«La mia canzone dance? Groovejet un successo da 25 anni»

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La sua canzone più famosa compie 25 anni. Ed è ancora suonata dappertutto: viene data alla radio, fa scatenare i ragazzi e non solo in pista, viene usata per i filmati su Instagram e gli altri social. Insomma, un successo nel tempo in Italia e all’estero. È “Groovejet (If This Ain’t Love)“: brano dance firmato dal dj e produttore veneziano Cristiano Spiller. Classe 1975, Dj Spiller – il cui studio ha sede a Palazzo Gradenigo a Venezia – è divenuto un vero e proprio “marchio” nel settore, organizzatore di eventi e titolare di due etichette discografiche.

Cristiano Spiller, un compleanno importante per un brano che ha fatto scuola nella musica dance.

«In realtà la versione strumentale è uscita l’anno precedente, nel 1999, e già si impose come hit, ma la versione cantata da Sophie Ellis-Bextor è proprio del 2000, e quest’anno la festeggeremo come si deve. Spesso è stata utilizzata in pubblicità, l’ultima questa estate di Trenitalia, e fra le precedenti per un profumo di Dolce & Gabbana: girata a Milano con protagonista Deva Cassel, l’affascinante figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel. Quanto al video di “Groovejet” era ambientato a Bangkok, nonostante inizialmente si pensasse ad Hong Kong. Fra le molte curiosità, l’uso del brano da parte di Apple per testare a Cupertino il primissimo prototipo di iPod, come rivelò il progettista Jonathan Ive».

È vero che il brano fu concepito in una notte?

«Sì, la sera che precedeva un volo mattutino per Miami, dove avrei partecipato ad uno dei più importanti raduni riservati a dj e produttori, ho preferito non dormire in quanto l’aereo sarebbe partito molto presto. Ho acceso campionatore e giradischi, ed è nata la base; a Miami la feci ascoltare ad un famoso amico dj che si esibiva al Groovejet, da cui il nome, subito accolta benissimo dal pubblico. L’idea di aggiungere la voce era già all’origine, e a Londra durante la registrazione chiesi alla Emi di propormi alcune interpreti, dal timbro originale, a loro disposizione: la scelta cadde su Sophie Ellis-Bextor».

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Nonostante le collaborazioni internazionali, la tua base è rimasta l’Italia, vivi e lavori a Venezia.

«Ho scelto di continuare a vivere a Venezia, qui ho lo studio e qui crescono i miei due figli: amo accompagnarli a scuola, e grazie al trend odierno che ha anticipato di molto gli orari delle serate, non tutti i week-end necessariamente sono costretto a fare l’alba, anche se l’energia della notte rimane unica. Quanto a Venezia, si presta a punto di riferimento, benché non ci si “atrofizzi” qui, mentalità non così rara. Ritengo fondamentale essermi diviso per dieci anni fra Venezia e Berlino, che rappresenta l’opposto di Venezia. Berlino tiene moltissimo alla sua vita notturna, e chi compra casa in determinate aree, già nel contratto sottoscrive che non potrà avanzare pretese per disagi dai locali circostanti».

Tuttavia a Venezia ti esibisci e organizzi eventi dal grande seguito, anche in maschera!

«Amo travestirmi e vivere il Carnevale, passione ereditata da mio padre Giorgio, professore all’Istituto d’Arte di Venezia. Due anni fa divenne virale un mio video nel quale indossavo i panni di Borat, il giornalista kazako interpretato da Sacha Baron Cohen: evidenziavo i problemi che qui non mancano. Con il collettivo Crocodiles in Venice organizziamo originali serate a tema, una recente a dicembre nella Chiesetta della Misericordia, con tre realtà musicali assai trasversali: Lucio Bisutto, Sir Oliver Skardy e i Batisto Coco. Poi siamo saliti in consolle io, Tommy Vee con cui nel 1997 nacque il brano “Laguna”, e Golia. Ai presenti abbiamo chiesto di vestirsi proprio da veneziani, e amici si sono presentati nei panni di Campanile di San Marco, di tassista, addirittura di “cicchetto”».

Negli anni si sono succeduti altri successi, fra cui “Batucada” uscito nell’etichetta dell’amato Mousse T e le tue case discografiche. Dai tuoi esordi il mondo della notte è cambiato?

«Molto, ci sono certo meno locali dove incontrarsi, ma i giovani oggi dimostrano la medesima voglia di divertirsi che avevamo noi. Io amo esibirmi dal vivo, non ho mai smesso di farlo, anzi: non appena creo qualcosa non vedo l’ora di testarlo tra il pubblico».

 





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