risarcimenti da restituire a Riva, con gli interessi

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Avevano ricevuto un assegno di 5mila euro a titolo di anticipo sul risarcimento per i danni sanitari subiti, ma ora sono chiamati a rimborsarne oltre 7mila all’ex patron dell’Ilva Nicola Riva, a causa delle spese legali. Un’ulteriore, clamorosa beffa per le 31 famiglie tarantine – assistite dal Codacons – che avevano ottenuto la provvisionale dopo il verdetto di primo grado del processo Ambiente Svenduto.

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Era stata proprio l’associazione dei consumatori nel maggio scorso a consegnare gli assegni nel corso di un incontro pubblico in cui si parlò di svolta epocale. Qualche giorno dopo peraltro la Corte d’Assise d’appello avrebbe disposto con propria ordinanza la sospensione del pagamento delle provvisionali, ma le somme (per un totale di 155mila euro) erano state già liquidate nei confronti di 31 ricorrenti, tra le oltre mille parti civili, che in quel momento vennero considerate addirittura privilegiate.

Il caso

Il processo per il presunto disastro ambientale causato dal Siderurgico durante la gestione della famiglia Riva, a carico di 37 persone fisiche e tre società, si è chiuso il 13 settembre scorso con un ribaltone, ovvero l’annullamento della sentenza di primo grado (che culminò il 31 maggio 2021 con 26 condanne nei confronti di dirigenti della fabbrica, manager e politici). Decisione confermata a dicembre dalla Cassazione, che ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dal Codacons e dall’associazione Aidma.

Per la Corte d’Assise d’Appello la competenza funzionale è del tribunale di Potenza, a cui sono stati trasferiti gli atti, alla luce della presenza di due magistrati onorari tra le parti civili, i quali, all’epoca dei reati contestati, erano in servizio.

Uno dei principali imputati, Nicola Riva, ex proprietario e amministratore dell’Ilva, condannato in primo grado a 20 anni di carcere, ha chiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo per la restituzione delle somme. «Tra l’altro – dichiara al Nuovo Quotidiano di Puglia l’avvocato Vincenzo Rienzi, uno dei legali del Codacons – a chi ha provato a chiedere di avere una riduzione dell’importo da restituire, con riferimento alle spese legali, è stato detto di no. Loro (Riva, ndr) pretendono 7mila euro a fronte di un pignoramento di 5mila, quindi 2mila euro in più. Una situazione paradossale. Parliamo di persone perlopiù indigenti, ma evidentemente chi ha fatto quell’ingiunzione non è disponibile a togliere nemmeno un euro».

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La somma liquidata era stata ottenuta dall’associazione (che aveva presentato alla Corte d’Assise d’appello una istanza per ottenere il raddoppio, da cinquemila a diecimila euro, della cifra riconosciuta in primo grado) quale provvisionale, cioè una sorta di anticipo sul risarcimento a cui è tenuto il reo rispetto alla misura definitiva e completa che solo un giudice civile, nel corso di un autonomo e successivo procedimento, può quantificare nell’esatto ammontare. Alcuni dei destinatari degli indennizzi, spiega Rienzi, “hanno preferito restituire gli importi, altri faranno opposizione al Giudice di Pace. Questi cittadini sono chiaramente delusi e amareggiati. Dobbiamo fare tutto il possibile per scongiurare questa ingiustizia vergognosa. È una beffa a tutti gli effetti. Noi evidenziamo la necessità di far prevalere la salute e la vita sui meri interessi produttivi. Spesso, purtroppo, può accadere che per un cavillo allucinante i cosiddetti poteri forti prevalgano sui più deboli”.

I ricorrenti assistiti dal Codacons sono tutti cittadini che abitano al rione Tamburi e lamentano di aver contratto malattie che ritengono connesse alle emissioni dello stabilimento siderurgico. «Alcuni di essi – rivela l’avv. Rienzi – sono purtroppo deceduti durante il processo. Centinaia di parenti delle vittime dell’inquinamento di Taranto e malati di tumore saranno ora costretti ad iniziare un nuovo iter giudiziario a Potenza, a tutto vantaggio degli imputati e dell’acciaieria. Ora aspettiamo che fissino la nuova udienza preliminare e ricominceremo da capo. Se lo Stato fa poco o niente per salvare i tarantini, ribadiamo che la nostra associazione farà tutto quanto necessario per salvaguardare la salute dei cittadini. Di certo non ci fermeremo: su questo aspetto può star tranquillo il signor Nicola Riva».

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