Siamo andati a trovare LinkedIn per farci raccontare le tendenze del lavoro. Tra intelligenza artificiale, connessioni ibride e team multigenerazionali il mercato del lavoro non è mai stato così liquido e imprevedibile. Francesca Lanzara di LinkedIn Italia spiega quali strategie attuare per restare competitivi e come i leader possono guidare il cambiamento. «Le competenze su cui puntare? AI, green e human skills»
In un mondo del lavoro in rapida trasformazione, l’esperienza non basta più per restare competitivi. Secondo un’indagine LinkedIn, il 64% dei professionisti si sente sopraffatto dalla velocità del cambiamento, con il 49% preoccupato di rimanere indietro. L’integrazione dell’Intelligenza artificiale, la gestione di team multigenerazionali e il lavoro da remoto stanno ridefinendo il contesto lavorativo, rendendo fondamentale acquisire nuove competenze per il futuro. La formazione continua emerge come soluzione primaria, con il 56% dei lavoratori che la ritiene essenziale per prosperare. Francesca Lanzara, Large Enterprise Account Director di LinkedIn Italia, condivide le competenze chiave per rimanere al passo e le azioni strategiche che i leader possono intraprendere per supportare i loro team in un ambiente in continua evoluzione..
Il futuro del lavoro per Francesca Lanzara
Secondo la vostra ricerca, oltre 6 professionisti su 10 si sente sopraffatto dalla rapidità del cambiamento nel mondo del lavoro. Quali fattori contribuiscono ad alimentare questa sensazione?
Un primo fattore è la crescente consapevolezza che il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente e con esso le professioni e le competenze richieste dalle aziende per stare al passo con cambiamenti esterni. I lavori stanno cambiando, anche se noi non cambiamo lavoro: infatti, molti membri di LinkedIn hanno già visto il proprio lavoro cambiare negli ultimi anni e, con l’AI che fa da acceleratore, si prevede che le competenze richieste ai lavoratori cambieranno ulteriormente almeno del 51% entro il 2030 (dal 2016). Se l’esperienza da sola non è più sufficiente, le competenze sono la moneta corrente del mercato del lavoro, in Italia e nel mondo.
Tuttavia, aziende e professionisti si trovano ad affrontare il problema del disallineamento di competenze.
Sì, lo skill mismatch da un lato, crea un senso di instabilità e insicurezza nei professionisti che temono di non essere più adeguati per i ruoli attuali o futuri e, dall’altro, rappresenta una sfida critica perché limita la loro capacità di innovare e rimanere competitive se non riescono a colmare il gap. A questo si aggiunge il fatto che sembra non esserci una risposta adeguata a tale esigenza: solo il 37% dei professionisti ha fiducia nelle capacità dei propri manager di offrire un aiuto concreto per adattarsi ai cambiamenti in corso e poco più della metà (51%) crede che i leader si stiano muovendo per trovare soluzioni in questo senso.
Dati alla mano, per i lavoratori acquisire nuove competenze diventa quindi più importante dell’esperienza pregressa. Quali sono quelle essenziali per rimanere competitivi in un ambiente lavorativo in evoluzione?
Le nuove competenze riguardano l’Intelligenza artificiale, il green e le Human skills. Andiamo con ordine. Con l’acquisizione di competenze AI e l’integrazione della tecnologia nelle operazioni quotidiane, i professionisti possono dedicarsi agli aspetti più umani del loro lavoro, come la risoluzione dei problemi e il pensiero strategico o creativo. Chi padroneggia queste abilità diventa una risorsa agile e versatile, favorendo innovazione e adattamento alle evoluzioni del mercato.
E per quanto riguarda le Green skills?
La transizione ecologica è un fattore importante per il mercato del lavoro, le assunzioni per i green job continuano ad aumentare, soprattutto nei settori chiave Oil & Gas, Energetico e Finanziario. Entro il 2050, il fabbisogno di tali competenze e professionisti sarà raddoppiato, se il trend attuale delle professioni continua in questa direzione; le “green skills” presentano un tasso di assunzione del 54% più alto sul totale di coloro che cercano lavoro; i professionisti con almeno un titolo di lavoro o competenza green sono il 17% (cresciuti del 4.6% in un anno).
