Claudio Artoni a Boretto (Re) custodisce nel casale che fu dei suoi genitori i ricordi del passato, tra i quali spiccano i carri agricoli
Nelle campagne reggiane intorno al comune di Boretto, in un contesto un po’ isolato vicino al canale Stachezzino, si incontra un’antica dimora contadina chiamata “Il Casalone”, risalente alla fine del 1700, dove il tempo sembra essersi fermato agli anni del primo dopoguerra.
Dopo avere condotto in affitto questo fondo di 23 biolche reggiane dal 1968 per dieci anni, fu nel 1979 che Leopoldo Artoni decise di comperarlo dal Comune di Boretto. E oggi il Casalone è gestito dal figlio di Leopoldo, Claudio Artoni che, pur residente a Viadana (Mn), passa gran parte del suo tempo in questa che chiama la sua “casa vacanze”. E qui ha conservato moltissimi degli oggetti che hanno fatto parte della storia di questo podere e che custodisce con grande passione. Tanto che il Casalone oggi assomiglia molto a un museo di civiltà contadina. «Qui mi godo la mia libertà dopo 41 anni e 10 mesi di lavoro – conferma Claudio – e continuo ad affittare i terreni che mi ha lasciato mio padre. Non c’è sensazione più bella dell’assaporare i profumi della natura in questi ambienti incontaminati».
Tra i tanti oggetti che si ritrovano in questo podere spiccano sicuramente i carri agricoli, per i quali Claudio ha una vera e propria passione. Tanto che ogni anno puntualmente li tira fuori o per utilizzarli in occasione di eventi o per piazzarli lungo un percorso adiacente appunto al Casalone, che ogni anno ospita un rosario che arriva fino alla cosiddetta Madonnina della Regina. «È stata costruita dopo l’alluvione del Crostolo del 1951 – racconta Claudio – e lungo questo tragitto ci sono quattro piazzole dove appunto sistemo i miei carri».
Vediamoli allora un pochino più da vicino questi carri agricoli, partendo da quello del 1904 di Boni Bonifasio di Fogliano (Re) che Claudio ha “trasformato” in un tavolo contenente molte fotografie e documenti del passato. Così come ha reso la ruota di un carro agricolo bolognese una sorta di oggetto di arredo dove appoggiare ancora una volta memorie del passato. E ancora troviamo un carro merci di Tesauri Oreste fu Giuseppe di Sant’Ilario d’Enza (sempre in provincia di Reggio Emilia) del 1949, che «era così pesante (6,20 quintali di tara, 26,80 quintali di portata) da richiedere ben due cavalli per il suo utilizzo», ricorda Claudio, oppure una biga per trasporto maiali di proprietà Imbrogli Nello di Poviglio (Re). Ancora ne troviamo uno dove si caricavano le pannocchie di mais e un altro più piccolo con ancora le sue ruote originali e la pompa da irrigare collocata sopra. Molto bello anche quello del 1947, con tanto di simboli religiosi, che spesso Artoni adibisce a tavolo da buffet.
Non solo carri
Altri pezzi interessanti che troviamo al Casalone sono una Jeep Willys a benzina del 1941 e un camioncino Fiat 1100. La prima viene da Parma ed è stata immatricolata come trattore agricolo come si deduce dalla targa verde (Artoni organizza dei raduni di proprietari di Willys ospitandoli proprio presso il Casalone), mentre il Fiat 1100, appartenuto al nonno di Claudio, arriva dal Consorzio Cooperative Ferrovie Reggiane ed è derivato appunto dalla Fiat 1100, ma con carrozzeria parzialmente in legno e cassone posteriore. Questo esemplare appare tra l’altro in una scena del film di Giorgio Diritti su Ligabue dal titolo “Volevo nascondermi”. Di questo modello Artoni possiede anche un secondo esemplare, sprovvisto però di documenti (e quindi fermo in garage), a metano, con ancora il polmone originale della reggiana Landi.
Venendo alla parte agricola “pura”, da segnalare due trattori, ereditati dal padre: un OM 35/40 del 1952 con i freni a destra e sinistra e la frizione a mano, e un Fiat 250.
Da dieci anni socio Gamae, preziosa fonte di informazioni e contatti, Artoni non è alla ricerca di qualcosa in particolare, ma un terzo camioncino Fiat 1100 non gli dispiacerebbe: «ne avevo trovato uno vicino a Bologna – ci confida – con tanto di libretto, ma poi non l’ho preso. Staremo a vedere se capiteranno altre occasioni».
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