Meloni da Trump, forse unica premier della Ue alla cerimonia d’insediamento. E Salvini non ci sarà

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di
Tommaso Labate

Con lei Fidanza e altri due esponenti di FdI. Della Lega andrà Borchia, al vertice in Europa

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Erano finiti in surplace, l’equilibrio quasi immobile delle gare di ciclismo su pista, piedi ben piantati sui pedali e occhi l’uno nell’altra, attenti a non fare la prima mossa per non lasciare al rivale il vantaggio della scia e correre il rischio di essere bruciati sul traguardo. Lei con in tasca l’invito informale del festeggiato, ricevuto durante il blitz a Mar-a-Lago nei giorni bui della detenzione in Iran di Cecilia Sala; lui con la speranza di sfruttare un’onda lunghissima ma dalla forza ormai esaurita, il dividendo impossibile dell’essere stato l’unico leader italiano a fare professione di fede trumpiana durante la campagna elettorale per la Casa Bianca e l’unico ad averne adottato il look, con quella cravatta rossa su camicia bianca che indossa ormai a tutte le ore.

Alla fine, se mai c’è stata una gara, ha vinto Giorgia Meloni su Matteo Salvini, così come in una gara sulla distanza un aereo qualsiasi vincerebbe su un treno. L’aereo è quello su cui la presidente del Consiglio si appresta a salire per raggiungere Washington e presenziare, forse unico capo di governo europeo (c’è ancora un punto interrogativo sul premier ungherese Orbán), alla cerimonia di insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca; il treno è la giustificazione che gli uomini-comunicazione della Lega hanno escogitato per motivare la ragione ufficiale che tratterrà il ministro dei Trasporti in Italia, a monitorare i guai delle ferrovie italiane «dopo l’esposto del gruppo Fs e la denuncia per attentato ai trasporti confermata in queste ore».




















































La presidente del Consiglio sarà lì, a dispetto delle voci che la volevano tra il titubante e l’indecisa, anche per non provocare l’irritazione dei vertici della Commissione europea (Ursula von der Leyen non è stata invitata), oltre che per non mostrare le proprie carte al competitor leghista; il suo vice rimarrà qua, dopo che il pomeriggio di ieri è stato all’insegna del vado-non vado, come se si fosse cercata una strada politico-diplomatica per raggiungere Washington che evidentemente poi non s’è materializzata.

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A presenziare per la Lega ci sarà Paolo Borchia, capodelegazione del Carroccio al Parlamento europeo. Non ci sarà Roberto Vannacci («il 20 inizia la settimana a Strasburgo e io sono molto ligio sul lavoro…»). Mentre la pattuglia di FdI sarà decisamente più nutrita, dal deputato eletto nella circoscrizione Nord America Andrea Di Giuseppe (trumpista ortodosso, era presente alla festa in Florida nella notte della vittoria elettorale di «The Donald») al tandem composto da Carlo Fidanza e Antonio Giordano, che rappresenteranno i Conservatori europei.

L’ingresso della destra meloniana nel salotto buono del trumpismo può essere considerato un sorpasso in pieno stile, se la si considera come una maratona. Affrontata nel corso dell’ultimo anno da Giorgia Meloni con l’obbligo della terzietà, impostole dal ruolo di presidente del Consiglio di un Paese alleato oltre che dagli ottimi rapporti con Joe Biden; e corsa da Salvini col piglio del rappresentante numero uno del trumpismo all’italiana, con la reminiscenza dei buoni rapporti maturati all’epoca del governo gialloverde e la smania del tifoso accanito che aveva scommesso sul cavallo giusto, che poi era l’unico a sua disposizione. A metà gara, qualcuno nel governo pronosticava che la vittoria di Trump, alla premier, avrebbe portato solo guai, soprattutto per i riflettori accesi maggiormente su temi di pertinenza decisamente più leghista, immigrazione in primis. Poi è cambiato tutto.

 Anche grazie all’ingresso sulla scena del protagonista occulto dell’intero risiko: Elon Musk. A poche settimane dal voto per la Casa Bianca, Meloni lo sceglie come «padrino» alla premiazione del Global Citizens Awards e i rapporti di forza, nel cuore pulsante del trumpismo, iniziano a cambiare. Oggi si sono invertiti: Fratelli d’Italia su, Lega giù. C’è un aereo pronto a decollare e un treno fermo alla stazione. La differenza tra Meloni e Salvini, in ottica Casa Bianca, adesso è tutta qua.

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19 gennaio 2025 ( modifica il 19 gennaio 2025 | 10:00)

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