MESSINA. Ottanta milioni di euro per il rinnovo della flotta destinata a servire lo stretto di Messina: è la cifra che il ministero dei Trasporti aveva previsto nel Pnc, Piano nazionale per gli investimenti complementari approvato nel 2021, e che è andata in fumo, con la mancata realizzazione di pressochè tutti gli obiettivi, o il loro spostamento a date da destinarsi.
E’ quanto emerge dalla relazione della Corte di conti sul rinnovo delle flotte di navi “verdi” pubblicata a luglio 2024: l’obiettivo della misura era quella di sostituire l’attuale la flotta navale in servizio tra Sicilia e Calabria “con unità altamente performanti, dotate di sistemi di propulsione di ultima generazione, soluzioni ibride e innovative e sistemi di controllo digitale, in adesione agli obblighi di riduzione progressiva di emissioni assunti dall’Italia, da ultimo nel 2011, in sede IMO (Organizzazione marittima internazionale)”. E invece niente.
Il rinnovo sarebbe avvenuto con l’attuazione di due progetti: il primo riguardava il rinnovo della flotta mezzi veloci Blu Jet tramite l’acquisto di tre nuovi mezzi navali per un costo complessivo di 60 milioni di euro. L’attuale modello di esercizio di Blu Jet prevede 15 coppie di corse al giorno nella tratta Messina – Villa San Giovanni ed è attuato con un mezzo in linea, uno di riserva “calda” (utilizzato frequentemente ogni giorno a causa dei ritardi dei treni in arrivo/partenza) e un mezzo noleggiato. Il secondo progetto prevedeva invece l’ibridizzazione della flotta esistente per le navi RFI (Rete ferroviaria italiana) adibite a traghettamento ferroviario: per una prima nave la predisposizione entro l’anno 2021 (la Iginia, all’epoca di nuova fornitura, ritornata in servizio a luglio 2023), ed il completamento entro giugno 2022 dei pacchi batterie, la cui fornitura era prevista dopo un anno dall’acquisto. L’ibridizzazione della nave Messina (già in esercizio dal 2013) sarebbe dovuta avvenire entro il 2024. Entro il 2021, poi, era prevista la costruzione di una nuova unità navale Ibrida. Il tutto per venti milioni di euro.
Com’è finita? A niente, o quasi. “Il progetto C.2.2.1 “Acquisto navi” di competenza del MIT per 60 mln., il T3/2023 prevedeva l’avvio dei lavori per la realizzazione della prima unità navale veloce; il traguardo non risulta conseguito; il MIT ha comunicato che, in virtù della propulsione GNL/Elettrica dei mezzi veloci, non risulta possibile procedere all’intervento a causa della mancata realizzazione del deposito costiero di rifornimento GNL (gas naturale liquefatto) del programma C.10. In relazione al progetto C.2.2.2 – Ibridizzazione navi (Nave Iginia, Nave Messina, Acquisto nuova nave) di competenza del MIT per 20 mln., il traguardo al T2/2022 completamento ibridizzazione nave Iginia, prima nave traghettamento treni, risulta conseguito; l’Amministrazione ha rappresentato che non risulta possibile il cofinanziamento della terza nave a propulsione a GNL, per la quale erano stati previsti 9 milioni di euro. Il T4/2024 prevede l’ibridizzazione della nave traghetto Messina in esercizio”, spiega la relazione. In pratica, di tutto il piano l’unico risultato conseguito è stato quello di rendere ibrida la Iginia.
La prevista realizzazione del deposito di gas naturale liquefatto nelle aree dello Stretto di Messina – di cui al progetto “Efficientamento energetico” – è stata annullata con decreto n. 253 del 14/12/2022 dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto, con cui – tra l’altro – si sancisce l’impossibilità a procedere all’intervento inerente alla realizzazione di un deposito costiero GNL.
Tutto perso, quindi? Dipende. Per il rinnovo della flotta di mezzi veloci Blue Jet e modifica della propulsione da GNL/Elettrica a Diesel/Elettrica, la relazione riporta l’intenzione di rimodulazione delle date degli obiettivi intermedi e finali, con termine ultimo di completamento a giugno 2026. Per Ila ibridizzazione flotta esistente per le navi RFI adibite a traghettamento ferroviario è prevista la riduzione del numero di iniziative da tre a due (le sole Navi Iginia e Messina, quest’ultima rinviata a dicembre 2025), con conseguente riduzione dell’importo del finanziamento da 20 milioni a 11 milioni. La terza iniziativa avrebbe previsto l’installazione di motori GNL dual fuel su una nave di nuova costruzione, per un valore complessivo dell’investimento pari a euro 9 milioni. “Anche questo intervento è stato impattato dalla decisione dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto di annullare il progetto di realizzazione del deposito di gas naturale liquefatto (GNL) che avrebbe dovuto garantire l’approvvigionamento di tale carburante. Alla luce di tale decisione il soggetto attuatore RFI ha proposto di cancellare questa iniziativa“, spiega la Corte dei conti.
Non solo: “La DG ha evidenziato di non avere ancora notizia del positivo recepimento di tale proposta di rimodulazione”, spiegava la relazione a luglio. E ancora: “Sulla base dell’ultimo aggiornamento con dati al 31 marzo 2024, ricevuto dal soggetto attuatore RFI nell’ambito delle attività di predisposizione dell’Aggiornamento 2024 del Contratto di Programma – Parte Investimenti tra il MIT ed RFI, è in atto l’iter propedeutico all’avvio della nuova gara per la fornitura di 3 unità veloci diesel/elettriche”,
Secondo un’altra delibera della Corte di conti, di ottobre 2024, la spiegazione di Rfi è la seguente: “Il mancato raggiungimento degli obiettivi inerenti all’acquisto navi è stato causato dal prolungarsi dell’iter negoziale, con gara iniziale andata deserta e successiva gara annullata per motivazioni tecniche legate all’impossibilità di realizzare il deposito di gas naturale liquefatto nelle aree dello Stretto di Messina e alla mancanza di altri operatori economici che possano assicurare la fornitura del gas. È in atto l’iter propedeutico per l’avvio di una nuova gara per la fornitura di 3 unità veloci diesel/elettriche”
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