Separazione delle carriere, primo sì alla Camera. Forza Italia: vittoria di Berlusconi

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«Si realizza il sogno di Silvio Berlusconi»: questo il messaggio uscito forte dall’Aula della Camera che ha dato il primo via libera alla ddl costituzionale sulla separazione delle carriere, doppio Csm di sorteggiati, Alta Corte disciplinare. 174 i voti favorevoli (Fi, Fd’I, Lega, +Europa, Azione), 92 i contrari (Pd, M5S, Avs), 5 gli astenuti (Iv). Adesso ci dovranno essere le altre tre letture parlamentari – Senato, Camera, Senato – poi il referendum, forse nella primavera del 2026.

A rivendicare il risultato soprattutto Forza Italia che ha fatto della norma il cavallo di battaglia in questa stagione politica, arrivando prima del premierato e dell’autonomia differenziata, ormai congelate per motivi diversi. «Oggi noi andiamo a scrivere la storia, a realizzare il giusto processo, realizziamo il sogno, a tutela dei cittadini, di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. Dopo 35 anni ce l’abbiamo fatta!», ha detto il capogruppo in commissione giustizia, Tommaso Calderone, nella dichiarazione di voto per FI sulla separazione delle carriere.

Come ha ripetuto anche il vice ministro Francesco Paolo Sisto: «Grande vittoria di Silvio Berlusconi, di Forza Italia, del centrodestra, del Parlamento e di tutti gli italiani liberi. Prosegue il nostro impegno per una giustizia calibrata sui principi costituzionali e sulle garanzie del cittadino Il percorso è ancora lungo ma il governo e la maggioranza hanno le competenze, la determinazione e la coesione necessarie per poterlo portare a compimento». Il fondatore di Forza Italia è stato citato anche dal Guardasigilli, presente in Aula, durante il voto.

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Per il responsabile di Via Arenula questo traguardo realizza «il sogno di Berlusconi, ma anche il mio». Per Nordio la norma «avrà a seguire tutta una serie di conseguenze positive per la stessa magistratura. La magistratura oggi è indipendente dal potere esecutivo, e deve esserlo e lo resterà ma non è affatto indipendente da se stessa. I magistrati dipendono oggi dalla sedimentazione correntizia che li tiene sotto tutela; in questo modo noi li svincoleremo e spezzeremo questo legame patologico che unisce elettore ed eletto e che trova la sua manifestazione più patologica nell’ambito della sezione disciplinare».

Scontata soddisfazione anche da parte del sottosegretario della Lega, Andrea Ostellari: «Il percorso di rinnovamento del Paese continua e consentirà di rendere il nostro sistema più giusto ed efficiente, a beneficio di tutti, magistrati compresi, nel solco dei referendum già promossi dalla Lega Il governo ancora una volta sta mantenendo le promesse, senza paura del confronto. Avanti così».

Di tutt’altro tenore le dichiarazioni da parte delle opposizioni. Secondo Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Pd, «sembra chiaro l’intento punitivo di questa riforma, come chiaro ci appare il furore ideologico che l’accompagna. Si dice che la riforma serva per limitare lo strapotere del pm nel processo. Ebbene, così come scritta determinerà esattamente il contrario. Indebolimento dell’ordine giudiziario e rafforzamento del pm che, già dotato di un proprio apparato di polizia giudiziaria, avrà anche di un proprio CSM con cui si autogovernerà. Non era meglio occuparsi del sovraffollamento delle carceri, o del processo telematico penale che non funziona, o del piano strategico delle assunzioni per il sistema giustizia ormai al collasso per evitare che le udienze vangano fissate al 2030?».

Per la deputa del M5S, Valentina D’Orso, «il governo Meloni ha gettato la maschera e svelato il reale disegno che sta dietro la separazione delle carriere: indebolire i Pubblici ministri (Pm) sottraendo loro il coordinamento e la direzione delle indagini e consegnandoli alla polizia, cioè ai ministri e quindi al governo». «Voteremo a favore di questo disegno di legge – ha detto il deputato di +Europa Benedetto della Vedova durante le dichiarazioni di voto finale – vedremo quello che accadrà fino al voto finale. Voteremo a favore perché molti di noi di Più Europa sono cresciuti politicamente occupandosi di responsabilità civile dei magistrati, di elezione del Csm per togliere lo stigma correntizio, e di separazione delle carriere».

Da registrare l’astensione di Italia Viva: «siamo convintamente a favore della separazione delle carriere», ha detto in Aula Roberto Giachetti che ha proseguito: «Tuttavia, una riforma costituzionale non può essere un appannaggio esclusivo della maggioranza. Inoltre «servono delle correzioni, sia nella sostanza sia nel metodo. Il meccanismo del sorteggio per i rappresentanti laici non ci trova d’accordo. Vorremo poterne discutere per capire se ci sono dei margini per cambiare qualcosa al Senato». Stesso concetto ribadito dal senatore Matteo Renzi a Palazzo Madama quando si è trovato dinanzi Nordio durante il question time: «Vedremo se considerate il Parlamento un’assemblea legislativa o se lo considererete un timbrificio perché anche tanti colleghi della maggioranza vorrebbero discutere della questione».

Mariastella Gelmini, senatrice di Noi Moderati-Centro Popolare, auspica tempi veloci per l’approvazione a Palazzo Madama: «il provvedimento arriverà in Senato, dove lavoreremo affinché ci sia un iter rapido, senza intoppi». Oggi è stato approvato anche un ordine del giorno del deputato Enrico Costa (Fi) con cui il governo si impegna «a valutare, in sede di attuazione della riforma, l’opportunità di garantire concorsi separati per l’accesso alla magistratura requirente e giudicante».

Non sono mancate le dichiarazioni delle due realtà che si trovano sui fronti opposti rispetto al tema. Per Francesco Petrelli, Presidente dell’Ucpi, si tratta di un «risultato straordinario al cui raggiungimento l’Unione delle Camere Penali ha dato un contributo importantissimo». Poi, invece l’Anm, che ha ribadito la «preoccupazione» per una riforma «sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia ma che agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani».



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