Torino, il 1981 e l’ultima grande Festa dell’Unità: Guccini, De Gregori, Battiato e un fiume di gente nelle strade

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di
Luca Rolandi

La kermesse del Partito Comunista Italiano organizzata a Palazzo del Lavoro e nell’area di Italia 61, che ritornava il cuore della città: il ricordo in un libro

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Il documentarista e regista Gianni Ubaldo Canale ha realizzato un progetto molto interessante su uno dei momenti più significativi della vita politica torinese e nazionale: il Festival dell’Unità nazionale del Pci a Torino, svoltosi dal 5 al 20 settembre 1981. Il volume Soffia il Vento. Festa nazionale dell’Unità 1981. Voci del grande evento (Edizioni Mille) ha il pregio di essere non solo un racconto cartaceo di una festa di popolo, ma un progetto multimediale con un gruppo Facebook che si alimenta costantemente di documenti filmati e iconografici, ricordi e aneddoti di quel lontano settembre di 44 anni fa.

Attraverso 37 testimoni dell’epoca, tra cui Luciano Casadei, Giorgio Ardito, Lorenzo Gianotti, Madga Negri, Piero Fassino, Beppe Borgogno, Stefania Miretti e molti altri, Canale descrive un’epoca che appare lontanissima dal disincanto attuale, piena di solidarietà, ideali, nonostante le difficoltà e i traumi del tempo. Siamo all’inizio di un decennio, quello della disillusione e del riflusso, del progressivo abbandono della partecipazione politica che carsicamente si sarebbe consumata nei vent’anni successivi. Si vivono i penultimi rigurgiti del terrorismo e il progressivo passaggio da un decennio all’altro che avrebbe mutato profondamente non solo il quadro politico, ma anche quello sociale ed economico in una città ancora legata alla grande fabbrica, con il sindaco Diego Novelli, e a un partito comunista fortissimo, guidato da Enrico Berlinguer.




















































Un anno dopo la sconfitta alla Fiat, il Pci dimostra di voler affrontare a viso aperto l’innovazione tecnologica, perché considera questa sfida essenziale per il futuro, aprendo una riflessione che coinvolge la fetta più importante della classe dirigente economica e sindacale italiana. Il sito della Festa fu Palazzo del Lavoro e tutta l’area di Italia 61, che ritornava vent’anni dopo il cuore della città.

L’architetto Federico Prandi, che del progetto di riqualificazione dell’area si occupò, racconta che il luogo fu scelto non tanto perché aveva ospitato le celebrazioni dell’Unità d’Italia, ma perché intravide nella zona qualcosa di «Europeo». Un’arteria larga che portava fuori città verso Moncalieri, la collina a dominare gli spazi verdi, il fiume accanto; insomma, rammenta, «una zona Mitteleuropea». Il logo della manifestazione, una colomba posata leggermente su una U, rimandava a un’idea di unità e pace che poi il Festival ribadì con le sue molteplici iniziative, con l’incontro tra forze politiche divergenti e con la partecipazione di Paesi fino ad allora mai invitati.
Nelle interviste dell’autore emerge un patrimonio molto ricco sulla storia della città e la sua politica. Emerge un quadro vivo ed emozionante di quell’evento caratterizzato dalla passione e dell’impegno civico e politico del tempo.

Non solo dibattiti, ma anche stand da tutta Italia e dall’estero, un cartellone artistico di valore con i concerti dei più importanti cantautori italiani nell’arena grande: da Lucio Dalla (17 mila presenti) a Fabrizio De André che tornava alle scene dopo il rapimento in Sardegna con oltre 16 mila persone, e poi Pino Daniele, Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Franco Battiato e Ron. Tutti presenti nel corso di una Festa che si allargò oltre i militanti a un tessuto sociale più vasto, attirando anche gli abitanti di un quartiere che si scopriva di nuovo al centro dell’attenzione. 

Il successo di pubblico fu enorme, le strade del quartiere piene di gente mostravano la riscoperta di una parte della città che negli anni precedenti aveva sofferto di un lento processo di degrado. Il sindaco scommesse sulla kermesse anche per dare avvio a un piano di riqualificazione delle periferie, impostato a una politica di progettualità nella quale le attività culturali erano policentriche e non più legate solo ai luoghi nobili e storici della città. Fu dunque una manifestazione unica nella storia delle Feste dell’Unità nazionali, in un’Italia e società lontane, ma interessanti da confrontare con la rinnovata vocazione torinese per i grandi eventi.


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19 gennaio 2025

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