Storie di edicole che resistono e non crollano, il racconto a Terni

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Terni, una città che un tempo si svegliava con il fruscio della carta stampata, oggi assiste alla lenta scomparsa delle sue edicole. Un cambiamento che si legge sui volti di chi ancora si alza all’alba per portare quotidiani e riviste ai propri clienti. Tra nostalgia e amarezza, la crisi del settore si riflette nei racconti di chi, dietro quei piccoli chioschi, ha vissuto decenni di storia cittadina.

Abbiamo girato tra le vie del centro storico per scoprire cosa si nasconde dietro quelle saracinesche ancora aperte che un tempo custodivano la cultura della carta stampata. Ci siamo fermati a parlare con gli edicolanti, quelli che resistono e quelli che, loro malgrado, hanno dovuto arrendersi. Tra le vie della città, abbiamo trovato storie di impegno, delusione, nostalgia, ma anche di chi ama il proprio mestiere e ha voglia di scommettere ancora su di esso. Perché qui, dietro ogni chiosco che chiude, c’è un pezzo di Terni che se ne va.

Terni, chiudono ben cinque edicole nel giro di un mese: nel centro è moria

A Terni, non si parla più di edicole come luoghi di passaggio quotidiano, ma come ricordi di un tempo in cui il giornale accompagnava il primo caffè del mattino e ci si scambiava idee dal vivo. Il 2024 ha visto chiudere cinque attività tra la stazione e corso del Popolo solo nell’ultimo mese dell’anno, con tre chioschi smantellati e un pezzo di storia che se ne va. Piazza della Repubblica, con la sua edicola dal 1890, resiste a fatica, mentre piazza Tacito e via Cesare Battisti perdono i loro ultimi baluardi. Non sono risparmiate neanche piazzale Adriatico e piazza Valnerina, dove le serrande dopo ben 42 anni si sono abbassate senza fare rumore, ma lasciando un vuoto.

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E poi ci sono le storie di chi è rimasto. A viale della Stazione, l’edicola dei fratelli Ciarulli è stata rimossa dopo 65 anni di attività. Era più di un punto vendita: era un salotto per chi cercava riviste internazionali o uno scambio di idee. Matteo Gregori, che lotta in via Lungonera Savoia da vent’anni, ha venduto il suo ultimo quotidiano il 30 novembre, tra costi alle stelle e clienti sempre più rari. E che dire poi dell’edicola in via Carrara, smantellata nel gennaio scorso: oggi rimane solo una sorta di monumento ai caduti, un buco nel terreno circondato da strisce arancioni. Nulla neanche in Vico Fossaceca: su google maps appare e scompare come un fantasma. 

Secondo la Camera di Commercio, le edicole attive in città erano 42 alla fine del 2023. Nel 2024 il numero è crollato, lasciando la città con meno luoghi dove la carta racconta ancora il mondo.

Le voci degli edicolanti: storie tra nostalgia e cambiamento 

Le parole degli edicolanti sono un misto di amarezza e dignità. A Largo Antonio Sangallo, accanto alla biblioteca comunale, la titolare ripercorre il cambiamento: ” Sono qui da quasi quarant’anni e ricordo che prima si lavorava con quotidiani, enciclopedie, e tanto altro. Ora non c’è più niente: costi altissimi, poche persone che comprano, troppa tecnologia. Stiamo tutto il giorno qui dentro, ma non riusciamo nemmeno a coprire le spese”.

Daniele Olivi, dell’edicola in via Primo Maggio, analizza il problema con lucidità chirurgica e ha un punto di vista leggermente diverso: “Molte edicole hanno chiuso e chi resta, come noi, raccoglie i clienti rimasti. Ma il problema vero è una distribuzione inefficiente e la mancanza di incentivi per l’editoria. Il digitale non ci ha tolto molto: è la gestione generale che non funziona”.

In piazza della Repubblica, il titolare spiega come sia sempre più difficile andare avanti. “Tra il suolo pubblico, la corrente e le spese generali, non ci rimane niente. Gli aiuti statali sono stati una tantum, pochi euro che non bastano a coprire il calo delle vendite. Quando chiudono altre edicole, non arrivano nuovi clienti, al massimo un 5%, e non è abbastanza.”

Fabio Carlino, in via Lungonera Savoia, non nasconde la sua frustrazione: “Questo problema c’è da anni. Nessuno si è mai mosso per tempo. Non ci sono tutele e mancano interventi seri”. Lascia intendere, insomma, che ora è troppo tardi per intervenire su una problematica così ampia.

All’edicola di piazza Tacito, invece, emerge un filo di ottimismo nello sguardo del giovane edicolante: “Se ne sta parlando molto in questo periodo. Non vedo il futuro in modo completamente negativo e spero che qualcosa si possa risolvere”.

E così, tra l’amarezza di chi si sente abbandonato e la speranza di chi cerca un’opportunità per ripartire, le edicole raccontano non solo una crisi del settore, ma il volto di una città che cambia. I chioschi, che per anni hanno rappresentato un punto di incontro e cultura, sono ora il simbolo di una lotta per resistere. Terni, con le sue voci e le sue storie, rimane sospesa tra il rischio di perdere un pezzo della sua identità e la possibilità di reinventarsi, cercando un nuovo equilibrio tra passato e futuro.

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