“Centrodestra si indigna per le spese legali di chi si oppone ma tace sui milioni spesi dalla Stretto”

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Non si spengono le polemiche sull’iter seguito per riesumare il progetto ponte e per i tentativi di stoppare e far luce sulle anomalie. In attesa del parere definitivo da parte del Cipess l’attenzione è concentrata sui procedimenti giudiziari in corso.

Ci sono infatti quattro procedimenti in corso legati all’infrastruttura. Due sono i contenziosi che vedono contrapposti il consorzio Eurolink e la Parson Transportation alla società Stretto di Messina – il primo con udienza in Corte d’Appello a giugno, il secondo previsto il 20 gennaio scorso è  stato rinviato al prossimo 15 settembre – e che potrebbero rallentare l’avvio dei lavori. Gli altri due sono i ricorsi al Tar del Lazio. Uno presentato da Legambiente, Lipu e Wwf Italia, l’altro dai comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Ma c’è anche la questione dei 104 ricorrenti che si sono visti bocciare la “class action” e condannati al pagamento di spese legali esorbitanti per il quale sarà proposto appello.

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Già le associazioni dei Consumatori Adiconsum, Adusbef, Assoutenti, Casa del Consumatore, Codici, ConfConsumatori, CTCU, Movimento Consumatori e Udicon hanno richiesto un incontro al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per discutere dell’orientamento allarmante della magistratura nei confronti delle azioni collettive portando come esempio proprio la condanna alle spese legali che i 104 cittadini messinesi devono sostenere per essersi rivolti al Tribunale delle imprese di Roma.

E mentre a Messina è scattata la prima petizione a sostegno dei ricorrenti con una raccolta fondi (CLICCA QUI PER ADERIRE) anche sulla sponda calabra non mancano le polemiche sui costi da sostenere per far valere i propri diritti con la Lega e Forza Italia che hanno gridato allo scandalo per le spese legali che devono affrontare i Comuni di Villa San Giovanni e dalla Città metropolitana di Reggio Calabria e per il ricorso al Tar Lazio.

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Contestazioni che – a fronte dei fondi pubblici spesi per produrre fino ad oggi solo montagne di carta – hanno scatenato la reazione del segretario provinciale del Pd di Reggio Calabria, Antonio Morabito. “Lega e di Forza Italia gridano allo scandalo per le spese legali sostenute dai Comuni di Villa San Giovanni e dalla Città metropolitana di Reggio Calabria e per il ricorso al Tar Lazio quando, invece, nulla dicono rispetto ai milioni di euro già spesi dalla società Stretto di Messina e rispetto ai tagli che il governo di centro destra nazionale sta effettuando nei confronti del Sud ed in particolare della Calabria”, afferma Antonio Morabito.

“Ed infatti, ricordiamo, – continua Morabito – che fino al 2013 la società Stretto di Messina ha speso in consulenze 320 milioni di euro… questi non erano soldi pubblici? Non solo, ma nulla hanno detto sul fatto che a oggi i soli soldi messi in campo per il fantomatico progetto del ponte sullo Stretto sono stati sottratti dai Fondi di coesione destinati a Calabria e Sicilia per un importo di oltre 2 miliardi e 300 milioni di euro. Ed ancora, non hanno protestato sulla riduzione del Fondo di perequazione infrastrutturale” da 4,6 miliardi a solo 700 milioni di euro; di tali fondi l’80 per cento spettava al Sud. Fondi che dovevano servire a coprire il gap infrastrutturale fra Nord e Sud ed erano destinati in particolare ad opere idriche, istruzione, sanità e trasporti. Da ultimo, la Legge di bilancio taglierà al Mezzogiorno 5,3 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Ciò contribuirà al rallentamento di una crescita che, per effetto dei fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è stata più alta di quella registrata al Nord”.

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“Sul taglio delle risorse per il Sud pesa l’eliminazione di Decontribuzione Sud, uno sgravio contributivo alle imprese istituito nel 2020 dal governo Conte durante il covid che ha avuto un certo impatto sulla crescita trainata in particolare dalle costruzioni e dalla spesa in opere pubbliche. Nel 2023 ha interessato più di due milioni di lavoratori. Secondo le stime Svimez, l’abrogazione comporterà una riduzione di due decimi di punto della crescita del Pil del Sud e di tre decimi dell’occupazione, con circa 25 mila posti di lavoro a rischio. Dagli esponenti del centro destra, che hanno a cuore le sorti del Sud e, quindi, della Calabria, ci saremmo aspettati – conclude il segretario provinciale del Pd – una presa di posizione su questi e sugli altri tagli effettuati e non su una legittima scelta di un ente di impugnare un provvedimento”.



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