Il primo discorso di Donald Trump. Chi se lo aspettava calmo e distensivo ha invece ascoltato la potenza delle parole e il j’accuse tremendo contro l’amministrazione precedente. Poi la grazia a quelli che definisce “gli ostaggi” del 6 gennaio, l’esaltazione di chi si è ribellato alle strette nell’epoca del Covid-19.
Gli ex presidenti democratici, Biden, Obama e Clinton siedono in silenzio e incassano. Riescono ad applaudire solo il passaggio sulla liberazione degli ostaggi Israeliani. Così il primo discorso del Trump 2.0 ha mostrato plasticamente la divisione del Paese.
I passaggi sui dazi, sul neo-protezionismo americano, quello sulla volontà di “espansione” del territorio americano, il pugno duro contro l’immigrazione sul confine a sud, la voglia di cambiare il nome del Golfo del Messico, le volontà di controllo del canale di Panama, l’uscita dal green deal, disegnano la visione del mondo di Trump. All’elenco didascalico di Trump mancano due capitoli, sfiorati solamente: il rapporto con la Cina che ha toccato essenzialmente la vicenda TikTok e quello con la Russia. “Vorrò essere ricordato come Donald il pacificatore”. E dopo il discorso arrivano le reazioni dal mondo.
L’insediamento di Donald J. Trump come 47° presidente – Giorgia Meloni e Javier Milei (Getty)
L’Europa
Giorgia Meloni era presente al giuramento, unica europea presente in platea che sembra essere uno dei punti di contatto col vecchio Continente. Viktor Orbán che non c’è ma che si fa sentire in una sorta di versione Occupy Bruxelles. Si è congratulato con il nuovo presidente americano Donald Trump, affermando che le forze nazionaliste, rafforzate dall’insediamento del magnate alla guida degli Stati Uniti, devono ora “occupare” Bruxelles. “Congratulazioni al Presidente @realDonaldTrump! Ora tocca a noi brillare! Tocca a noi occupare Bruxelles!”, ha scritto Orban su X. Una dichiarazione che sembra uscire dai cinegiornali Luce. Così L’Unione europea con Ursula von der Leyen non può fare altro che inviare un messaggio di auguri rivolto al nuovo capo di Stato americano. Che è un po’ auspicio e un po’ speranza.
“L’Ue attende con impazienza di collaborare strettamente con lei per affrontare le sfide globali”, ha scritto Von der Leyen. “Insieme, le nostre società possono raggiungere una maggiore prosperità e rafforzare la loro sicurezza comune; questa è la forza duratura del partenariato transatlantico”.
Ma Trump ha già chiesto alle agenzie federali di studiare gli accordi commerciali con i vari Paesi e capire dove sarà più conveniente colpire con i dazi. Canada, Cina, Messico e Unione Europea sono avvertiti.
La Cina
Per la Cina c’è il vicepresidente, e il Paese si prepara all’imprevedibilità di Donald Trump alla Casa Bianca, con i temuti dazi fino al 60% sul made in China. Ma all’attenzione di Pechino non è sfuggito che il tycoon sta dando il via al suo secondo mandato partendo dal dragone con spunti d’interesse. Per motivi d’immagine soprattutto interna, Xi Jinping non poteva accettare l’inedito invito del tycoon, presentarsi di persona nella platea di Capitol Hill e omaggiare the Donald. Ma il leader cinese non ha disdegnato l’iniziativa, vista come il riconoscimento che il nuovo inquilino della Casa Bianca lo vede sì come avversario, ma anche come interlocutore privilegiato. Un messaggio apparso più chiaro dopo la telefonata tra i due leader di venerdì scorso, quando il tycoon ha scritto su truth che “il presidente Xi e io faremo tutto il possibile per rendere il mondo più pacifico e sicuro!”. Xi, invece, ha elencato venerdì a Trump i suoi punti: la necessità di convivenza pacifica, la questione Taiwan (rivendicata da Pechino e linea rossa dei legami con gli Usa), il nodo commerciale con la minaccia dei dazi americani e lo scontro tecnologico, punti caldi tra le gravi difficoltà dell’economia mandarina. Il caso Tiktok “mette alla prova la serietà usa di cooperare”, ha scritto il China Daily in un editoriale. Pechino ha incassato una prima vittoria: la popolare app della cinese Bytedance ha resistito al bando del 19 gennaio, grazie a Trump. E ha citato, attraverso il suo ministero degli Esteri, “un processo decisionale aziendale indipendente” dopo che il tycoon ha proposto di assicurare il 50% di proprietà statunitense di tiktok. Una possibile apertura in un negoziato non semplice.
