Askatasuna, video intercettazioni choc centro sociale: “Bambini negri come i cani”/ Digos: “Indole razzista”

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Un’inchiesta esclusiva di Quarta Repubblica svela i lati oscuri del centro sociale Askatasuna di Torino, tra frasi contro le persone di colore e minacce di violenze ai danni degli stranieri. C’è un’informativa della polizia, trasmessa alla procura di Torino, per la quale sono finiti a processo 26 attivisti dell’estrema sinistra, alcuni dei quali anche per associazione a delinquere, altri per estorsione e violenza contro pubblico ufficiale. In totale, le richiesta di condanna arrivano a 88 anni di carcere. Pubblicamente e in piazza combattono per il diritto alla casa, per la morte di Ramy Elgaml, contro la Tav e per la Palestina, in privato invece i toni cambiano, stando alle intercettazioni della Digos.



Gli stessi investigatori rimarcano l’incoerenza, visto che le ragioni antirazziste alla base delle loro proteste vengono “totalmente smentite dalla radicata indole razzista dei militanti di Askatasuna“. Si fa riferimento, infatti, a “epiteti discriminatori” nei confronti delle persone di colore. Ad esempio, viene trasmessa la dichiarazione di un membro del centro sociale in questione che non si dice stupito che l’Africa sia stata conquistata, “evidentemente qualcosa di fottutamente genetico ci deve essere“.

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C’è un’intercettazione sempre del 2020 sui bambini di colore, in cui si parla di “un bel ne*retto sano da prendere già fatto e finito da allevare come un bianco” da crescere “come i cani“, con cui viene fatto un paragone esplicito: “Sempre meglio prenderli educati da adulti che un cucciolo“. Per gli investigatori non si tratta di uscite decontestualizzate, ma anzi sono la prova che la solidarietà è solo apparente e strumentale a ottenere l’appoggio degli stranieri.

DALLE AGGRESSIONI ALLE ESTORSIONI

Il programma cita poi presunte aggressioni vicino alla sede del centro sociale Askatasuna per evitare che la presenza degli spacciatori stranieri portasse lì le forze dell’ordine. Per gli investigatori, questo centro sociale avrebbe imposto nel tempo, anche con l’uso della violenza, il proprio dominio nel quartiere Vanchiglia di Torino, dove non è gradita la presenza delle forze dell’ordine. “Siamo andati io e lui contro tre ne*ri a cecare gli altri due negri… bastar*i ne*ri“, riporta un’altra intercettazione. I pm hanno ravvisato anche casi di estorsione ai danni degli stranieri, che avrebbero dovuto pagare una quota per vivere in alcune stanze abusive dei palazzi occupati dagli attivisti di estrema sinistra.



Peraltro, non sarebbero mancati anche casi di violenza per gestire l’attività. Uno straniero ha riferito di essere stato aggredito anche con un tirapugni di ferro e di essere stato colpito ripetutamente, anche una volta a terra. Anche gli stessi attivisti di Askatasuna hanno parlato delle spedizioni punitive, stando alle intercettazioni: “Sto ne*ro che si fa i cazzi suoi, tipo beve fuori dalla stanza. Bisognerebbe portarlo nelle cantine in quattro e picchiarlo o minacciarlo“.

IL PROGETTO PER “LEGALIZZARE” ASKATASUNA

A Quarta Repubblica è intervenuta anche la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli: “Io credo che a Torino esista un problema di copertura politica nei confronti degli occupanti del centro sociale Askatasuna. Si sana il centro sociale più pericoloso d’Italia, è una cosa incomprensibile a tutti i torinesi“. Il riferimento è al progetto avviato dal Comune di Torino per legalizzare la presenza di Askatasuna che occupa abusivamente un edificio che, secondo i pm, sarebbe la base logistica della presunta associazione a delinquere.

Il sindaco torinese Stefano Lo Russo ha respinto ogni insinuazione: “Il compito del Comune è quello di provare a restituire dopo 30 anni un immobile illegalmente occupato alla collettività, i reati li commettono le persone, non gli immobili“. Dunque, nega che ci sia una copertura politica: “Assolutamente non c’è, non c’è mai stata né mai ci sarà alcuna copertura politica delle frange violente“.

D’altra parte, segnala che “Askatasuna non è solo la violenza, dentro il centro sociale c’è un progetto di rigenerazione, di riqualificazione“. Tra i garanti del patto c’è l’ex magistrato Livio Pepino, ex presidente di Magistratura democratica e già membro del Csm, secondo cui “Askatasuna sarà uno dei diversi soggetti che concorreranno alla gestione di questo bene comune“. Eppure, ci sono 26 attivisti a processo.

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“Può praticare, come tutti i centri sociali, una forma di antagonismo che si traduce in manifestazioni che possono anche avere momenti di scontri all’interno della città. Secondo me proprio un percorso di questo tipo dovrebbe essere particolarmente apprezzato proprio da chi critica questa attività del centro sociale“, ha aggiunto Pepino, che non ha voluto rispondere alla domanda se il figlio sia esponente del mondo anarchico torinese. “Non ne voglio parlare perché è di estremo cattivo gusto. Stiamo parlando di grandi problemi sociali e lei cerca di inserire dei problemi di carattere personale“.



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