Assistenza anziani, la spesa per le famiglie trentine ammonta a 130 milioni

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In Trentino si contano 3.830 badanti e 1.515 colf regolari, per un totale di 5.365 lavoratori e, soprattutto, lavoratrici domestiche. Con quelle irregolari, probabilmente i numeri raddoppierebbero. Per ognuna di esse le famiglie spendono in media 10.637 euro l’anno. In dodici mesi, quindi, la spesa delle famiglie trentine ammonta a circa 57 milioni di euro. Se consideriamo che nelle Rsa della provincia sono ospitati oltre 4.000 anziani e che la media aggiornata delle rette a carico delle famiglie, dopo gli ultimi aumenti, supera i 51 euro al giorno, per un totale di oltre 18mila euro l’anno, la spesa totale per l’assistenza nelle strutture dedicate è superiore a 74 milioni. Il costo annuo a carico delle famiglie trentine dell’assistenza ad anziani fragili e non autosufficienti è quindi maggiore di 130 milioni. E la prospettiva è quella di avere ancora più bisogno di assistenza in futuro: nel 2050 gli anziani e le anziane ultraottantenni aumenteranno del 94,5% rispetto al 2023, praticamente un raddoppio. Che in Trentino vuol dire passare dagli attuali 40mila a quasi 80mila e in regione significa toccare i 147mila anziani con almeno 80 anni, il 12,7% della popolazione totale. In compenso il Trentino Alto Adige è la regione che nel 2050 avrà la percentuale più elevata di popolazione infantile: il 13,6%, più degli ultraottantenni, pari a 156mila bambini e bambine fino a 14 anni.

Il rapporto Domina
«Dopo gli incrementi fisiologici registrati nel biennio 2020-2021, il lavoro domestico in Italia sembra rientrato in una dimensione più stabile e coinvolge oltre 3,3 milioni di soggetti»: è quanto emerge dal sesto Rapporto annuale sul lavoro domestico a cura dell’Osservatorio Domina, che fotografa la realtà e le tendenze del lavoro domestico in Italia. Oltre all’analisi dei dati, il Rapporto – presentato ieri a Roma in Senato – offre piste di riflessione sull’importanza crescente del settore e sulla necessità di garantire un maggiore sostegno alle famiglie italiane nella gestione della cura e dell’assistenza. Nonostante una diminuzione negli ultimi anni, il tasso di irregolarità nel lavoro domestico è storicamente molto elevato. Secondo i dati Istat, nel 2022 il tasso di irregolarità medio in Italia si attesta al 9,7%, percentuale che sale al 47,1% nel caso del lavoro domestico. Complessivamente, tra lavoratori e datori di lavoro, il settore conta 1,7 milioni di persone censite dall’Inps. Applicando il tasso di irregolarità, il numero di persone coinvolte supera i 3,3 milioni. E la spesa per le famiglie raggiunge i 13 miliardi. Il lavoro domestico produce 15,8 miliardi di valore aggiunto pari a 1 punto percentuale di Pil generato. Ma se si considera l’intero settore della cura, il valore economico è quantificabile in 84,4 miliardi, il 4,4% del Pil totale. Secondo Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, «non solo grazie alle famiglie datoriali si riesce a sostenere il lavoro di cura, ma i 13 miliardi spesi dalle famiglie determinano uno stimolo alla produzione quantificabile in quasi 22 miliardi di euro. L’obiettivo – conclude – è il pieno riconoscimento del lavoro domestico e dei diritti di lavoratori e datori di lavoro».

In Trentino Alto Adige
In regione nel 2023, secondo i dati Inps riportati da Domina, i lavoratori e le lavoratrici domestiche regolari sono 11.394 e rispetto al 2022 sono diminuiti del 7,8%. Le badanti (72%) sono presenti in numero notevolmente maggiore rispetto alle colf (28%). A Trento si contano 3.830 badanti rispetto alle 4.369 di Bolzano. Anche per le colf prevale l’Alto Adige con 1.680 lavoratori e lavoratrici contro le 1.515 del Trentino. Le famiglie di datori di lavoro domestico sono 10.881, in calo del 7,4% sull’anno precedente. Nel complesso il 2,1% della popolazione è coinvolto nel lavoro domestico. Badanti e colf sono donne per il 95%, ma c’è un 5% di uomini. Il 55,8% dei lavoratori domestici proviene dall’Est Europa, seguito dal 27,4% di italiani, dal 6,6% proveniente dalle Americhe e dal 6% proveniente dall’Asia. L’età media del lavoratore domestico è di 53,6 anni. Oltre il 66% dei lavoratori ha lavorato meno di 50 settimane e il 51,3% opera in convivenza. Il datore di lavoro ha un’età media di 70,1 anni ed è in prevalenza donna (56,8%). Il 5,4% dei datori di lavoro è straniero. Nel 2023 le famiglie in Trentino Alto Adige hanno speso 116 milioni per la retribuzione dei lavoratori domestici, di cui 91 milioni per lo stipendio, 18 per i contributi, 7 milioni per il Tfr. Il lavoro domestico produce un valore aggiunto di circa 300 milioni di euro, lo 0,5% del Pil, che però, come nel caso dei dati nazionali, si moltiplica di parecchio se si considera l’intero settore della cura.

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L’intervento pubblico
il rapporto Domina si sofferma anche sulle agevolazioni previste dalle due Province autonome e sulle buone pratiche territoriali. Trento mette a disposizione l’Assegno unico provinciale e iniziative come il Servizio Muoversi per il trasporto individualizzato. Bolzano finanzia l’assegno di cura a sostegno all’assistenza domiciliare di individui non autosufficienti e mette a disposizione delle famiglie con persone non autosufficienti dei Buoni Servizio, assicurando un monte ore di assistenza domiciliare presso i servizi di assistenza domiciliare pubblici o privati accreditati. Tra le buone pratiche territoriali è citato il Comune di Trento, che può erogare contributi a parziale copertura delle spese della gestione annuale per sostenere i soggetti pubblici e privati che operano con finalità socio-assistenziali e senza scopo di lucro.



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