Gilet catarifrangente e caschetto da operaio: il boom sui social dei video di Gualtieri

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di
Fabrizio Roncone

Il sindaco: con la città coperta di cantieri, dovevo metterci la faccia

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L’appuntamento telefonico con il sindaco Roberto Gualtieri è tra mezz’ora: c’è tutto il tempo di un caffè e di un altro giro su Instagram e TikTok, per controllare la clamorosa velocità con cui anche il suo ultimo video (girato durante le operazioni di bonifica in una discarica abusiva a Ponte Mammolo, periferia nord-est della Capitale) viene visto e incassa «cuoricini», rilanciato nel web tra commenti pieni di complicità e riconoscenza, con lui come sempre tra gli operai, il gilet fosforescente sopra l’abito grigio e in testa un caschetto completo di torcia, sindaco capo cantiere che di cantieri a Roma, nella Roma del Giubileo, ne ha aperti a centinaia e ora però li chiude, scartando, svelando, descrivendo così — un giorno dopo l’altro — squarci di una città nuova, che prova a far rinascere dopo lunghi anni bui, faticosi, talvolta tragici, sopportati e affrontati dalla popolazione romana con eroismo quotidiano.

Da alcuni mesi è scattato uno storytelling politico e amministrativo assolutamente inedito: il sindaco è uscito dal Campidoglio e si aggira nella Rete, talvolta anche di notte, protagonista di un’autentica saga social, a colpi di foto e micro filmati, montati sempre senza nemmeno mezzo secondo di pubblicità. I numeri paiono, francamente, pazzeschi.




















































Per intenderci: negli ultimi due mesi, @robertogualtieriofficial su TikTok ha collezionato 16 milioni di visualizzazioni, con 3,7 milioni di utenti unici, mentre su Instagram le visualizzazioni arrivano a 20 milioni, e gli utenti unici sono addirittura 4 milioni e mezzo. È così: vanno a cercarsi Gualtieri proprio solo per guardarselo e ascoltarselo. Per vedere che fa, dove sta, che dice. L’hanno messo tra i «preferiti». Tipo Belén o Gianluca Vacchi. Com’è stato possibile?

Tutti ricordiamo le ultime stagioni amministrative di questa città. Prima sottoposta alla tremenda cura del sindaco nero, il camerata Gianni Alemanno (ora recluso), che avrebbe fatto marcire anche Zurigo; poi passata attraverso il visionario trattamento di Ignazio Marino, il sindaco che andava felice in bici mentre gli esplodeva sotto il naso l’inchiesta Mafia Capitale; infine pure Virginia Raggi, per feroce capriccio scelta nel nulla pneumatico da Gianroberto Casaleggio, che spunta urlando lo slogan «Il vento sta cambiando, signori!», in realtà è solo un grande bluff grillino, la plastica incapacità di governare, 18 assessori cambiati in cinque anni trascorsi entrando e uscendo dagli uffici della Procura, un interrogatorio dietro l’altro, tra dossier, denunce ed esposti, per poi finire a riunirsi con i fedelissimi sui tetti del Campidoglio (c’è una foto memorabile), l’unico luogo dove era convinta di non poter essere intercettata.

Gualtieri — oggi ha 58 anni, docente di Storia contemporanea, ex europarlamentare Pd, ex ministro dell’Economia nel governo Conte II, romano dell’Appio Latino e chitarrista jazz, ma in repertorio anche Bella ciao, suonata ovunque, sui palchi del 25 Aprile e in un magnifico uliveto di Capalbio — arriva sulle macerie di una città agonizzante dopo aver vinto le elezioni contro un certo Enrico Michetti, simpatico sessantenne che ogni tanto interveniva in una radio privata romana, molto ascoltata da Arianna Meloni.

Gualtieri trascorre i primi mesi a cercare di rimettere in moto la macchina burocratica. E poi deve anche occuparsi delle due grandi aziende municipalizzate, Atac e Ama, letteralmente allo sbando. Ci sono bus che prendono fuoco, le scale mobili della metropolitana inghiottono passeggeri (numerosi feriti), ovunque cassonetti stracolmi e assaltati da gabbiani famelici e branchi di cinghiali, ormai diffusi come gatti.

Qualche giornale maramaldeggia: dov’è il sindaco? Che fa Gualtieri?
Era dentro un’impresa di mostruosa difficoltà. Provava ad aggiustare, nominava nuovi amministratori delegati, immaginava una città migliore, cercava soldi per aprire cantieri e poi li apriva, pure. Con i romani, già stremati, che non vedevano la luce. E, anzi, furiosi restavano stritolati nel traffico.

Poi, lentamente, Gualtieri è cominciato a comparire sui social. Eccomi, guardate un po’ che cosa stavamo facendo. Attento a rispettare il monito più severo di Internet. La regola delle regole. «Pics or it didn’t happen»: se non ci fai vedere una foto o un video di ciò che dici di fare, non è vero che lo hai fatto.

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«Guardi, io credo che i romani apprezzino soprattutto il mio parlare di cose concrete — dice ora Gualtieri, che preferirebbe evitare l’intervista — tanto basta venire a Roma per vedere, e capire».

Preparate i testi, oppure è tutto spontaneo?
«Vado a braccio, naturale».

Il suo è un caso mediatico.
«I numeri dei contatti social sono importanti, sì. Il segreto, come le dicevo, è che non faccio proclami, evito teoremi ideologici, non attacco nessuno. I video che giriamo sono la prova di ciò che riusciamo, e riusciremo, a realizzare».

Lei, sindaco, sapeva che i romani sarebbero rimasti come prigionieri di questa città.
«Era inevitabile. Ma quando abbiamo cominciato a coprire la città di cantieri, ho capito che avrei dovuto metterci la faccia e iniziare a spiegare a cosa sarebbero serviti i sacrifici. Qualcuno era scettico, chiaro. Ma ora che abbiamo inaugurato piazza Pia e la gente in macchina s’infila nel sottopasso, adesso che i romani vedono come abbiamo trasformato la zona della Stazione Termini... E guardi che ce ne sono circa un migliaio di cantieri, tra quelli varati per il Giubileo e quelli aperti con i soldi del Pnrr… E poi stiamo riqualificando anche 200 scuole con soldi che ho invece trovato io, grazie a un accordo con il governo Draghi».

Caschetto e gilet.
«Non è una trovata di Daniele Cinà, il nostro social media manager: nei cantieri ci sono regole di sicurezza che devono rispettare tutti».

Quando lo gira un video tra le persone che aspettano in coda un taxi alla Stazione Termini?
«Guardi, glielo prometto: vado, e ne faccio uno. Ma so che troverò i tassisti infuriati con me… Perché, comunque, mille licenze in più le abbiamo già messe in strada».

Si ricandida?
«Sì, assolutamente».

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(Vedremo nei prossimi mesi: comunque sembra davvero una strada nuova questa di fare politica sul web e avere successo senza scatenare le imitazioni di Crozza, senza promettere ponti, senza mangiare pane e Nutella).

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18 gennaio 2025 ( modifica il 18 gennaio 2025 | 22:31)

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