Legge quadro sulla ricostruzione, ci sono margini di miglioramento

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Legge quadro sulla ricostruzione, ci sono margini di miglioramento. Busia: “Diventi una spinta all’innovazione nei territori”

Ci sono “diversi margini di miglioramento” per la legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità, già approvata dalla Camera e ora in discussione al Senato. E’ quanto ha detto il Presidente di Anac Giuseppe Busìa alla commissione Ambiente di Palazzo Madama, martedì 21 gennaio 2024, nell’ambito delle audizioni sul ddl 1294.

“Un provvedimento molto importante”, ha sottolineato Busìa. “Abbiamo apprezzato che alcuni suggerimenti dell’Autorità Nazionale Anticorruzione siano stati accolti in prima lettura, ma riteniamo che ci siano ulteriori margini di miglioramento, seguendo tre presupposti”, ha aggiunto. In particolare, secondo Busìa, la ricostruzione non deve “mirare solo a ripristinate quanto esisteva, ma anche a dare una spinta per l’innovazione e per accrescere l’attrattività dei territori”. Inoltre, il Presidente dell’Anac ha rimarcato l’importanza di “creare competenze specifiche sulla ricostruzione nelle stazioni appaltanti, a partire dalle centrali di committenza”. Infine, è “fondamentale la trasparenza e il coinvolgimento della popolazione per avere una partecipazione attiva”.

In sostanza, ha sottolineato il Presidente Busìa, i fondi della ricostruzione vanno usati anche come un’occasione per spingere verso l’innovazione e l’attrattività di quei territori, altrimenti interessati da fenomeni di abbandono e desertificazione.  E’ utile poi che ci siano delle competenze specifiche da creare nelle stazioni appaltanti che si occupano di questi eventi straordinari, e quindi è utile che queste vengano concentrate in centrali di committenza che via via si specializzano per queste tipologie di procedure. E’ infine fondamentale che ci sia trasparenza e coinvolgimento della popolazione per avere partecipazione attiva a questi processi così difficili”.

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“Questi tre punti sono alla base di alcune proposte di modifica, che si possono sintetizzare in sette punti, necessari per migliorare ulteriormente un disegno di legge che condividiamo nello spirito” ha proseguito Busìa suggerendo che “il primo punto è che sarebbe importante, fermo restando che ci sono procedure in deroga, che la deroga non si applicasse per la digitalizzazione delle procedure contrattuali: la digitalizzazione consente di aumentare la trasparenza, coinvolgere i cittadini ed insieme di semplificare le procedure.

Secondo punto: utilizzare la vigilanza collaborativa di Anac: si tratta di procedure che abbiamo utilizzato in altri casi, per esempio tutta la ricostruzione post terremoto nell’Italia centrale, dando buona prova di sé. Grazie ad essa, noi affianchiamo le stazioni appaltanti ed i soggetti attuatori, li aiutiamo vagliando in tempi molto rapidi i documenti attinenti alla procedura, sia in gara che nelle fasi successive: questo riduce il contenzioso e accelera”.

“Il terzo punto è prevedere che, quando eccezionalmente si voglia prorogare l’emergenza oltre il quinquennio, come consente il decreto, tale decisione venga assunta solo dopo aver acquisito il parere delle commissioni parlamentari. Si tratta – ha spiegato Busìa   di una durata estremamente ampia, che può arrivare a dieci anni, ed è importante che il Parlamento recuperi il suo ruolo di impulso e controllo su queste decisioni, tanto rilevanti per le comunità coinvolte e per l’intero Paese”.

Quarto punto: “sarebbe importante prevedere che sia solo facoltativa l’adozione delle procedure derogatorie da parte dei commissari, consentendo cioè di utilizzare invece le procedure ordinarie laddove ciò sia opportuno”.

“Il quinto punto riguarda i lavori finanziati anche dal Pnrr, dove, oltre al rinvio alle procedure derogatorie già previste per le stesse, si introduce una possibile deroga alla deroga, che crea elementi di incertezza, apre a possibili contenziosi e quindi a rallentamenti e intralci laddove si vorrebbe semplificare”.

Il Presidente dell’Anac ha anche evidenziato un sesto punto: “con riferimento alla tutela dei lavoratori impegnati nella ricostruzione, sarebbe importante oltre a incentivare i cantieri digitali, che aiutano a verificare anche il rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro, si dovrebbe sempre prevedere il rilascio del Durc di congruità, per verificare che quanto stimato per la manodopera sia coerente con i lavori da realizzare. Non derogare a questo strumento così importante è fondamentale in tema di subappalti”.

Da ultimo, con riferimento agli interventi privati, essendo questi ultimi finanziati con sovvenzioni pubbliche, oltre a garantire la tracciabilità, “si dovrebbe, da un lato, prevedere la responsabilità solidale fra il contraente principale e il subappaltatore, in caso di ricorso al subappalto, analogamente a quanto avviene per i contratti pubblici. E, dall’altro, stabilire la revoca del contributo pubblico, qualora le regole in materia di subappalto non siano rispettate: sappiamo che i subappalti sono estremamente delicati per tante ragioni, ed estendere all’ambito privato alcune delle garanzie previste nei contratti pubblici sarebbe importante per tutelare i lavoratori ed insieme assicurare il migliore uso delle risorse pubbliche”.

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