“I bancari non temono l’avvento dell’intelligenza artificiale nella loro professione. Servirà un’opera di riqualificazione del lavoro negli istituti di credito, ma neppure le previsioni che arrivano dagli Stati uniti, dove secondo Bloomberg Finance le grandi banche di Wall Street lasceranno a casa 200mila dipendenti per effetto dell’innovazione, spaventa più di tanto”. È la riflessione con cui il giornalista Andrea Pira introduce su Huffington Post un’intervista al Segretario generale First Cisl Riccardo Colombani:
“Al di là del numero roboante, il taglio complessivo dichiarato è di circa il 3% della forza lavoro, una percentuale molto contenuta – commenta Riccardo Colombani – In Italia, a fine 2023, c’erano 262mila bancari. Le grandi corporation statunitensi operano con un diverso tipo di business. Da noi ci sono banche universali che sono prevalentemente banche a carattere commerciale, con un’alta intensità di rapporti con la clientela retail. È interessante al riguardo quanto di recente ha evidenziato l’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche”.
Cosa dice il rapporto?
“Ciò che emerge – prosegue il leader dei bancari e degli assicurativi della Cisl – è che non si tratterrà di sostituzione del lavoro. È pur vero che, come sottolinea la Banca d’Italia, l’esposizione all’intelligenza artificiale riguarderà soprattutto il lavoro qualificato, quindi professionalità come quelle dei manager e lavoratori occupati in attività bancarie e assicurative. L’Inapp mette l’accento sull’indicatore di esposizione del lavoro all’intelligenza artificiale, utilizzando una metodologia definita da alcuni studiosi americani per il contesto lavorativo statunitense. Il pregio del rapporto consiste nell’aver adattato quella metodologia al contesto italiano, soprattutto attraverso la definizione di un nuovo indicatore che tiene conto della potenziale complementarietà dell’intelligenza artificiale al lavoro attuale”.
Qual è l’impatto sui bancari?
“Lo studio Inapp evidenzia, per i lavoratori di banche, assicurazioni e attività finanziarie, un’alta esposizione all’intelligenza artificiale, ma anche una potenziale elevata complementarietà – prosegue Colombani – I top manager devono far prevalere questo aspetto invece che puntare alla sostituzione del lavoro. D’altra parte le banche sono in una situazione economica, finanziaria e patrimoniale ideale per farlo. Il rapporto tra costo del lavoro e proventi operativi è molto basso”.
“Tale condizione di efficienza è il risultato soprattutto della grande operazione di uscita volontaria di dipendenti fatta a seguito dell’introduzione del Fondo di solidarietà di settore introdotto all’inizio del secolo”. La banche italiane – sottolinea il Segretario generale First Cisl – hanno già percorso un processo di efficientamento e razionalizzazione per uscire dal periodo di crisi provocato dalle ingenti sofferenze del sistema. Inoltre l’attività bancaria è in incremento e le banche stanno svolgendo, e svolgeranno in futuro sempre di più, attività assicurativa, utilizzando il cosiddetto compromesso danese. Il punto vero è che ad oggi non si vedono grandi utilizzi dell’intelligenza artificiale nelle imprese: nel 2023 solo l’8% di tutte le imprese Ue dichiarava di usarla, il 5% in Italia. Questo probabilmente perché molte imprese puntano in realtà più alla sostituzione che a valorizzare la complementarietà. Sicuramente nelle banche l’utilizzo è maggiore ma dovrà prevalere il percorso virtuoso della complementarietà tra intelligenza artificiale ed il lavoro tradizionale”.
Avete già iniziato a parlare, come sindacato, con le controparti per capire come affrontare il passaggio?
“Intanto serve un’analisi dell’occupazione che deve essere fatta in piena trasparenza per capire le conoscenze e le capacità dei lavoratori. Già nel contratto collettivo nazionale di dicembre 2019 avevamo identificato una cabina di regia per valutare l’impatto delle nuove tecnologie sul mondo del lavoro e quindi sulle imprese bancarie. Nell’accordo di rinnovo del 2023 ne abbiamo implementato le potenzialità. È necessario però che i lavori partano al più presto. Così come è fondamentale che la formazione non venga concepita come un costo di esercizio ma rappresenti un investimento indispensabile nonché un diritto proprio di tutti i lavoratori, che prescinda dall’età, anche in considerazione delle caratteristiche dell’occupazione del comparto finanziario italiano. Infatti la percentuale di occupati under 40 nel terzo trimestre 2024 era di circa il 25%, contro circa il 38% dell’area euro e il 40% dell’Unione europea”, conclude Colombani.
Qui l’articolo su Huffington Post
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link