Se a sinistra si straparla di clima senza far nulla per l’ambiente

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Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa


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Al direttore – Curioso: durante la liberazione degli ostaggi israeliani, i brigatisti di al Qassam sono spuntati in divisa come i ratti dalle fogne (leggi: dai quattrocento chilometri di tunnel vietati ai civili, uomini, donne e bambini).

Michele Magno

Ha detto bene il senatore Repubblicano Lindsey Graham: la minaccia più grande per Israele in questa fase storica, nella fase in cui cioè ci si prepara al dopoguerra, non è il programma nucleare iraniano ma è l’incapacità da parte dell’opinione pubblica internazionale di stare con chiarezza dalla parte di Israele nel tentativo di lavorare a un nuovo ordine di pace per il medio oriente che parte da un presupposto necessario: sradicare Hamas, anche politicamente. 


Al direttore – Lunedì mattina ho chiamato al telefono Romano, mio fratello, per commentare con lui i convegni di domenica, di Milano e di Orvieto per quanto ho letto sui giornali. Mi aspettavo che il tema “cambiamento climatico” avesse una priorità indiscussa ai fini di trovare quella convergenza che porti a una alleanza vincente alle prossime elezioni, basata su idee condivise. Quale occasione migliore per mettere in discussione la folle politica di “zero emissioni” che, seguita da tanti anni, sta mostrando crepe che diventano baratri, e inizia a produrre disastri che, già evidenti in Germania e nel Regno Unito, mettono in crisi l’Europa, e con segnali preoccupanti anche nel nostro paese. Vorrei chiarire preliminarmente che intervengo qui esclusivamente come scienziato di Fisica dell’atmosfera e del clima. La mia posizione critica è ben nota, ma non sempre sono sottolineate le mie credenziali, di professore universitario della materia, nonché di direttore per venti anni, in due riprese e due diverse denominazioni, del massimo Istituto di ricerca del Cnr per le scienze dell’atmosfera e del clima. Devo ricordare, anche se a molti è ben noto, che sono contrario all’enunciato dell’Ipcc, affiancato dal menzognero mantra “lo dice la scienza”, che attribuisce al 98 per cento all’uomo la responsabilità del cambiamento del clima (prima dicevano “del riscaldamento globale”, ora sono più prudenti). Vi sono invece ben altri fattori di cambiamento naturali: astrofisici (la variabilità del sole), astronomici (effetti gravitazionali degli altri pianeti, variabilità dell’orbita terrestre  e della inclinazione dell’asse sul piano dell’eclittica), di variabilità naturale di importanti costituenti atmosferici (per eruzioni vulcaniche e altro). Ho fatto da tempo ben presente che le nubi sono al centro del sistema clima, regolando esse, insieme ai gas serra e all’aerosol fuori da nube, il bilancio dei fotoni solari in arrivo e quelli terrestri in uscita verso lo spazio esterno, ma che esse sono rozzamente parametrizzate nei modelli dell’Ipcc, e che questi producono quindi solo scenari, non le previsioni affidabili sulle quali basare i destini dell’umanità intera.  Va pure ricordato che non sono solo a tenere questa posizione, ma abbiamo firmato nel 2018 una petizione in dieci professori universitari della disciplina, sottoscritta da cento esperti “Non c’è emergenza climatica”. E che questa petizione ha originato analoga dichiarazione di duemila scienziati nel mondo (clintel.org). E’ pure ben noto che a motivo di questa posizione ho subìlo persecuzione del Cnr,  che pure ho servito dal 1966 ininterrottamente per tutta la mia vita scientifica. Sono stato vilipeso come “negazionista” e sono stati ordinati dalla proprietà di testate giornalistiche a giornalisti compiacenti articoli denigratori nei miei confronti. Essendomi stata negata l’“associatura” per la quale si può rimanere in attività non retribuita anche dopo i limiti di età, ho dovuto lasciare i laboratori da me creati di Fisica delle nubi, di Fisica dell’aerosol atmosferico, di Radarmeteorologia, e i miei radar di ricerca sono ridotti a ferraglia, non producendo più immagini dalla data della mia cacciata, il 2018. Per non parlare di Borrelli, che mi vorrebbe in galera.  Ora, che alla vigilia dell’insediamento di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, di un Trump che è uscito dagli accordi di Parigi e presumibilmente lo rifarà fra pochi giorni, non si parli nei detti convegni di questo problema che dovrebbe essere al centro di ogni progetto di coalizione, con le  sue conseguenze sui costi dell’energia, sul nucleare, sulla marginalità dell’Europa già danneggiata dalla guerra in Ucraina, ha dell’incredibile. E’ chiaro che il treno delle Cop, che viaggia verso la trentesima, va assolutamente fermato, mentre se ne deve fare partire un altro verso la tutela dell’ambiente planetario, sempre più dissestato da un aumento della popolazione mondiale tutta bramosa di raggiungere i livelli di consumo energetico già raggiunto dai pesi più ricchi. Ma l’inquinamento, questo sì, è ben misurabile  e può essere oggetto di accordi internazionali ben condivisi.

Franco Prodi, Accademia Nazionale delle Scienze, detta dei Quaranta  

In realtà, gentile Franco, la scelta fatta dal centrosinistra, sul tema di cui lei parla, mi sembra abbastanza chiara, ed è perfettamente coerente con la strategia del silenzio. La strategia è semplice: promuovere l’immobilismo, il non fare nulla, il dire poco e nulla, il proporre poco e nulla, per non scontentare nessuno e per avere un modo semplice per dribblare con facilità un avversario ostico chiamato realtà.
 





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