I fund manager globali puntano sull’Europa

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La survey di BofA mostra la seconda maggiore allocazione alle azioni UE da 25 anni. A gennaio i gestori sono rimasti orientati al rischio, con un sentiment rialzista verso dollaro ed equity USA. Cautela sui bond

Un’allocazione alle azioni europee che è la seconda più alta da 25 anni. I dati parlano chiaro: a gennaio i fund manager globali sono tornati a puntare forte sul Vecchio Continente, con gli asset di rischio in ritardo che hanno recuperato terreno. È quanto emerge dalla survey mensile di BofA Global Research, intitolata appunto ‘Make Europe great again’, secondo cui i gestori sono rimasti orientati al rischio, con un sentiment rialzista verso dollaro ed equity USA, ma ribassista verso tutto il resto.

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Cauti sulle obbligazioni

Il sondaggio, condotto su 182 investitori per un totale di 513 miliardi di dollari di asset in gestione, evidenzia una notevole diffidenza soprattutto nei confronti del reddito fisso. Il sottopeso sui bond è infatti il maggiore da ottobre 2022, mentre la liquidità è rimasta ai minimi (3,9%). Per gli intervistati, un aumento disordinato dei rendimenti obbligazionari rappresenta la più grande minaccia del 2025 alla stabilità dei mercati.

Verso un no-landing

Intanto, tra i fund manager europei aumentano le speranze di un no-landing per l’economia globale. Il 38% degli intervistati scommette infatti su questo scenario per i prossimi dodici mesi, in deciso aumento rispetto al 6% di settembre. Al contrario, la possibilità di un soft landing perde sostenitori, scesi dal 79% al 50%, così come quella di un atterraggio duro, passata dall’11% al 5%. “Gli Stati Uniti rimangono la principale fonte di forza, con quasi il 70% degli investitori secondo cui la crescita a stelle e strisce rimarrà solida, specifica la nota di BofA.

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Fiducia a Trump. La Germania ‘compensa’ la Cina

Quanto all’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, quasi il 60% dei gestori di fondi prevede che le politiche del tycoon avranno un impatto positivo sulla crescita globale, con i benefici derivanti da stimoli fiscali e deregulation che supereranno i potenziali effetti negativi di dazi e lotta all’immigrazione. Cala intanto l’ottimismo per un’accelerazione dell’economia cinese, con solo il 21% degli intervistati che si aspetta un incremento della crescita rispetto al 36% di dicembre, mentre aumentano le speranze nella locomotiva tedesca. Sono infatti più numerosi (35%) gli investitori convinti che la politica fiscale della Germania possa fungere da catalizzatore per l’attività economica europea, anche se un eventuale piano di stimoli di Pechino è considerato il maggiore rischio al rialzo per la crescita globale.

Inflazione e tassi in cima alle preoccupazioni

Dalla survey emergono poi crescenti preoccupazioni per l’inflazione e i tassi di interesse, a causa della resilienza della crescita globale. Il 44% degli intervistati prevede infatti un ambiente macroeconomico caratterizzato da una crescita sostenuta e un carovita persistente. Un sentiment che si riflette nelle aspettative sui prezzi, con appena il 7% che prevede un calo globale nei prossimi dodici mesi, la percentuale più bassa in due anni. Non solo: per la prima volta da ottobre 2022, un netto 7% prevede un incremento dei rendimenti obbligazionari a dieci anni.

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Il 41% degli intervistati vede poi gli aumenti dei tassi della Federal Reserve come il più grande rischio di coda per i mercati. La politica delle banche centrali emerge infatti come preoccupazione fondamentale, con il 26% che indica una politica monetaria aggressiva come il fattore scatenante più probabile per una correzione del mercato, in aumento rispetto all’8% di dicembre.

“In termini di rischi al rialzo, il 50% pensa che ulteriori aumenti azionari saranno guidati dagli utili, mentre un netto 33% vede le azioni europee sottovalutate, specifica la nota. Quanto ai settori, quello finanziario è diventato il più affollato, con il comparto assicurativo che appare il più sovrappesato in Europa. I titoli ciclici continuano invece ad essere sottopesati, con l’automotive in coda.

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