“Scendi… in cripta”, il percorso di incontro tra i giovani e la Parola di Dio, proposto dall’equipe del Servizio diocesano di pastorale giovanile di Lecce, coordinato da don Salvatore Corvino, è già giunto al terzo appuntamento.
Ma cosa hanno vissuto i giovani nella cripta della chiesa cattedrale? Alcuni di essi hanno voluto brevemente entrare in profondità per raccontare un’esperienza che sta segnando decisamente la loro vita interiore. È Alessandra Vigliotti, ventenne animatrice dell’Oratorio dei Salesiani di Lecce a raccontare qualcosa della sua esperienza.
«Mercoledì scorso – confida Alessandra Vigliotti, ventenne animatrice dell’oratorio salesiano di Lecce -, insieme a molti altri giovani della diocesi, ho avuto l’opportunità di partecipare al terzo appuntamento di ‘Scendi in cripta’. Abbiamo iniziato l’incontro leggendo l’episodio del Vangelo di Luca (Lc 4,16-30), in cui Gesù nella sinagoga di Nazareth, apre il rotolo che gli era stato dato dal profeta Isaia e legge di un Dio buono, un Dio che è venuto sulla terra, ad aiutare e a liberare tutti coloro i quali ne abbiano bisogno”.
“Ciò che ci ha sicuramente colpito particolarmente – aggiunge Alessandra – sono state le parole di don Mimmo Madonna, che ci ha illustrato la dicotomia del guardare e dell’ascoltare: Gesù ci dice di ascoltare la Parola del Padre, di passare dall’apparenza dell’esteriorità all’interiorità, all’intimità del nostro legame di fede con Lui. Il Signore allora ci invita a metterci in discussione, a vivere seguendo la luce, la lampada della Parola di Dio”.
“Successivamente – continua – ci siamo messi in ascolto della testimonianza e delle parole di Suor Laura. Ella ci ha fatto riflettere su di noi, sulla nostra vita, sul nostro rapporto con il Signore e poi ci ha invitato ad ascoltare la Parola di Dio, a lasciarci amare, stupire da Lui, a camminare senza voler a priori sapere tutto a fidarci e ad affidarci al Signore. Dio viene in mezzo a noi, quindi lasciamoci stupire dalla sua venuta! In seguito, non è di certo potuto mancare un momento di condivisione a gruppi creati in base all’età, guidati dell’equipe di pastorale giovanile, e una bellissima preghiera comunitaria finale, invocando lo Spirito Santo e mettendo concretamente le mani sulla Parola di Dio, simbolo che noi ci crediamo e ci affidiamo a Lui”.
“Alla fine – conclude la giovane -, ci è stato donato un segnalibro con incisa la frase del Vangelo: ‘Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato’, come invito a ciascuno di noi a farsi guidare dalla Parola, sicuri che porterà dei frutti meravigliosi nelle nostre vite, proprio come ‘la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la terra!’”.
“Per me la cripta è un cuore – è un primo bilancio di Chiara Greco, 24 anni, della parrocchia di San Bernardino Realino in Lecce -: non c’è dubbio, infatti, che questo ambiente abbia la funzione di custodire ciò che di più sacro è contenuto in una chiesa. In un ambiente così suggestivo che è ritornato alla luce, come la cripta del nostro splendido duomo, l’anima si eleva ancor di più verso Dio”.
“Il condividere un’esperienza del genere con persone che hanno il nostro stesso sentire – conclude Chiara – rende poi il tutto ancora più speciale. È un’esperienza unica che consiglierei a tutti i giovani, ogni incontro è sempre diverso spiritualmente e umanamente. Vedere questi giovani, di diverse fasce d’età così interessati a partecipare fa capire quanto ancora la fede faccia parte di noi, quanta speranza ancora riusciamo ad avere nel portarla avanti e nel crederci sempre di più. Questo mi ha colpito, non perdere la speranza, mai”.
“Troppo bello per essere falso. Credo che questa citazione – spiega Francesco Zompì, 27 anni, della parrocchia di San Lazzaro in Lecce – emersa dalle riflessioni proposte, possa racchiudere la bellezza e la profondità del terzo incontro vissuto in cripta. Un momento forte che mi ha permesso di non sentirmi solo nella bellezza della complicanza che c’è nel rapporto personale con Dio. Nel momento di condivisione con i mei coetanei è emerso il come anche noi nella vita abbiamo vissuto delle situazioni simili a quella in cui Gesù viene cacciato dalla città, dove abbiamo affrontato la difficoltà di credere. Ma, nonostante, ciò ci siamo messi in cammino e ritrovati insieme seduti davanti al Crocifisso del giubileo della speranza in cattedrale”.
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