Legge di bilancio 2025: tutte le novità sulle pensioni

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Con un sistema pensionistico pubblico in difficoltà strutturale a causa del calo demografico e dell’invecchiamento progressivo della popolazione, la Legge di Bilancio interviene di anno in anno restringendo sempre più le possibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro. Sebbene la Legge di Bilancio 2025 non introduca cambiamenti significativi su questo fronte, limitandosi principalmente a confermare alcune misure già attuate nel 2024, come vedremo essa presenta una novità particolarmente interessante per gli iscritti alla previdenza complementare.

In questo articolo approfondiremo innanzitutto le previsioni sull’aumento delle pensioni minime e dell’assegno sociale. Successivamente, analizzeremo il lieve potenziamento del “Bonus Maroni”, pensato per incentivare la permanenza al lavoro di chi ha già maturato i requisiti per il pensionamento.

Passeremo poi alle tre principali conferme per il 2025 in tema di flessibilità in uscita, già in vigore nel 2024: Quota 103, APE Sociale e Opzione Donna.

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Infine, esamineremo la novità più rilevante, dedicata ai pensionandi aderenti alla previdenza complementare, evidenziando come i fondi pensione possano agevolare l’uscita anticipata dal lavoro grazie alla possibilità di sommare l’importo della pensione integrativa a quello della pensione pubblica.

Aumento delle pensioni minime

La Legge di Bilancio 2025 introduce una novità significativa per le pensioni minime. Al 31 dicembre 2024, il trattamento minimo ammontava a 598,61 euro, ma grazie a un incremento della rivalutazione ordinaria delle pensioni, fissata allo 0,8% per il 2025, e a un’ulteriore aggiunta del 2,2%, l’importo sale complessivamente a 616,57 euro. L’aumento totale, pari al 3%, è calcolato applicando entrambe le percentuali all’assegno del 2024.

Questa misura si inserisce in un piano di adeguamento di più ampio respiro che prevede un’ulteriore rivalutazione per il 2026, seppur più contenuta, pari all’1,3%.

Un’altra novità per il 2025 riguarda un incremento specifico dell’assegno sociale, una prestazione assistenziale rivolta a coloro che non hanno mai lavorato e, di conseguenza, non hanno versato contributi previdenziali. In particolare, è stato introdotto un aumento di 8 euro mensili, erogati per tredici mensilità, destinato ai beneficiari che abbiano compiuto almeno 70 anni di età.

Questo bonus aggiuntivo si applica a diverse categorie di beneficiari, tra cui:

  • pensionati del sistema previdenziale e assistenziale;
  • titolari di pensione non vedenti;
  • maggiorenni con almeno 18 anni che appartengono a specifiche categorie di invalidità, quali invalidi civili totali, sordomuti e ciechi civili assoluti.

Prosecuzione del lavoro dopo il pensionamento

La Legge di Bilancio 2025 rafforza l’incentivo per i lavoratori che decidono di proseguire l’attività lavorativa nonostante abbiano già maturato i requisiti per il pensionamento.

Il cosiddetto “Bonus Maroni” è rivolto ai dipendenti che raggiungeranno i requisiti per accedere a Quota 103, un anticipo pensionistico che approfondiremo nel prossimo paragrafo, entro il 31 dicembre 2025. Questi lavoratori possono scegliere di rinunciare all’accredito della quota di contributi previdenziali a loro carico. In tal caso, il datore di lavoro non sarà più tenuto a versare tale quota, che verrà invece corrisposta direttamente al lavoratore in busta paga. Il beneficio può essere usufruito per un massimo di cinque anni, ossia tra i 62 e i 67 anni di età del lavoratore.

Per il 2025, il “Bonus Maroni” introduce due importanti novità:

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  • esenzione fiscale: l’importo del beneficio è completamente esentasse e non concorre alla formazione del reddito imponibile IRPEF, garantendo così un vantaggio economico netto più elevato;
  • estensione dei beneficiari: la misura viene ampliata anche ai lavoratori che hanno maturato i requisiti per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne), indipendentemente dall’età anagrafica, e che decidono di continuare a lavorare.

Queste modifiche mirano a incentivare la permanenza al lavoro di chi ha già maturato i requisiti pensionistici, contribuendo così alla sostenibilità del sistema previdenziale.

Legge di Bilancio 2025 e flessibilità in uscita

Per le pensioni di vecchiaia e quelle anticipate, i requisiti rimangono invariati. In particolare:

  • pensione di vecchiaia: è accessibile a 67 anni con almeno 20 anni di contributi versati;
  • pensione anticipata: richiede 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età anagrafica.

Nonostante ciò, restano alcune possibilità, seppur limitate da numerosi vincoli e riservate a determinate categorie di lavoratori, per usufruire di una maggiore flessibilità in uscita.

1. Quota 103

Viene confermata Quota 103, la misura di anticipo pensionistico che consente l’uscita dal mercato del lavoro a chi soddisfa entrambi i seguenti requisiti:

  • almeno 62 anni di età;
  • almeno 41 anni di contributi.

