“Biotedesco” è la parolaccia dell’anno: razzista e discriminatoria

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Biotedesco” (Biodeutsch) è la “parolaccia dell’anno” (Unwort des Jahres). È stata cioè votata come la parola più brutta del 2024 da un’apposita giuria, che si contrappone a quella che invece sceglie la “parola dell’anno”.

Nel 2023 la parolaccia più votata era stata “Remigrazione” (usata dalla destra per definire, in modo edulcorato, le deportazioni di massa), mentre due anni fa la scelta era caduta su “Terrorista del clima“.

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La giuria dell’Unwort des Jahres ha deciso: la parolaccia del 2024 è “Biotedesco”

L’annuncio è stato fatto lunedì a Marburgo, con la motivazione che il termine “Biotedesco” è stato sempre più utilizzato nell’ultimo anno, soprattutto sui social media, per categorizzare e discriminare le persone in base a presunti criteri di discendenza biologica. Secondo la giuria, questa divisione tra tedeschi “veri” e “di seconda classe” rappresenta una forma di razzismo quotidiano che mina la coesione sociale e promuove l’esclusione.

Inizialmente, però, il termine aveva un’accezione satirica. Nel 1996, infatti, compariva per la prima volta in una vignetta sul giornale Taz, in cui un uomo diceva a un altro: “La differenza tra me e te, Hüsnü, è che tu sei un falso tedesco mentre io sono un originale. Un Biotedesco”. Questa vignetta, realizzata dal cabarettista di origine turca Muhsin Omurca, in realtà intendeva criticare il concetto di purezza etnica, mettendo in ridicolo chi se faceva promotore. Con questo spirito, nei primi anni 2000, persino il politico dei Verdi e attuale ministro dell’agricoltura Cem Özdemir, anche lui di origine turca, lo aveva usato scherzosamente più volte, per riferirsi ai tedeschi senza background migratorio.

Col tempo, però, il termine ha assunto sempre più spesso connotazioni razziste, venendo utilizzato negli ambienti dell’estrema destra per sottolineare una presunta superiorità di alcuni cittadini rispetto ad altri, basata esclusivamente su criteri di nascita e discendenza.

Al secondo posto si è classificato il termine “Divieto di riscaldamento” (Heizungsverbot), usato in relazione alla legge sull’energia degli edifici. Secondo la giuria, si tratta di un’espressione fuorviante, impiegata per screditare le misure di protezione del clima, creare allarmismo verso le politiche ambientali e distorcere il vero obiettivo delle normative, che è quello di promuovere un uso più sostenibile delle risorse energetiche.

Da chi è composta la giuria e come si sceglie la “parolaccia dell’anno

La giuria della campagna “Unwort”, indipendente e volontaria, è composta da quattro linguisti, un giornalista e altri membri che cambiano ogni anno. Quest’anno hanno partecipato anche la pubblicista e politologa Saba-Nur Cheema e Meron Mendel, pubblicista, storico, educatore e direttore del Centro educativo Anna Frank. La loro scelta personale è ricaduta sull’espressione “Antisemitismo d’importazione” (importierter Antisemitismus), che suggerisce come l’odio verso gli ebrei sia diventato un problema soprattutto con l’afflusso di immigrati, in particolare musulmani, alimentando l’islamofobia e distogliendo l’attenzione dal proprio antisemitismo.

La selezione della “parola dell’anno” avviene in base a vari criteri tra i suggerimenti inviati dai cittadini entro il 31 dicembre, che devono soddisfare i criteri della giuria. Sono candidabili al titolo di “parola più brutta dell’anno” i termini e le frasi che violano i principi della dignità umana o della democrazia, che discriminano gruppi sociali o che sono eufemistici, offuscanti o fuorvianti.

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Il numero di segnalazioni ricevute non è determinante ai fini della selezione, poiché la giuria valuta principalmente l’impatto sociale e il potenziale dannoso delle espressioni proposte. Questo processo di selezione mira a promuovere una riflessione critica sull’uso del linguaggio e a incoraggiare un dialogo più inclusivo e rispettoso.

Quest’anno le proposte sono state 3.172, un numero ancora una volta significativamente superiore a quello dell’anno precedente, per un totale di 655 espressioni diverse. Di queste, circa 80 soddisfacevano i criteri della giuria.





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