Scudo penale per le forze dell’ordine, qual è l’intenzione del governo?

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Tra le questioni più dibattute di questi giorni c’è il cosiddetto scudo penale per le forze dell’ordine, che fornirebbe protezione a poliziotti e carabinieri da alcuni procedimenti giudiziari. L’uso del condizionale è d’obbligo, perché non è proprio questo che prevede il ddl Sicurezza. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha peraltro invitato a non utilizzare questa definizione, che fa pensare a un’impunità assolutamente non prevista. Ci sono “problemi tecnici” che devono essere risolti “ma non nel ddl sicurezza e non ora. Toccare il codice di procedura penale significa essere molto prudenti”.

Ci sono tuttavia degli elementi nel testo del ddl Sicurezza, ancora in stato di bozza, che rimandano in modo specifico a una tutela penale per le forze dell’ordine. Il testo della nuova norma sarebbe invece valutato separatamente, anche per non rallentare i lavori. Il ddl Sicurezza si limiterebbe quindi ad aprire la strada verso un ordinamento più improntato sull’esercizio delle proprie funzioni da parte delle forze dell’ordine, ma il modo in cui alcune misure vengono presentate è a dir poco discutibile, tanto da suscitare la polemica anche tra i sindacati di categoria.

Le sigle sindacali rappresentative della Polizia e dei Carabinieri hanno infatti chiarito che non vogliono alcun tipo di immunità, che sarebbe ingiusta e contrastante con i valori rappresentati, ma anche poco funzionale rispetto alle vere necessità delle forze dell’ordine. La questione resta però fortemente politica, con lo scudo penale apertamente biasimato dalle opposizioni e oggetto di discussioni divisive tra i giuristi. Tutto è ancora dubbio ma già fioccano le petizioni avverso il possibile decreto, mentre da altre parti l’idea viene sostenuta fortemente per incentivare la sicurezza collettiva. Le vicende di cronaca recente non aiutano a leggere la situazione con lucidità, pensando soprattutto alla morte di Ramy Elgaml e alle violente proteste ai danni delle forze dell’ordine che hanno subito un picco.

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Scudo penale per le forze dell’ordine?

Come enunciato dal ministro Nordio, il governo Meloni non sta vagliando uno scudo penale per le forze nell’ordine, nel senso che non è prevista in alcun modo l’immunità di poliziotti e carabinieri. Un qualche tipo di agevolazione, tuttavia, è innegabilmente considerata, per quanto non sia possibile valutarne l’opportunità in modo semplice. Bisogna sì tenere conto dei principi costituzionali di uguaglianza e delle norme di procedura penale, ma anche delle assolute particolarità delle funzioni ricoperte dalle forze dell’ordine.

Il decreto sullo scudo penale, che ormai viene definito così da tutti i cittadini, non sembra così drastico come viene dipinto, per quanto contenga novità di rilievo. Pur muovendosi su una drastica proposta della Lega, la versione attualmente in discussione è molto morigerata. Si ricorda, comunque, che si tratta di una mera bozza. Come sottolineato dal ministro Nordio, ci si concentra sui passaggi tecnici che ostacolano l’operato delle forze dell’ordine. All’atto pratico, lungaggini burocratiche, spese legali, sospensione della carriera, aumenti stipendiali bloccati e altre difficoltà che interessano poliziotti e carabinieri iscritti al registro degli indagati per questioni di servizio (e quindi prima di avere qualsiasi tipo di accertamento sulle loro condotte).

Pare che il governo voglia cambiare proprio questo passaggio, subordinando l’iscrizione al registro degli indagati alla valutazione della competente Corte d’Appello, che potrà appunto prevedere l’indagine o stabilire l’archiviazione del procedimento. Si avrebbe una sorta di scrematura per evitare agli agenti le conseguenze evitabili, ma soltanto in riferimento a fatti avvenuti durante il servizio con l’uso di armi o altri mezzi di coercizione fisica. Poliziotti e carabinieri non verrebbero così sottratti al procedimento penale, ma soltanto all’iscrizione al registro degli indagati come atto dovuto della magistratura. Un’idea che suscita perplessità nell’Unione Camere Penali, che ricorda l’importanza di processare senza ostacoli o privilegi.

Di fatto la norma limiterebbe i disagi per il personale delle forze di Polizia, ancor meno profonda come quella che ha interessato i medici che hanno operato durante il delicato contesto pandemico. Probabilmente, ciò che desta qualche perplessità è l’inserirsi di questo possibile decreto sulla scia di un ddl Sicurezza che ad oggi contempla regole piuttosto severe, nuovi reati e un ampliamento della tutela legale per le forze dell’ordine. La questione delle aggressioni contro poliziotti e carabinieri, tuttavia, non viene mai affrontata direttamente, ad esempio con sanzioni mirate, come invece auspicato dagli stessi sindacati.

Le forze dell’ordine potrebbero così evitare parte dei disagi dovuti all’iscrizione automatica nel registro degli indagati, senza avere facilitazione di alcun genere nella prova delle proprie azioni, senza ricevere ascolto delle difficoltà operative, senza un vero e proprio intervento sulla sensibilizzazione pubblica. Insomma, una proposta che genera tanto scalpore ma che difficilmente potrebbe portare a risultati concreti, né a beneficio del personale né dei privati cittadini.



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