Firenze, stop alle keybox? Corsa alla scappatoia: spuntano le tastiere ( e Palazzo Vecchio promette controlli uno a uno)

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di Giulio Gori

Dopo il divieto alle keyboz, nel centro di Firenze spuntano le pulsantiere. Ma anche le aperture con codice ammesse solo se non a uso esclusivo dei turisti

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Se il divieto delle keybox era annunciato da settimane, il (parziale) divieto alle pulsantiere «modello Parigi», con cui con un codice si può aprire il portone di un palazzo, prende in contropiede i gestori delle locazioni turistiche brevi. Il Viminale, lo scorso dicembre, in una circolare aveva ribadito che per ragioni di sicurezza il self check-in è vietato: i gestori degli airbnb non possono limitarsi a farsi spedire i documenti degli ospiti via Whatsapp, ma devono essere presenti nell’appartamento al loro arrivo per poter fare il riconoscimento di persona ed accertarsi su chi è davvero presente.

Dopo quella circolare, Palazzo Vecchio aveva annunciato di voler mettere al bando le keybox, le scatoline con codice con cui i visitatori possono recuperare la chiave dell’appartamento. Così, molti gestori negli ultimi giorni si sono attrezzati, installando le pulsantiere con codice. 




















































Da via della Vigna Vecchia, a via dei Giraldi, fino a via Fiesolana spuntano ovunque, ma il caso è via dei Pepi: se fino a poche settimane fa le keybox, solo nel tratto tra via dei Pilastri e via Pietrapiana erano ben 38, ora ne sono rimaste pochissime, mentre le pulsantiere «à la parisienne» sono già arrivate a 10.

Ora Palazzo Vecchio, a sorpresa, dichiara guerra anche ai tastierini elettronici. 

Dal Comune infatti fanno sapere che saranno verificati uno a uno. E dove emergerà che non sono collegati a una locazione turistica breve saranno lasciati (possono infatti essere installati anche per volontà dei residenti o degli uffici), mentre invece dove risulteranno airbnb saranno fatte delle ulteriori ispezioni per verificare che dentro il palazzo non ci siano keybox per recuperare la chiave della porta interna o che comunque lì non venga adottato il self check-in.

Nel caso in cui emergerà una violazione, il tastierino sarà immediamente rimosso. 

Considerata la moltiplicazione delle pulsantiere che si sta registrando negli ultimi giorni, il lavoro della polizia amministrativa sarà enorme. Ma c’è anche un altra sfida che attende Palazzo Vecchio, ancora più insidiosa: malgrado i numeri siano ancora ridotti, si cominciano a intravedere nuovi modelli di citofoni potenzialmente collegabili a sistemi di apertura a distanza del portone. Non solo, esistono infatti anche sistemi che consentono l’apertura anche solo cliccando un link fornito a distanza dal gestore. E persino senza farlo sapere agli altri condomini, magari residenti contrari a queste soluzioni: «Un sistema adatto per ogni condominio», recita uno dei più popolari siti web del settore, anche per «complessi condominiali dove non è possibile applicare dispositivi esterni per l’accesso». Ce n’è per tutte le necessità insomma.

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Da Questura e Prefettura ribadiscono che il divieto di check-in online confermato dal Viminale lo scorso dicembre era in vigore già da molto tempo con l’articolo 109 del Tulp (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza), che in caso di violazione prevede non solo un’ammenda, ma anche conseguenze penali per i contravventori. E fanno sapere che su questo fronte anche da parte loro ci saranno controlli stringenti. 

«Il problema dei controlli è sempre legato alla quantità di forze messe in campo — dice Massimo Lensi, dell’associazione Progetto Firenze — In Italia si fanno le leggi, si introducono le sanzioni, ma poi il punto debole è spesso quello dei controlli. Per questo ci vorrebbe un po’ di buon senso da parte di tutti, anche dei gestori, per ritrovare un po’ di equilibrio in questa città». 

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18 gennaio 2025 ( modifica il 18 gennaio 2025 | 12:07)

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