Al via la stagione dichiarativa 2025

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Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Dichiarazione dei redditi 2025: con un po’ di ritardo arriva la pubblicazione dei modelli, dal 730 alla Certificazione Unica. In ritardo per altri motivi anche l’INPS che a inizio settimana metterà in pagamento le principali prestazioni spettanti alle famiglie

In una settimana che si apre sulla scia del caos sulle pensioni, legato all’aumento dei requisiti per l’uscita a partire dal 2027, è arrivata anche l’attesa pubblicazione dei modelli dichiarativi 2025.

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Con parecchio ritardo rispetto al solito, l’Agenzia ha infatti messo a disposizione le bozze (e in alcuni casi anche la versione definitiva) delle dichiarazioni da presentare nel 2025, del modello 730 alla Certificazione Unica, passando per la dichiarazione IVA e il 770.

Non è stata una settimana ideale per le famiglie che ricevono prestazioni dall’INPS, in ritardo con i pagamenti dell’assegno unico, del bonus nido e dell’assegno di inclusione. Quelle che possiedono titoli di Stato dovranno inoltre ripresentare la dichiarazione ISEE se vogliono beneficiare della nuova agevolazione che ne prevede l’esclusione.

Dichiarazione dei redditi 2025: pubblicati i modelli, alcuni già in versione definitiva

A metà settimana l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato gli attesi modelli che avviano la stagione dichiarativa 2025.

Una pubblicazione che solitamente arriva a cavallo tra Natale e Capodanno e che quest’anno, forse complice il cambio al vertice, è arrivata più tardi. Proprio per questo motivo alcuni dei modelli sono stati rilasciati direttamente nella versione definitiva anche in bozza.

L’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione dei contribuenti:

  • il modello 730/2025;
  • la Certificazione Unica 2025*;
  • il modello per la dichiarazione IVA 2025*;
  • il modello 770/2025.

    *pubblicati direttamente in versione definitiva.

A mancare ancora all’appello sono il modello redditi PF, i modelli Imprese, Enti e Società e il modello IRAP.

Diverse le novità per il 2025 a partire dalla presenza nei modelli del bonus Natale, l’indennità di 100 euro è stata corrisposta nella busta paga di dicembre ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 28.000 euro, nel rispetto di determinati requisiti.

Nella nuova versione del modello 730/2025 sono state inserite anche le novità relative alle agevolazioni edilizie e le novità relative alla rimodulazione delle detrazioni per i redditi da lavoro dipendente.

Microcredito

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Per la CU 2025 si segnala la nuova scadenza per l’invio fissata al 31 marzo, che si somma alle canoniche del 16 marzo (17 per il 2025) e del 31 ottobre e che interessa in particolare i redditi di lavoro autonomo che rientrano nell’esercizio di arte o professione abituale.

Diverse le novità anche per la dichiarazione IVA e per il modello 770/2025.

INPS: ritardi nei pagamenti di assegno unico, bonus nido e assegno di inclusione

Ad essere in ritardo è anche il pagamento da parte dell’INPS di alcune delle principali prestazioni dedicate alle famiglie, anche se per motivi differenti.

L’adesione da parte dell’Istituto al nuovo sistema Re.Tes. della Banca d’Italia relativo ai servizi della Tesoreria dello Stato in vigore dal 1° gennaio, ha avuto un effetto sul pagamento delle prestazioni non pensionistiche, tra cui l’assegno unico.

Le famiglie con figli a carico infatti devono attendere qualche giorno in più rispetto alle aspettative per il primo pagamento dell’anno.

Ad oggi, l’INPS non ha ancora fornito un calendario con le date di pagamento per il nuovo anno, come accaduto invece per il 2024, ma in un comunicato ha spiegato i motivi del ritardo e ha annunciato che le somme saranno erogate da lunedì, nella settimana del 20 gennaio.

L’attesa è ancora più lunga per le famiglie che hanno inviato una nuova domanda e aspettano il primo pagamento e per i beneficiari che ricevono un assegno oggetto di conguaglio, a credito o a debito. In questi casi, infatti, la prestazione sarà erogata nell’ultima settimana del mese.

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I ritardi colpiscono anche il bonus asilo nido, in particolare i pagamenti di fine anno.

