Confapi Brescia: «Regole Ue e caro energia, industria a rischio»

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Brescia. L’allarme arriva dal cuore produttivo dell’Italia: senza interventi concreti e tempestivi, il sistema industriale lombardo, pilastro dell’economia nazionale, rischia di soccombere a minacce crescenti.
Il calo della produzione industriale in Italia, registrato con una contrazione del 4% su base annua a settembre, del 3,6% a ottobre e dell’1,6% a novembre (ISTAT), fotografa un settore sotto pressione, stretto tra i costi energetici in costante crescita e le normative europee sempre più stringenti.
Le direttive dell’Unione Europea sull’automotive rischiano di cancellare interi segmenti produttivi. A ciò si aggiunge la pressione derivante da regolamenti intermedi, come quelli previsti per il 2026, che introducono limiti sempre più severi alle emissioni medie di CO2 per i veicoli venduti. Queste soglie, nel contesto di un sistema che prevede sanzioni elevate per il mancato rispetto degli obiettivi, hanno effetti paradossali: la domanda, seppur non fortissima, esiste, ma molti produttori preferiscono rallentare o sospendere la produzione per evitare di incappare in meccanismi sanzionatori altamente penalizzanti. Si rischia così di alimentare un cortocircuito tra politica ambientale e dinamiche economiche, che colpisce non solo l’industria automobilistica, ma anche le filiere collegate. Queste norme, pur nascendo con l’obiettivo di incentivare la transizione ecologica, hanno sollevato critiche per la loro rigidità e per l’insufficienza di supporti concreti alle imprese nel percorso di adeguamento. Le implicazioni sono gravi: il sistema industriale italiano, già sotto pressione per via degli elevati costi energetici, si trova a fronteggiare anche l’incertezza normativa.

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Le aziende, particolarmente nel settore automotive e nei suoi indotti, si trovano costrette a scelte difficili: rinunciare a investimenti strategici, spostare parte della produzione all’estero o ridimensionare la forza lavoro. L’Italia, quarto produttore europeo nel settore, vede oltre 70.000 posti di lavoro minacciati lungo tutta la filiera. A ciò si sommano le incertezze legate al mercato dell’energia, con i prezzi tra i più alti in Europa e incrementi che, dal 2023, hanno toccato punte del 35% rispetto alla media continentale. Senza un freno alla speculazione finanziaria sui prezzi dell’energia, gli investimenti produttivi sono destinati a migrare verso Paesi più competitivi. Questa situazione penalizza in particolare settori chiave come la siderurgia, considerato uno degli assi portanti della manifattura lombarda. Di recente chi si è fatto sentire è l’Assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi, che ha dichiarato di esser pronto a far sentire la voce del territorio anche a Bruxelles.

Pierluigi Cordua

«L’allarme è reale. L’Italia deve recuperare competitività o perderà l’industria che la sostiene, trainata dal motore lombardo – avverte Pierluigi Cordua, presidente di Confapi Brescia e Confapi Lombardia -. Serve evitare che gli imprenditori siano costretti a guardare ai costi dell’energia come una variabile imprevedibile e un quadro normativo stabile per consentire alle imprese di pianificare il futuro. La nostra forza produttiva, la più importante d’Europa, non può restare ostaggio di politiche poco lungimiranti. Confapi Brescia auspica che l’Europa dia un primo segnale di buona volontà fermando le sanzioni previste per il 2026, permettendo alle aziende di affrontare la transizione ecologica con maggiore serenità». Particolarmente allarmante è la situazione della manifattura bresciana, tra le più dinamiche in Italia e fiore all’occhiello del sistema industriale regionale.
«Brescia rischia di perdere la sua leadership manifatturiera, con conseguenze gravi per il territorio – sottolinea Cordua -. Molte imprese stanno lottando per sopravvivere a causa di bollette insostenibili e normative europee che mettono a rischio interi comparti. L’impatto potrebbe essere difficile da sostenere per il tessuto economico e sociale, con migliaia di posti di lavoro a rischio».  Per le aziende, il rischio è duplice: da un lato, l’impatto delle normative europee minaccia la capacità di innovazione; dall’altro, la pressione dei sovraccosti legati all’energia può costringere le imprese a sospendere le attività o a ricorrere massicciamente alla cassa integrazione.
«È fondamentale un’azione decisa da parte dell’Europa per tutelare la competitività del nostro sistema produttivo e garantire la sostenibilità economica di imprese e famiglie – aggiunge Cordua -. Con un PIL regionale che rappresenta oltre il 20% di quello nazionale e una vocazione manifatturiera unica in Europa, la Lombardia non intende arretrare». L’appello è chiaro: «Permettere al tessuto bresciano e lombardo di lavorare attivamente e con serenità è una garanzia per mettere l’industria italiana nelle condizioni di competere ad armi pari sul mercato globale, scongiurando la perdita di posti di lavoro e tutelando la capacità produttiva che fa grande il Paese e contribuisce al benessere collettivo» conclude Cordua.

 





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