Il numero uno delle Generali: “Dire che mandiamo il risparmio degli italiani in Francia è una bufala”

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Nessun furto e nessuna fuga in atto. Generali getta acqua sul fuoco dell’intesa con i francesi di Natixis per la gestione congiunta di quasi 1.900 miliardi di euro di risparmi, 632 dei quali provenienti dalle masse in carico a Trieste. Il risparmio degli italiani vola Oltralpe? “Bufale”, secondo il numero uno della compagnia Philippe Donnet, francese con cittadinanza italiana, come tiene lui stesso a ricordare nel corso di un incontro con la stampa per presentare l’intesa approvata nella serata di lunedì 20 gennaio. “Dire che mandiamo il risparmio degli italiani in Francia è una bufala”, taglia corto. E a chi chiede il perché di tanta fretta di approvare l’accordo, come criticano i grandi soci privati Caltagirone e Delfin oltre al collegio sindacale, risponde asciutto che le regole sono state rispettate: “C’è stato un ampio dibattito in consiglio e sono state rispettate le best practice internazionali”. Ma almeno avete previsto delle vie di uscita? “Non parliamo di divorzio il giorno del matrimonio”. E la sede ad Amsterdam? “Una città come un’altra che non sia Milano o Parigi, ma non ci sarà alcun impatto fiscale: non pagheremo poche tasse”, è la replica. D’altro canto, punzecchia, altre imprese italiane hanno già scelto di avere sede nei Paesi Bassi.

Insomma, la versione di Donnet e dei suoi è diametralmente opposta a quella dei detrattori. L’operazione transalpina darà vita a un operatore europeo da 4,1 miliardi di ricavi che sarà leader in un settore fino ad ora nelle mani dei gestori americani. Quindi avrà l’effetto di attrarre più investimenti sull’Italia e non quello di portare fuori dall’Italia il denaro degli italiani. Il manager, in ogni caso, garantisce che ad assumere le decisioni strategiche su quanto e dove investire sarà il proprietario dell’asset, quindi Generali per gli asset Generali: “Io non vedo criticità, anzi abbiamo voglia di spiegare la qualità e la bontà di questa operazione anche per l’Italia. Stiamo creando – dice – una piattaforma leader con solide radici europee”. Si, ma che ne sarà dei titoli di Stato italiani di cui la compagnia è tra i principali acquirenti? “Saremo un volano di attrazione di investimenti anche per i Btp”, replica Donnet, aggiungendo che sul finanziamento del debito italiano “deciderà il cda di Generali: un cda di italiani in Italia”. Nessun commento diretto, poi, sulle critiche dei soci, Caltagirone in testa (“non commenterò l’iniziativa ipotetica di alcuni soci perché sto lavorando su ciò che vero”). Ma neanche sul ruolo di Mediobanca come primo azionista della compagnia e consulente per l’operazione.

In ogni caso il governo era stato informato, dice ancora Donnet. Il Parlamento, però, storce il naso e da destra a sinistra si chiede a gran voce interventi e verifiche da parte dell’esecutivo. Il senatore di Fratelli d’Italia Fausto Orsomarso, capogruppo nella Commissione finanze e responsabile banche del partito, teme “impatti rilevanti per l’Italia ed i suoi risparmiatori”. Critici anche Andrea de Bertoldi (gruppo misto), Roberto Morassut (Pd) e Francesco Emilio Borrelli (Avs). Più attendista Forza Italia “da sempre a favore del libero mercato”, come dice Vito De Palma capogruppo in commissione finanze della Camera che in ogni caso chiede “tutte le necessarie verifiche per garantire che l’operazione in atto non rappresenti esclusivamente una natura speculativa”.

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