Infine abbiamo quelle che oggi vengono chiamate le Human skills…
Parallelamente alla diffusione dell’Intelligenza artificiale, leader aziendali e professionisti concordano sul fatto che le competenze umane diventeranno ancora più preziose e fondamentali per il successo futuro. In Italia, 9 executive su 10 (93%) sostengono che le soft skills sono più importanti che mai e i dipendenti ritengono che competenze come la comunicazione (45%), la flessibilità (53%) e il problem-solving (58%) diventeranno ancora più importanti con l’evoluzione del mercato del lavoro.
E non hanno molta fiducia nei propri manager nelle sfide verso il cambiamento. Quali azioni concrete i leader dovrebbero intraprendere per supportare meglio i loro team in questo contesto?
La formazione continua favorisce l’employee retention, l’employee advocacy e il potenziale innovativo dell’azienda. Promuovendo una cultura dell’apprendimento, non solo per favorire l’alfabetizzazione all’AI, ma anche per sviluppare grandi competenze trasversali come la leadership e il problem-solving, le aziende possono contribuire a creare una forza lavoro resiliente e agile. I leader sono chiamati a fornire un supporto concreto per navigare il cambiamento, offrendo formazione, creando spazi di conversazione cross-generazionali e puntando sulla valorizzazione e sull’integrazione di profili con competenze e background diversificati: le ricerche di LinkedIn mostrano che uno stile di leadership collaborativo porta a un maggiore engagement e retention dei talenti. E le nuove generazioni sono molto attente alle opportunità di apprendimento e crescita personale – cercano non solo un lavoro, ma un ambiente che favorisca la loro crescita, un percorso di carriera chiaro e opportunità di sviluppo continuo.
La ricerca sottolinea che competenze legate all’AI e all’intelligenza emotiva sono cruciali per il futuro. In che modo queste due aree possono integrarsi e migliorare le prestazioni professionali?
Se da un lato l’Intelligenza artificiale sta aumentando la richiesta di fare di più, dall’altro ha il potenziale di aiutare le persone a ottenere risultati migliori. La chiave per sfruttare al meglio questa opportunità non è concentrarsi solo su ciò che l’AI può fare, ma su ciò che le persone possono realizzare insieme all’AI. In questo contesto, diventa sempre più fondamentale adottare un approccio “human-centered”, che combini l’efficienza dell’AI con l’intelligenza emotiva.
Ma cos’è l’intelligenza emotiva?
La capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni, oltre a saper interpretare e rispondere in modo adeguato alle emozioni degli altri. Questa abilità diventerà sempre più cruciale, poiché permette alle persone di concentrarsi su “ciò che solo gli esseri umani possono fare”: comprendere, empatizzare e costruire relazioni di valore. Questo connubio potrà rappresentare una risorsa preziosa in termini di produttività per aziende e professionisti di tutto il mondo. Se tutte le aziende si concentreranno nel creare un’AI rispettosa delle unicità appartenenti al genere umano, questa grande trasformazione spaventerà sempre meno!
Tra le principali sfide identificate ci sono la dimostrazione dell’efficacia del lavoro da remoto e la gestione dei team multigenerazionali. Quali strategie possono essere adottate per affrontare queste sfide in modo efficace?
Per affrontare le sfide del lavoro da remoto e la gestione di team multigenerazionali, è fondamentale promuovere un ambiente inclusivo dove tutte le generazioni si sentano ascoltate e comprese: empatia e comprensione reciproca sono importanti soprattutto quando si guarda alle sfide e al contesto di inserimento – a livello economico e sociale – nel mercato del lavoro specifico di ogni generazione. Il 55% dei professionisti della Gen Z nel nostro Paese pensa che chi ha mosso i primi passi nel mondo del lavoro durante la pandemia abbia attraversato circostanze più sfidanti ed abbia quindi bisogno di maggior supporto a livello professionale, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle soft skill come la comunicazione. Inoltre, i nostri dati mostrano che la Gen Z (69%) spesso si rivolge ai Millennials per sentirsi più compresa, ma è anche importante instaurare un rapporto di fiducia con i colleghi più senior. Facilitare sessioni di confronto e programmi di mentoring può aiutare a ridurre le percezioni negative e migliorare la collaborazione tra generazioni. Infine, soddisfare il desiderio della Gen Z di avere mentori e sponsor all’interno dell’azienda permette di valorizzare la crescita professionale e costruire team più coesi e motivati.
