Il Piano Africa dell’Università Cattolica: come funziona, cosa prevede

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Studenti alla National University of Rwanda a Kigaly – Credit: Claudia Wiens / Alamy Stock Photo

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Un ampio spettro di progetti che da anni coprono i gangli vitali del continente. È il Piano Africa dell’Università Cattolica, con obiettivi ambiziosi che vanno dal contributo allo sviluppo per superare disuguaglianze e povertà, al lavoro in stretta collaborazione con le Università cattoliche africane per migliorare la formazione di una nuova classe dirigente locale. Visto dall’Ateneo di largo Gemelli, quello che nei desideri delle diplomazie europee è da anni il “continente verticale” che dovrebbe saldarsi alla vecchiaEuropa ha una superficie multidimensionale distante dalla narrazione scarna, riduttiva ed emergenziale che passa sui media nostrani. Quindi non solo guerre, calamità ed emergenze, ma anche opportunità, risorse, vitalità e futuro, perché di fonte a noi si spalanca la zona con la più bassa età media globale.

Il “Piano Africa” è un’idea lanciata in occasione della inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica. Ma non è una novità, fa tesoro di attività che vantano una lunghissima tradizione anche di mobilità intercontinentale reciproca di studenti, ricercatori e docenti. Da una mappatura delle iniziative realizzate dalle varie facoltà, sono emersi negli ultimi anni oltre 120 progetti che coinvolgono 292 studenti africani di 38 nazionalità e 104 italiani in 13 Paesi. Interventi significativi sono stati realizzati in 40 Paesi sui 54 continentali. Quelli a maggiore intensità di azione sono Kenya, Etiopia, Uganda, Egitto, Marocco, Mozambico. La Cattolica è dunque presente nell’Africa subsahariana, nel nord e nella zona sud; in paesi anglofoni, francofoni e lusofoni.

Una realtà come l’Università Cattolica può avere un impatto molto forte sul continente. La logica con la quale l’Ateneo di largo Gemelli si muove per l’Africa non è a senso unico, ma è dentro un’ottica di collaborazione. La cooperazione allo sviluppo è certamente un aspetto, ma sono presenti naturalmente i caratteri autentici dell’Università, cioè la didattica, la formazione realizzata con programmi congiunti e lo sviluppo della mobilità internazionale di docenti e studenti anche con proposte di master in terra africana in partnership con le Università africane.

Il secondo livello è la ricerca, per cui per esempio il piano prevede numerosi progetti anche europei che riguardano l’Africa e il lavoro di ricercatori europei e ricercatori africani su vari temi.

Per esempio la Cattolica ha progettato un dottorato di ricerca per docenti africani gestito insieme all’Università cattolica dell’Uganda e diversi studenti italiani d’estate hanno preso parte all’Ucsc Charity Work Program un programma di solidarietà che ogni estate manda in diversi paesi del mondo numerosi studenti per vivere un’esperienza di volontariato. Iniziative che andranno a raggiungere i nostri obiettivi con beneficio diretto sul territorio a livello di salute, di agricoltura, educazione, sviluppo economico.

La Cattolica ospita anche un certo numero di studenti africani che diventeranno poi parte della classe dirigente universitaria in futuro. Gli ambiti di attività interfacoltà sono un mix di tradizione e innovazione. Si va dai settori classici come l’agroalimentare, la sostenibilità ambientale, che diventa vitale dato che i mutamenti del clima colpiscono con fenomeni estremi soprattutto la regione subsahariana che ha contribuito per il 4% all’inquinamento globale.

E poi la sicurezza alimentare, la salute, quindi il tema dell’educazione dai primi livelli della formazione a quella universitaria, lo sviluppo economico – tutti fondamentali per il futuro del continente. Ad esempio una facoltà d’eccellenza come quella di Agraria a Piacenza è impegnata per lo sviluppo di una agricoltura rigenerativa o per l’aumento della produttività o una migliore relazione nella catena del valore di tanti prodotti agricoli.

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Il tema della salute coinvolge invece collaborazioni su singoli problemi comuni alle due sponde del Mediterraneo e altri tipicamente africani. Per esempio la lotta alla tubercolosi che in Africa assume una valenza ancora rilevante o i progetti di Medicina per la pediatria in Mozambico e quelli di prevenzione dell’Aids.

Ma non sono secondari neppure i programmi di valorizzazione della lingua e della cultura locale che va dall’arte alla moda o quel i storici per portare fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori i nodi della storia coloniale. Poi i problemi sociali e politici. Che toccano temi strettamente di attualità, come ad esempio i progetti di Transcrime che identificano i flussi illeciti di sigarette diretti verso i paesi dell’Ue attraverso il Nord Africa mettendo in evidenza le connessioni esistenti con i contesti politici, legislativi e socio-economici.

Gli stessi canali e legami su cui si muove il traffico di armi, di droga e di esseri umani. O quelli con Trasparency International per sviluppare una metodologia per stimare e comprendere i flussi finanziari illeciti legati a corruzione, evasione fiscale ed elusione fiscale in otto paesi africani. O la ricerca condotta in Sierra Leone e in Burkina Faso dal dipartimento di Economia e Finanza su un campione di migliaia donne e le loro figlie per ridurre la prevalenza di mutilazione genitale femminile e prevenire i matrimoni precoci, quelli delle spose bambine

Ultima area rilevante e innovativa è quella degli interventi a favore delle diaspore in Italia rispetto alla quale l’Università Cattolica vuole proporsi come interlocutore di promozione sociale e di accesso alla cultura più elevata. L’analisi dei processi di mobilità umana viene collocata dall’Ateneo all’interno di una riflessione più ampia, che rinvia alla questione della giustizia globale, letta in tutte le sue implicazioni: economiche, politiche, sociali, culturali, etiche e pastorali. I progetti con la diaspora si svolgono su due livelli. Si rivolgono alle tantissime persone già presenti in Italia con il problema dell’accesso al lavoro, dell’integrazione e della lingua, con una serie di iniziative sviluppate per chi vive già nel nostro paese. L’altro discorso è quello che i progetti che vengono fatti in Africa come ad esempio i progetti di labor migration dignitosa per garantire una preparazione professionale adeguata, la conoscenza della lingua e dei contratti di lavoro prima della partenza dall’Africa.

Interessante anche la varietà di finanziatori delle iniziative, per garantire sostenibilità economica. La Cattolica collabora con il governo italiano con i fondi dell’Aics, l’agenzia per la cooperazione, con il Ministero degli affari esteri, il Ministero dell’Università talvolta con il Ministero degli interni o la stessa Presidenza del Consiglio. Altra fonte è la Commissione europea mentre in diversi casi in l’Università ha messo direttamente disposizione delle risorse per far crescere il rapporto con l’Africa leggendo i segni dei tempi del terzo millennio.





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