro delle audizioni richieste dal consigliere regionale Massimiliano Stellato in V Commissione regionale.

Il dissalatore, finanziato con fondi del Pnrr e con fondi Fsc, progettato da Aqp per affrontare la crisi idrica in corso e presumibilmente in rapido peggioramento, considerato a livello sia regionale sia nazionale impianto strategico per l’approvvigionamento di acqua potabile, ha ottenuto il 10 gennaio il parere favorevole della conferenza dei servizi decisoria. Tale parere è stato accolto con ostilità dalla comunità tarantina, che oggi, nella Commissione Ambiente presieduta da Michele Mazzarano, ha espresso tutte le proprie contrarietà e osservazioni, con l’obiettivo di indurre la regione Puglia a fare marcia indietro sul procedimento.

Le osservazioni delle associazioni ambientaliste, nonché del Comune e della Provincia di Taranto, già manifestate nel tempo dall’apertura della conferenza dei servizi, sono state riprese dal consigliere Stellato che ha sostenuto di non essere pregiudizialmente contrario ai dissalatori ma che la localizzazione sul fiume Tara lo pone a rischio di esaurimento.

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La questione posta all’attenzione dei commissari da parte di Mario Guadagnolo e Giovanni De Vincentis, esponenti dei comitati formatisi per contrastare la realizzazione dell’opera, attiene all’emungimento delle acque del fiume di natura carsica, che con il prelievo per il dissalatore, arriverebbe a 2100 metri cubi al secondo, inficiando in maniera esiziale la portata e la qualità delle acque. A loro parere sarebbe opportuno abbandonare qualsiasi ipotesi di dissalatore a vantaggio dell’investimento dei 90 milioni previsti in attività di riparazione delle perdite della rete.

Saverio Carlucci, per Legambiente Taranto, ha evidenziato inoltre la contraddizione di voler risolvere un problema – quello della crisi idrica – causato da emissioni climalteranti con l’immissione di enormi quantità di CO2 nell’ambiente, dal momento che i dissalatori sono impianti fortemente energivori. Quello del Tara – ha affermato . consumerà circa 30 milioni di kw/ora, pari al consumo di 35/40mila persone e la copertura da fonti rinnovabili sarà solo del 4 per cento.

Il Comune di Taranto, rappresentato dall’assessora all’Ambiente Stefania Fornaro, oltre a ribadire la posizione politica nettamente contraria alla realizzazione dell’impianto, ha annunciato una diffida nei confronti della Regione Puglia per non aver offerto alla valutazione ipotesi di siti alternativi e, ove vi siano state, quali siano state le ragioni per le quali tali ipotesi siano state accantonate. Il consigliere provinciale Adriano Tribbia, ugualmente portavoce della totale contrarietà dell’ente, ha annunciato un consiglio monotematico in sede provinciale.

ARPA Puglia, intervenuta con il direttore scientifico Vincenzo Campanaro e il responsabile del settore Ambiente, Vittorio Esposito, ha ribadito il parere negativo espresso in sede di conferenza dei servizi, evidenziando come compito dell’Agenzia sia quello di tutelare l’ambiente e che, poiché il monitoraggio della qualità del fiume ha evidenziato un livello “scarso” ritiene che sia necessaria una massima tutela. Aggiungendo che la realizzazione di opere fuori terra in ambiti non industrializzati che anche sulla disponibilità della risorsa agricola rende sfavorevole il bilancio ambientale complessivo.

Per Aqp è intervenuto il direttore industriale Antonio Di Leo il quale, partendo dai rilievi circa le perdite della rete di distribuzione idrica, ha spiegato che tali reti hanno una estensione di 22mila chilometri e gli investimenti per riparare tali reti non sono assimilabili ai 90 milioni di euro previsti per il dissalatore. Del resto – ha spiegato – abbiamo fatto investimenti ingenti in tal senso, con commesse tra i 400 e i 600 milioni di euro, che permettono di intervenire su circa 1300 chilometri, e altri 900 milioni sono in fase di progettazione. Il dissalatore del Tara – ha spiegato – fa parte della pianificazione dell’ente d’ambito per il 2020-2045, per affrontare la crisi idrica e la sempre minore presenza di acqua negli invasi. Di Leo ha anche rassicurato circa la sostenibilità dell’impianto sulla portata del fiume: è stato calcolato il deflusso vitale minimo, quantificato con studio scientifico del Politecnico di Milano in due metri cubi al secondo, che sarà sempre salvaguardato. E, sul consumo elettrico, è vero che questo è pari a quello di 40mila abitanti ma è anche vero che l’acqua potabile prodotta servirà una popolazione di 385mila abitanti.

L’assessora all’Ambiente Serena Triggiani ha ricordato che il dissalatore fa parte della pianificazione della Regione e che comunque si riserva di approfondire gli esiti della conferenza dei servizi.

Il responsabile della sezione Risorse idriche, Andrea Zotti ha ribadito che l’intervento è nel Piano d’ambito, insieme alla previsione di due altri dissalatori – uno nel foggiano e uno nel brindisino -, nel piano di tutela delle acque e nell’ultima delibera di luglio sull’emergenza idrica. Zotti ha anche rassicurato sulle tutele adottate in conferenza dei servizi per garantire il deflusso vitale minimo, stabilito dall’Autorità di bacino del distretto meridionale, anche in condizione di emungimento di 2100 metri cubi al secondo, livello massimo previsto per gli usi idropotabile, irriguo e industriale.

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(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2025/01/11/dissalatore-sul-tara-aqp-ottiene-la-via/)

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