Xi Jinping e Donald Trump in un incontro nel primo mandato (@web)
Il Messico e il confine a Sud
La dichiarazione di emergenza al confine col Messico è fra i primi decreti presidenziali. Ed i risultati sono subito evidenti. In un messaggio postato sul sito delle Dogane e della protezione delle frontiere, si legge: ”La funzionalità CBP One, che in precedenza consentiva agli stranieri privi di documenti di presentare informazioni in anticipo e fissare appuntamenti presso otto punti di ingresso al confine sud-occidentale, non è più disponibile e gli appuntamenti esistenti sono stati cancellati”. Con il documento di appuntamento CBP One si poteva transitare liberamente attraverso il Messico ed entrare negli Stati Uniti per presentarsi alle autorità statunitensi.
Riguardo al vicino Messico, Trump non ha dichiarato una guerra, ma aperto anche un nuovo caso di relazioni, oltre al tema immigrazioni, annunciando la decisione di cambiare nome al Golfo del Messico, chiamandolo Golfo d’America. “E’ nostro”, ha spiegato. Il nome è in vigore da oltre un secolo ed è stato dato in onore delle rotte utilizzate dagli imperi Maya e Aztechi. La presidente del Messico Claudia Sheinbaum ha già dichiarato di recente di essere contraria a cambiare il nome. Si è congratulata su X con Donald Trump “per la sua nomina a 47esimo Presidente degli Stati Uniti d’America”, affermando che “come vicini e partner commerciali, il dialogo, il rispetto e la cooperazione saranno sempre il simbolo del nostro rapporto”. Dal Messico all’Argentina. Il Presidente argentino Javier Milei c’è, segue il giuramento proprio accanto a Giorgia Meloni. Vorrebbe creare una sorta di Internazionale di destra. Ed anche lui è un punto di riferimento di Trump per l’America latina, è entusiasta per il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
Make America great again, anche dal punto di vista dell’espansione territoriale?
Il “vogliamo controllare Panama” non piace al presidente panamense Jose Raul Mulino “Il Canale è e resterà di Panama”. Lo ha dichiarato in un comunicato pubblicato sui social, rispondendo così a quanto minacciato nel suo discorso inaugurale dal presidente Donald Trump, secondo cui gli Stati Uniti avrebbero “ripreso il controllo” del Canale.
Groenlandia e Canada -Trump potrebbe cercare di annettere la Groenlandia, un territorio autonomo della Danimarca e l’isola più grande del mondo, dove gli Stati Uniti hanno già una base militare e molte truppe? Il Canada sarà il 51esimo Stato, come ha più volte detto? Nessuno dei due piani sembra essere realisticamente in programma, non ne parla nel corso del suo intervento di insediamento.
Ma anche solo parlarne è stato sufficiente a far sollevare un polverone. Non c’è, fino al momento in cui stiamo scrivendo, un messaggio augurale dei reali di Danimarca (la Groenlandia è un loro territorio d’oltremare). Per quanto riguarda il Canada la paura è quella dei dazi. L’annessione viene vissuta come una “boutade”. “Siamo più forti quando agiamo insieme”, ha affermato il Primo Ministro Justin Trudeau. “Il Canada e gli Stati Uniti mantengono la partnership economica di maggior successo nel mondo e siamo il primo partner commerciale l’uno dell’altro”, ha ricordato il capo del governo del Canada, che teme che il presidente americano metta in atto la minaccia di imporre dazi doganali al 25%.
Il Presidente del Panama Josè Raul Mulino (@web)
La guerra in Ucraina e i rapporti Usa-Russia
Il nuovo presidente Usa non si sarebbe limitato alle dichiarazioni, ma sarebbe già passato ai fatti ordinando ai suoi collaboratori di organizzare una telefonata con il capo del Cremlino nei prossimi giorni con l’obiettivo di discutere la possibilità di un incontro nei prossimi mesi. Vladimir Putin gli risponde di essere pronto, con le parole e con i gesti simbolici. Ha riunito in via eccezionale il consiglio di sicurezza nazionale a poche ore dal giuramento di Trump, per dire che la Russia “si congratula” con lui ed è “aperta al dialogo con la nuova amministrazione sul conflitto ucraino”. Obiettivo dei negoziati, sottolinea punti, “non dovrebbe essere una breve tregua”, ma “una pace a lungo termine”. Nei suoi commenti Putin ha messo da parte gli elementi divisivi, concentrandosi invece sulle possibilità di riavviare un dialogo su “un certo numero di questioni dell’agenda globale, incluso il rafforzamento della stabilità strategica e della sicurezza”.
Ma la pace, per quel che riguarda l’Ucraina, si deve fare in due. Volodymyr Zelensky si felicità con Trump. “È un uomo di grande forza. Auguro al Presidente e a tutta l’America successo. Gli ucraini sono pronti a collaborare con gli americani per raggiungere la pace, una vera pace. Questa è un’opportunità che deve essere colta”. Dichiara il presidente ucraino in un post su X.
Vladimir Putin e Donald Trump ad un G20 del primo mandato del Tycoon (@web)
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