Ministro belga prega di non tagliare le connessioni energetiche intraeuropee
Il ministro belga dell’Energia lancia un appello ai governi europei affinché non taglino le connessioni fra i rispettivi Paesi. I suoi argomenti sono l’empatia e la convenienza economica. Ma intanto il prezzo medio dell’elettricità sale.
Un problema nordeuropeo
A dicembre due governi scandinavi hanno invocato un taglio o almeno una revisione delle connessioni energetiche. In primis la Svezia, il cui ministro dell’Energia Ebba Busch ha definito “irresponsabile” la politica energetica tedesca, colpevole dell’aumento enorme dei costi a Stoccolma. Secondo esportatore europeo di elettricità, la Svezia è divisa internamente in quattro zone tariffarie. Questo sistema talvolta produce disparità soprattutto tra regioni settentrionali e meridionali. Il mese scorso il prezzo medio nazionale è sensibilmente calato, ma nel sud è salito tanto che la Busch si è detta “furiosa” coi tedeschi, che avrebbero assorbito troppa elettricità dalla rete svedese. Nessuna forza di volontà al mondo può annullare i principi fondamentali della fisica, nemmeno Robert Habeck, riferendosi al ministro tedesco dell’Economia. La Germania infatti, rinunciando al nucleare e ad altre fonti convenzionali – e convertitasi con poco successo alle rinnovabili – è rimasta quasi a secco e ora deve prendere da altri.
La Norvegia
La Norvegia è invece il terzo maggiore esportatore di elettricità nel continente, ma non è un membro della UE. Potrebbe essere autosufficiente a livello energetico: questa prospettiva tenta il governo a dare la priorità assoluta al fabbisogno interno, soprattutto dopo gli inconvenienti capitati a dicembre. Ne sarebbe colpevole la Danimarca, che assorbe troppo dalla rete norvegese. Il ministro Terje Aasland ha usato termini censurabili per descrivere la situazione. Oggi i due partiti di governo invocano un taglio alle connessioni con Copenhagen nel 2026, quando si tratterà di rinnovarle. I Laburisti dicono che discuteranno la proposta al congresso nazionale di aprile. Il Partito di Centro chiede a sua volta di rinegoziare i termini dell’accordo di esportazione di elettricità anche con la Germania e con il Regno Unito.
La richiesta del ministro belga
Nei giorni scorsi il ministro belga dell’Energia Tinne van der Straeten ha chiesto di smorzare i toni. Sul tema occorre un dibattito meno politicizzato, dice, perché nei periodi come questo in cui il costo dell’energia sale molto i governi tendono a farsi prendere dal panico e a volersi isolare dagli altri Paesi. E invece, spiega, le connessioni fra le reti elettriche offrono un bilanciamento fra domanda e offerta sui mercati europei. Alla fine secondo lei la Norvegia trae solo benefici dall’essere interconnessa al resto del continente. Diverso invece il caso del Belgio, di cui la van der Straeten è ministro dal 2020. Bruxelles non produce abbastanza energia e dunque ha bisogno di importarla: l’essere connessi alle altre reti ha favorito la stabilizzazione dei prezzi per i cittadini belgi.
E intanto i prezzi in Europa salgono
Secondo la van der Straeten, le disparità nei costi sono dovute proprio a una “mancanza di interconnessione”. Nella nostra visione del mercato, abbiamo bisogno di maggiore empatia e di pensare fuori dagli schemi a proposito dei meccanismi di formazione del prezzo all’ingrosso, asserisce. A dicembre i prezzi erano saliti e scesi ripetutamente, ma la media finale è stata penalizzante soprattutto per l’Italia e la Spagna. Alla Germania è andata bene, ma è diventata oggetto di un malcontento generale. Secondo il giornale finanziario americano Bloomberg, l’Europa starebbe finendo le riserve di gas più velocemente del dovuto, in particolare a causa del freddo intenso. Più i livelli nei depositi saranno bassi a fine marzo, più sarà difficile ripristinarli prima del prossimo inverno.
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