25 anni senza Bettino Craxi, perché manca alla sinistra

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Era il 19 gennaio del 2000 quando si spegneva ad Hammamet l’ex presidente del Consiglio, Bettino Craxi. Fu talmente tanto un uomo del Novecento da non avere avuto la possibilità di viversi, se non per pochi giorni, il nuovo secolo e millennio. Una storia affascinante e tragica, ammirato e odiato come pochi nell’esperienza politica italiana. Oggetto di insulti e sberleffi dopo essere stato per anni ammirato e osannato dai suoi e invidiato dagli altri.

Craxi politico di idee forti

Riassumere Craxi in poche righe è un esercizio impossibile.

Segretario del Partito Socialista Italiano dal 1976 al 1993, fu l’unico leader non centrista ad avere guidato il governo di Roma nella Prima Repubblica. E rimase premier più a lungo di tutti dopo Alcide De Gasperi, cioè per quasi 4 anni tra l’agosto del 1983 e l’aprile del 1987. Possono sembrare pochi, ma quel tempo fu sufficiente ad esprimere le capacità dell’uomo. Un animale politico, dotato di visione e capacità oratorie. Un mix di successo che fece schiumare di rabbia i suoi avversari, specie alla sua sinistra.

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Craxi non era un uomo mite. Carattere difficile, spigoloso, tendeva a risultare arrogante e non lo era affatto. Inflessibile sui principi, quanto ben propenso al compromesso. Un po’ il contrario della sinistra italiana di oggi, che è riuscita a svendere l’anima pur di restare abbarbicata al potere. La sua forte identità politica socialista lo spinse a compiere un passo inedito: riconoscere formalmente il Movimento Sociale Italiano come avversario. E al contempo rimarcò le distanze dal Partito Comunista Italiano, che era rimasto dogmatico e marxista, al contrario della sua visione riformatrice e aperta alla società.

I pregi dello statista

Di lui sappiamo che si assunse la responsabilità di porre fine alla scala mobile, un meccanismo che legava gli stipendi dei lavoratori all’inflazione e che era finito per perpetuare la seconda.

Affrontò contro il parere di parte del suo stesso partito il referendum abrogativo e clamorosamente lo vinse. Puntò sulle industrie all’avanguardia come la chimica per rilanciare l’economia italiana. Fu vivace in politica estera, come quando nel 1986 al G7 in Giappone chiese e ottenne dal presidente Ronald Reagan che l’Italia fosse un membro alla pari con gli altri in fase decisionale. E pochi mesi prima c’erano stati i fatti di Sigonella, che avevano diviso proprio Italia e Stati Uniti.

Il suo merito più grande fu di avere dato una casa alternativa a quel ceto medio desideroso di prosperare senza ideologie e retorica tipiche della sinistra, ma anche senza la puzza di naftalina della Dc. Craxi fece del PSI un riferimento per la piccola e media borghesia, un po’ come circa mezzo secolo prima aveva fatto Benito Mussolini con il Partito Fascista. Aveva capito che la sinistra aveva un senso se offriva una prospettiva di progresso ai ceti più popolari, non solo di statica difesa delle condizioni esistenti. Trasformò il PSI dal partito dei diritti a quello delle opportunità. Per questo divenne inviso alle forze centriste, che per decenni avevano monopolizzato questa offerta politica.

Un uomo con difetti ed errori

I difetti non gli mancavano, come ad ognuno di noi. Il suo demerito più grande è stato di avere fatto poco per gestire i conti pubblici ordinatamente. Seguì l’andazzo generale e ancora oggi ne paghiamo lo scotto. A sua discolpa, il tema non era neanche avvertito dalla classe politica di allora, salvo sparutissime eccezioni. Molti di coloro che nei decenni successivi ci avrebbero devastato i timpani con frasi tipo “ce lo chiede l’Europa”, erano stati gli stessi a gestire allegramente la spesa pubblica negli anni dei deficit al 10%. Lo stesso Craxi non fu meno ipocrita quando avvertì sui rischi di far parte dell’Eurozona.

Egli stesso con il suo partito ne avevano approvato l’ingresso con il sostegno al Trattato di Maastricht nel febbraio del 1992. Un atto dovuto, viste le condizioni in cui versava la nostra economia del tempo.

Perché una figura come Craxi oggi manca alla sinistra italiana, malgrado difetti ed errori commessi dal personaggio? Perché fu uno statista, un politico a tutto tondo. Stupirà i più sapere che il suo PSI raggiunse il picco storico dei consensi con solo il 14%. Eppure ebbe in pugno l’Italia per anni. All’assenza di consenso nei numeri confrontabili con la Dc sopperì con una politica forte nelle idee e capace di ammodernare il panorama parlamentare. Chissà cosa direbbe oggi l’uomo ascoltando un sindacato che invita alla “rivolta sociale” e una sinistra che cerca di rifarsi ai miti del suo passato comunista per darsi un’identità dopo averla smarrita per far posto al potere tecnocratico!

Craxi fantasma che perseguita l’Italia

Egli non si piegò al clima forcaiolo di Tangentopoli. Non patteggiò nulla, anzi ai giudici spiegò (quasi ve ne fosse bisogno) come funzionasse il sistema dei finanziamenti ai partiti. Non accettò l’ipocrisia di chi finse di stupirsi dinnanzi a tanta corruzione e al dilagante clientelismo. Decise di porre fine alla sua esperienza umana in Tunisia, seppellito in una tomba rivolta verso l’Italia. Il suo fantasma ci perseguita ancora oggi. Non abbiamo fatto i conti fino in fondo con il passato, non riusciamo neanche a dibattere serenamente su Craxi dopo un quarto di secolo dalla sua morte. C’è tutta una generazione nata e cresciuta senza averlo sentito nominare, se non di sfuggita in tv. E questo è il grande peccato di una Nazione incapace di prendere il meglio dai suoi figli e che continua a rifugiarsi nel moralismo e nel dogmatismo per celare le reali ragioni del proprio declino.

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