Molti lavoratori vedono nell’introduzione dell’AI un cambiamento preoccupante. Come si può trasformare questa percezione in un’opportunità per migliorare i processi lavorativi e le carriere?
Se pensiamo allo scenario lavorativo attuale e al futuro del lavoro in cui l’AI avrà un ruolo centrale, secondo una delle ultime ricerche effettuate da LinkedIn a livello globale e in Italia, l’apprendimento rappresenta un’enorme opportunità – con i giovanissimi (58%), più dei baby boomers (49%), che vorrebbero imparare a utilizzare al meglio l’AI sul lavoro, ma che non sa come accedere a questo know-how. Un recente studio – condotto su oltre 1.000 leader d’azienda presenti su LinkedIn in sei paesi europei – rivela che gli executive italiani ritengono che l’eliminazione di attività noiose e ripetitive (49%), l’aumento della produttività (45%) e la maggiore disponibilità di tempo da dedicare al pensiero creativo (40%) rappresentino i maggiori benefici che l’AI generativa porterà ai lavoratori .
In LinkedIn come vedete il ruolo dell’Intelligenza artificiale?
In LinkedIn pensiamo all’AI sul lavoro come ad un “compagno di squadra invisibile” che diventa uno strumento potente solo se usato in modo responsabile ed etico: può fornire numerose opportunità nel mondo del lavoro, proprio grazie alla diffusione di strumenti di facile accesso basati sulla GenAI. Chi si specializzerà nell’AI e acquisirà nuove skill – hard e soft – “avrà la meglio” su coloro che non lo faranno. Questo non significa che l’AI ci sostituirà come molti pensano, ma ci aiuterà e ci velocizzerà nel nostro lavoro quotidiano. Per fare un esempio, fra le skill più importanti per sfruttare le potenzialità dell’AI sul lavoro troviamo Problem solving, Capacità di gestione del tempo e Capacità di adattamento.
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LinkedIn non è più solo una piattaforma per la ricerca di lavoro, ma anche un luogo per lo sviluppo delle competenze. Come sta aiutando i professionisti a rimanere aggiornati e competitivi in un mercato così dinamico?
LinkedIn Learning nasce per supportare chi affronta la sfida dell’upskilling, offrendo una vasta gamma di corsi che coprono sia hard che soft skill, favorendo lo sviluppo professionale. Gli abbonati Premium hanno accesso a oltre 23.000 corsi, che spaziano dai contenuti aziendali e tecnologici a discipline creative, aiutando i professionisti a rimanere aggiornati in qualsiasi fase della loro carriera. Grazie all’integrazione dell’AI, inoltre, LinkedIn Learning offre percorsi di apprendimento personalizzati e consigli in tempo reale, con il Learning Coach che permette agli utenti di chiedere riassunti, chiarimenti e ricevere feedback immediato direttamente durante i corsi, migliorando così l’esperienza di apprendimento. Inoltre, LinkedIn, continua a evolversi per supportare i suoi membri in un mercato del lavoro così dinamico, proponendosi come una piattaforma che dà voce ai professionisti attraverso contenuti di qualità e strumenti di apprendimento, rappresentando al tempo stesso uno spazio per informarsi, rimanere aggiornati, farsi ispirare e ampliare la propria rete di contatti.
Guardando al futuro, quale sarà, secondo lei, il ruolo dell’Intelligenza artificiale, della gestione multigenerazionale e del lavoro ibrido nella trasformazione del mondo?
In futuro, l’Intelligenza artificiale, la gestione di team multigenerazionali e il lavoro ibrido trasformeranno il mondo incentivando il pensiero strategico, e l’adattabilità. Sarà essenziale saper interpretare e integrare punti di vista diversi per affrontare sfide complesse. Questa trasformazione richiederà empatia e creatività, aspetti unici dell’intelligenza umana!
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