Omicidio di Marco Magagna, la procura di Monza: «Non fu legittima difesa, Stella Boggio deve tornare in carcere»

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di
Federico Berni

Il delitto di Bovisio Masciago. La donna ha affermato: «Sì, lo avevo già ferito con il coltello». Anche in virtù di queste «reazioni aggressive», la procura di Monza chiede che Stella Boggio lasci gli arresti domiciliari

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Lo ha ammesso anche lei, davanti al gip: «Sì avevo già ferito Marco a una mano con il coltello». Anche in virtù di queste «reazioni aggressive», la procura di Monza chiede che Stella Boggio lasci gli arresti domiciliari per tornare in carcere, sostenendo la tesi dell’omicidio del compagno commesso con «dolo eventuale», e non quella dell’eccesso colposo di legittima difesa, ammessa invece dal gip dopo l’udienza di convalida dell’arresto. 

Mentre nella chiesa di via del Platani, ad Arese, familiari e amici celebrano tra lacrime e applausi i funerali di Marco Magagna, il 38enne ucciso fra il 6 e il 7 gennaio con una coltellata al cuore dalla 33enne Boggio durante una lite in casa, gli inquirenti depositano l’atto di appello contro il provvedimento del gip Marco Formentin, che verrà discusso davanti ai giudici del Riesame a Milano. La donna, dopo aver colpito il partner con un coltello da cucina nella mansarda di via Tonale, a Bovisio Masciago, dove i due convivevano di fatto da pochi mesi, aveva chiamato il 112 e si era consegnata ai carabinieri. Fin dall’inizio ha detto di aver agito per difendersi da una presunta aggressione, avvenuta al picco di una lite, riferendo di pregressi maltrattamenti. Così ha ribadito anche davanti al giudice per l’indagine preliminare, che le ha concesso di lasciare San Vittore per andare ai domiciliari nella casa dei genitori, a Limbiate, avallando la tesi che la sua sia stata un’azione difensiva. Ma per i pm, quella del gip non può considerarsi come una configurazione corretta (anche perché avvenuta quando mancavano alcuni atti di indagine). Rivedendo gli esiti investigativi su quanto accaduto, e una volta acquisiti i dati (parziali) dell’autopsia, la procura diretta da Claudio Gittardi, che in un primo momento aveva anche preso in considerazione l’ipotesi dell’eccesso colposo, ha sposato invece la linea del «dolo».




















































Conviene dunque tornare idealmente alla sera del 6 gennaio, e rivedere nuovi particolari, che non erano emersi. Nella mansarda di Bovisio, i due hanno un’amica ospite a cena, e probabilmente ci scappa qualche bicchiere di troppo. Nella coppia il rapporto, in quel periodo, non è sereno. Stella Boggio accompagna l’ospite a casa e sulla via del ritorno la tensione fra loro sale di livello. La donna riceve, secondo quanto emerso, alcuni messaggi audio in cui avrebbe ricevuto insulti gravi dall’uomo, con atteggiamento aggressivo (ma non minacce esplicite). Lui pareva volesse chiudere la relazione.

A quel punto, Stella torna comunque in via Tonale (va detto anche che quell’appartamento è suo, e non della vittima). Non chiama le forze dell’ordine, né si rivolge a qualcuno per chiedere aiuto.
Tra le mura domestiche, i due si affrontano e, a detta dell’indagata, lui la spinge facendola cadere a terra. Il coltello, un lungo utensile da cucina, lo prende lei, lo afferra «come un pugnale», come da lei stesso dichiarato, e lo pianta nel cuore di Magagna, facendolo penetrare in profondità. La stessa modalità con cui sferra il colpo, la circostanza di aver «cercato» lo scontro e di aver preso l’arma, fa propendere gli inquirenti per l’ipotesi del dolo eventuale, quello che si verifica quando si accetta il rischio di provocare un evento con la propria condotta, in questo caso un omicidio. La stessa donna, inoltre, avrebbe ammesso di averlo già ferito con una lama a una mano, come riferito da un testimone Gli esiti dell’autopsia dovranno chiarire l’esistenza di ferite alle dita di Magagna, che ieri è stato ricordato da una folla di amici , stretti attorno al lutto dei genitori e del fratello Matteo. 

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