L’accesso a questa opportunità prevede una finestra mobile, ovvero un periodo di attesa tra la maturazione dei requisiti e la riscossione del primo assegno pensionistico, fissata a 7 mesi per i lavoratori del settore privato e a 9 mesi per quelli del settore pubblico.

Anche nel 2025, vengono confermate tutte le altre caratteristiche di Quota 103, e cioè:

  • un tetto all’importo dell’assegno, pari a quattro volte il minimo, fino al compimento dei 67 anni, dopo il quale si passa al trattamento pieno se questo dovesse superare il limite imposto per Quota 103 (quattro volte il trattamento minimo);
  • il divieto di cumulo con altri redditi da lavoro che superino i 5.000 euro annui;
  • il calcolo dell’assegno secondo il metodo contributivo anche per gli anni maturati nel sistema retributivo (applicabile ai lavoratori in attività da prima del 1996).

2. APE Sociale

Viene rifinanziata l’APE Sociale, la misura di pensionamento anticipato rivolta a specifiche categorie di lavoratori in situazioni di particolare difficoltà. L’accesso è riservato a quattro principali gruppi:

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  • disoccupati;
  • caregiver, ossia coloro che assistono familiari con disabilità;
  • persone con invalidità certificata pari ad almeno il 74%;
  • lavoratori impegnati in mansioni gravose, come operai edili, autisti di mezzi pesanti o infermieri ospedalieri.

L’età minima per accedere è fissata a 65 anni e 5 mesi, con un requisito contributivo di 36 anni. Tuttavia, per le categorie più vulnerabili (disoccupati, invalidi e caregiver), il requisito contributivo è ridotto a 30 anni.

L’APE Sociale prevede un assegno mensile massimo di 1.500 euro lordi, erogato in 12 mensilità (senza tredicesima). I beneficiari non possono svolgere attività lavorative dipendenti o autonome, ma è consentito effettuare prestazioni occasionali fino a un massimo di 5.000 euro lordi annui.

L’assegno viene corrisposto fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria, fissata a 67 anni, momento in cui si passa alla normale pensione di vecchiaia.

3. Opzione Donna

È confermata anche Opzione Donna, la misura di pensionamento anticipato riservata alle lavoratrici che soddisfano specifici requisiti.

In particolare, le lavoratrici, sia dipendenti che autonome, devono avere:

  • 59 anni di età se hanno due o più figli;
  • 60 anni di età se hanno un figlio;
  • 61 anni di età in assenza di figli.

Oltre al requisito anagrafico, sono richiesti almeno 35 anni di contributi versati. La misura è inoltre limitata a tre categorie di lavoratrici:

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  • quelle con invalidità certificata pari ad almeno il 74%;
  • caregiver che assistono familiari con disabilità;
  • lavoratrici in stato di disoccupazione.

Infine, è importante ricordare che, anche per coloro che hanno iniziato a versare contributi prima del 1996, l’assegno viene calcolato interamente con il metodo contributivo. Questo comporta una penalizzazione economica rispetto al sistema retributivo per chi sceglie questa opzione.

Pensione anticipata contributiva: una novità che coinvolge i fondi pensione

Come visto, le norme sulle pensioni contenute nella Legge di Bilancio 2025 rappresentano, per la maggior parte, una conferma di quanto già stabilito per il 2024. La vera novità riguarda il rapporto tra previdenza pubblica e previdenza complementare, che può costituire una nuova opportunità di uscita anticipata dal mercato del lavoro.

La norma consente infatti di accedere alla pensione anticipata cumulando gli importi maturati dalla previdenza complementare con quelli della previdenza pubblica, a condizione che vengano soddisfatti i seguenti requisiti:

  • che il lavoratore abbia almeno 64 anni di età;
  • che il lavoratore abbia almeno 25 anni di contributi (anziché i 20 normalmente previsti), che diventeranno 30 nel 2030;
  • che il lavoratore appartenga al regime contributivo puro, cioè sia iscritto alla previdenza pubblica dopo il 1° gennaio 1996;
  • che l’assegno pensionistico maturato sia pari ad almeno 3 volte il trattamento minimo per gli uomini, 2,8 volte per le donne con un figlio e 2,6 volte per le donne con due o più figli.

Per i lavoratori contributivi che non aderiscono alla previdenza complementare, invece, i requisiti per l’anticipo rimarranno invariati secondo la Legge Fornero: 64 anni di età e 20 anni di contributi.

Per favorire scelte consapevoli tra i lavoratori aderenti ai fondi pensione, gli enti previdenziali dovranno fornire agli iscritti una proiezione certificata dell’effettivo valore della rendita mensile. La piena operatività di questa misura richiederà un decreto del Ministro del Lavoro, di concerto con il Ministro dell’Economia, che definirà i criteri di calcolo e le modalità di richiesta e certificazione della rendita.

In conclusione, la novità più rilevante nel 2025 per quanto riguarda le pensioni interessa proprio gli aderenti alla previdenza complementare, a ulteriore conferma del ruolo sempre più rilevante del secondo pilastro del sistema previdenziale del nostro Paese.

Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari – prima dell’adesione leggere la Parte I ‘Le informazioni chiave per l’aderente’ e l’Appendice ‘Informativa sulla sostenibilità’, della Nota informativa.

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