Giustizia, primo sì alla Camera alla separazione delle carriere. Toghe rosse in rivolta – Il Tempo

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È soddisfatto, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, subito dopo il primo sì da parte dell’Aula della Camera, con 174 voti favorevoli, 92 contrari e cinque astenuti, al disegno di legge costituzionale, di iniziativa governativa, sulla separazione delle carriere dei magistrati, e non fa nulla per nasconderlo. Circondato dai deputati del centrodestra, infatti, il guardasigilli si è concesso, all’uscita dall’emiciclo, alle richieste di una foto o di un selfie, ed in attesa delle altre letture parlamentari previste ha definito quella di ieri «una giornata storica. Certo che sono contento. Una maggioranza schiacciante, un percorso che è ancora complesso perché così vuole la Costituzione, ed è bene che si pronunci il popolo – ha aggiunto, riferendosi al referendum – su una materia così complessa, delicata ed anche di grande sensibilità politica». Ed alle critiche delle opposizioni, piuttosto stantie, l’esponente dell’esecutivo ha risposto per le rime: «Ho trovato del tutto fuori luogo le insinuazioni che si trattasse di una riforma punitiva della magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere».

 

 

Centrosinistra che si è diviso, spaccato, a Montecitorio, al momento della votazione: contro il testo si sono schierati Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza verdi e sinistra. A favore si sono espressi Azione e Più Europa, mentre Italia viva si è astenuta. Nordio ha, poi, ribadito il proprio pensiero durante il question time, in Senato. «La madre delle riforme, che è la separazione delle carriere, e soprattutto l’istituzione dell’Alta corte di giustizia ed il sorteggio dei magistrati avrà a seguire tutta una serie di conseguenze positive per la stessa magistratura – ha sottolineato -. La magistratura oggi è indipendente dal potere esecutivo, e deve esserlo, e lo resterà, ma non è affatto indipendente da sé stessa. I magistrati dipendono oggi dalla sedimentazione correntizia che li tiene sotto tutela. In questo modo noi li svincoleremo e spezzeremo questo legame patologico che unisce elettore ed eletto e che trova la sua manifestazione più patologica nell’ambito della sezione disciplinare».

 

 

A palazzo Madama è andato in scena il duello con il leader di Italia viva, Matteo Renzi: «Sarà interessantissimo metterla alla prova sulla separazione delle carriere, perché noi siamo disponibili dal principio, e abbiamo chiesto che questo Parlamento discuta e possa anche modificare ciò che il governo ha portato in Aula. Vedremo se considerate il Parlamento un’assemblea legislativa o se lo considererete un timbrificio, perché anche tanti colleghi della maggioranza vorrebbero discutere di questo. Al momento noi ci siamo astenuti per darvi un segnale», ha detto l’ex premier rivolgendosi a Nordio, con quest’ultimo che ha replicato rivendicando come la separazione delle carriere sia stata «un grande successo del nostro governo e, se permette, anche della mia storia personale». Ad esultare è stata anche Forza Italia, che della separazione delle carriere dei magistrati ha fatto, da sempre, il proprio cavallo di battaglia. «Non soltanto teniamo fede ad un impegno preso con gli elettori, ma aumentiamo le garanzie per i cittadini e rendiamo più efficiente il sistema giudiziario», ha segnalato sui social il vicepremier, ministro degli Esteri e segretario nazionale di FI, Antonio Tajani, secondo cui viene realizzato «finalmente uno dei punti cardine del programma di Forza Italia, inseriamo un altro tassello del grande progetto di riforma sulla giustizia voluto anche dal presidente Silvio Berlusconi. Forza Italia dedica a lui questo importante successo». L’altro vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, non ha dubbi: «Via libera della Camera ad una storica battaglia della Lega. La separazione delle carriere dei magistrati è un passaggio fondamentale per arrivare ad una vera riforma della giustizia. Avanti su questa strada».

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