Archi, ottoni e meno preoccupazioni grazie a Colapesce e Dimartino a Milano

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Con il loro ultimo tour, Colapesce e Dimartino salutano il pubblico in un’atmosfera che, anche grazie all’orchestra La Corelli, sembra appartenere più al regno dell’onirico che a quello del reale.

Il 17 gennaio, il Teatro Dal Verme di Milano è stato il palcoscenico della penultima tappa del viaggio artistico condiviso da Colapesce e Dimartino, accompagnati dall’Orchestra La Corelli diretta dal maestro Davide Rossi. Un concerto che non è stato solo un saluto, ma un atto d’amore verso la musica stessa, verso il pubblico e verso le emozioni che rendono l’esistenza così imperfettamente grandiosa.

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Iniziato il 9 dicembre 2024, il tour finale dei due artisti è una chiusura impeccabile per un progetto musicale che, attraverso una rara fusione di arte e sensibilità, ha ridato alla musica italiana contemporanea il potere di toccare le corde più profonde dell’animo umano.

Un progetto orchestrale di rara bellezza

A segnare questo capitolo conclusivo è stato l’album Archi, ottoni e preoccupazioni. Dal vivo, con l’orchestra, pubblicato il 6 dicembre 2024. Registrato durante il concerto del 28 giugno 2024 a Lugo di Romagna, il disco raccoglie dieci tracce dei loro album precedenti, riarrangiate con maestria da Davide Rossi. Tra archi e ottoni, le melodie si sono arricchite di nuovi dettagli, ampliando l’orizzonte emotivo di ogni brano.

La serata milanese si è aperta con 30.000 euro, un inizio che ha subito immerso il pubblico nella narrazione musicale del duo. Seguendo un filo conduttore che ripercorreva le tappe più significative del loro percorso, sono risuonate in teatro canzoni come L’ultimo giorno da I Mortali (2020), le hit sanremesi Musica leggerissima e Splash – quest’ultima proposta anche come brano di chiusura – e Cose da pazzi, pezzo tratto dalla colonna sonora della serie televisiva italiana The Bad Guy.

Il tributo di Colapesce e Dimartino ai maestri

Tra i momenti più toccanti, l’esecuzione di Nati per vivere / Born to live, traduzione dell’originale di Marianne Faithfull, dedicata a Paolo Benvegnù, cantautore e musicista recentemente scomparso. L’emozione ha poi raggiunto nuove vette quando Angelo Trabace, al pianoforte, ha eseguito il tema di Twin Peaks, un omaggio al compianto leggendario regista statunitense David Lynch, deceduto il giorno precedente, il 16 gennaio.

Non poteva mancare un tributo a Franco Battiato, con l’interpretazione di Povera patria. Il duo aveva già scelto questo brano come cover per il Festival di Sanremo 2021, e la loro versione, ancora una volta, ha saputo rendere omaggio al genio siciliano con una delicatezza disarmante.

Un momento intimo tra palco e platea

Nel finale, Colapesce e Dimartino hanno sorpreso tutti scendendo dal palco per mescolarsi al pubblico. Armati solo di una chitarra, hanno intonato I marinai, un brano che fa rivivere l’anima di Ivan Graziani. In quel momento, la distanza tra artista e spettatore è scomparsa, trasformando il teatro in un luogo di condivisione pura.

Un arrivederci che sa di eternità

Questo tour rappresenta l’apice di un percorso condiviso che ha saputo rispettare le individualità di entrambi gli artisti, fondendole in un tutt’uno armonico e coerente. La musica del duo ha creato uno spazio in cui le maschere cadono, le aspettative svaniscono e ci si ritrova di fronte a una verità disarmante e luminosa.

Colapesce e Dimartino hanno fatto della transitorietà una forma d’arte, un esistenzialismo leggero che non opprime, ma libera. La loro musica ci invita a vivere con sincerità e a trovare conforto nella bellezza delle piccole cose, in quel fragile equilibrio tra precarietà e immensità.

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Il messaggio finale di Colapesce e Dimartino

Il loro messaggio è chiaro: vivere pienamente, come umani, come mortali, accettando la nostra natura e abbracciando la nostra unicità. Con questo ultimo tour, Colapesce e Dimartino non si sono limitati a chiudere un capitolo; hanno scritto un epilogo che si fissa nella memoria, una luce eterna che continuerà a brillare, accompagnandoci oltre il suono dell’ultimo applauso.





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