Ad essere interessati sono tutti i pagamenti disposti dall’INPS a partire dal 18 dicembre e, quindi, le fatture caricate dalle famiglie dal mese di novembre. Il motivo: esigenze contabili legate alla chiusura dell’esercizio finanziario dell’anno appena trascorso.

Gli utenti, ha specificato l’INPS, sono stati informati tramite un messaggio disponibile nella propria area riservata all’interno del sito. L’INPS ha cominciato ad erogare le somme spettanti dalla metà del mese di gennaio e stanno continuando ad arrivare.

I ritardi colpiscono parzialmente, anche se per altri motivi, anche i beneficiari dell’assegno di inclusione.

In questo caso infatti l’Istituto necessita di tempi tecnici per applicare le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, che ha incrementato i limiti ISEE ed economici per l’accesso al beneficio, comportando di conseguenza anche un aumento dell’importo spettante.

Come annunciato in un’apposita comunicazione dall’INPS, per il pagamento di gennaio 2025 le date da segnare in calendario non sono due ma una sola: il 27 del mese.

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I beneficiari che accedono per la prima volta alla misura, che solitamente ottengono il sussidio attorno alla metà del mese, per gennaio dovranno attendere il giorno 27.

Titoli di Stato fuori dall’ISEE: bisognerà fare una nuova dichiarazione

Con la firma dell’apposito DPCM, arrivata in settimana, è più vicina l’applicazione della norma prevista lo scorso anno e che esclude dal calcolo dell’ISEE i titoli di Stato, buoni e libretti postali posseduti fino ad un valore complessivo di 50.000 euro.

Un provvedimento che si attende da più di un anno ma che ancora non ha trovato applicazione. Dopo la firma il testo passa ora prima all’esame della Corte dei Conti e poi dovrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Starà poi all’INPS fornire le istruzioni operative.

Un iter complesso e sul quale non è possibile, ad oggi, ipotizzare dei tempi, che lascia non poche criticità per chi ha già presentato l’ISEE 2025 o per chi si appresta a farlo, con la dichiarazione che presto potrebbe diventare già obsoleta.

Ciò che appare certo è che per l’applicazione della novità (quindi l’esclusione dei titoli dal calcolo) si dovrà rifare tutto da capo.

Le attestazioni già presentate resteranno valide fino al 31 dicembre ma non terranno conto della novità. Per avere il nuovo valore aggiornato si dovrà presentare una nuova dichiarazione e ricordiamo che per la DSU successiva alla prima, se effettuata presso CAF, è previsto un pagamento.

In pensione più tardi dal 2027: Giorgetti frena sull’aumento

Come anticipato in apertura, in settimana è proseguito l’accesso dibattito sull’aumento dei requisiti per la pensione di vecchiaia e anticipata dal 2027 e sul fatto che i sistemi INPS fossero già stati aggiornati, anticipando quindi l’apposito decreto ministeriale.

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Si tratta ricordiamo dell’aumento di 3 mesi del requisito per andare in pensione, derivante dall’adeguamento alla speranza di vita, che porterebbe a 67 anni e 3 mesi l’età di vecchiaia e a 43 anni e 1 mese il requisito contributivo per la pensione anticipata (1 anno in meno per le donne).

Ebbene, per mettere un freno alla questione è intervenuto il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che personalmente si è detto propenso per un intervento”.

“Non è nessun pasticcio, è semplicemente che ci sono dei documenti tecnici, adesso dobbiamo aspettare i dati definitivi che darà l’ISTAT presumo a marzo. Io ho dato indicazione alla Ragioneria di aspettare con i decreti direttoriali perché la politica giustamente avrà tutto il tempo per fare le sue riflessioni e sterilizzare eventualmente questo aumento. Non c’è e non ci sarà nessun decreto direttoriale finché la politica non si esprimerà e deciderà come comportarsi.

Il mio orientamento onestamente è di andare verso una sterilizzazione rispetto a queste forme di aumento.”

Sarà dunque la politica ad esprimersi e a decidere la linea d’azione sul tema e non è escluso che l’aumento dei requisiti possa essere bloccato, come d’altronde è già stato fatto nel 2019. Serviranno però non poche risorse e il blocco non potrà durare per sempre.



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