Alluvione in Val di Zena: “La mia casa colpita tre volte in 5 anni. Il mio cane è affogato e ho perso tutto. Così chiedo giustizia”

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“La Val di Zena è una valle bellissima, con una natura splendida. La casa che è stata colpita e infine devastata da diverse alluvioni era il sogno mio e di mia figlia. Lei adesso ha preso la residenza altrove perché, in effetti, come si fa a vivere in un posto considerato pericoloso e di fatto pericoloso?”: queste le parole di Antonio Francesco Rizzuto, che dalla sede dell’associazione di Confabitare di Bologna e dopo aver subito ben tre eventi violenti (2019, 2023 e 2024) passa oggi alla querela agli enti “responsabili” perché, come spiega, è il momento di chiedere giustizia non solo per sé, ma anche per tutti i residenti della zona. Assistito dal legale Luigi Santomassimo (anche se lui stesso avvocato) e supportato dal presidente dell’associazione di proprietari di immobili Alberto Zanni, Rizzuto dà testimonianza del suo calvario e dei tanti allarmi che ha lanciato nel tempo (oltre che una querela archiviata a novembre dalla Procura). 

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Durante l’incontro è stato illustrato il grave stato di pericolosità del torrente Zena, sottolineando che la “situazione è aggravata da carenze strutturali nella gestione pubblica”. La querela presentata, redatta dal legale di Rizzuto, evidenzia la mancata messa in sicurezza del torrente, nonostante le ripetute segnalazioni, sopralluoghi e il supporto di consulenze tecniche che documentano la necessità di interventi urgenti: “Gli eventi alluvionali del 2019, 2023 e 2024 hanno provocato ingenti danni, con abitazioni invase da fango e acqua, tra cui quella di Rizzuto, che nell’ottobre 2024 è stata sommersa da tre metri di acqua, dopo aver già subito danni rilevanti nei mesi di settembre 2024, maggio 2023 e novembre 2019. L’assenza di interventi concreti da parte della Regione Emilia-Romagna, della Città Metropolitana e dell’Ente di Bonifica Renana è al centro delle accuse. Tra gli interventi richiesti e mai effettuati figurano il dragaggio del letto del torrente, la sagomatura e il rafforzamento degli argini”.

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280 mila euro di danni e un grande dolore

Oltre 280 mila euro di danni nel 2024 e, la morte di una cagnolina che, sovrastata dall’acqua, non è riuscita a portarsi in salvo: “Non sono tanto i danni materiali (nonostante siano molto ingenti) quanto la perdita della mia cagnolina, un componente della famiglia, e di tanti ricordi e oggetti preziosi da un punto di vista affettivo – rimarca Rizzuto – e dopo la terza volta, sentirsi dire che si tratta di ‘eventi eccezionali’ non è più accettabile. Per questo oggi tale gesto rappresenta una volontà di giustizia, non solo per me, ma per tutti gli abitanti della Val di Zena”. La denuncia, in particolare, riguarda: la mancata pulizia dell’alveo del torrente, l’assenza di interventi per abbassare il letto del corso d’acqua, la necessità di innalzare e rafforzare gli argini e una gestione inefficiente delle risorse economiche pubbliche. 

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“Inaccettabile”. E Confabitare se la prende anche con il sindaco

“Dallo 19 di ottobre, data nella quale abbiamo presentato una richiesta per essere ricevuti dal sindaco, ancora non abbiamo ricevuto risposta. Nessuna udienza per noi, ma neppure per le altre associazioni di proprietari. Eppure lui stesso si era reso disponibile a un confronto. Pare non ci sia nessuna volontà di collaborare e quindi sosteniamo questa iniziativa di giustizia proprio nei confronti della regione della Consorzio di Bonifica e della città metropolitana proprio per dare un segnale forte, cioè bisogna che qui la pubblica amministrazione si muova che faccia gli interventi che deve fare e qui le cose stanno in poco i fiumi vanno puliti vanno va fatta la manutenzione perché è l’unico modo per evitare che con le prossime piogge” attacca Zanni. 

“Non possiamo accettare che un torrente come lo Zena, che attraversa territori abitati, venga lasciato in uno stato di totale abbandono – ha commentato il presidente di Confabitare – la mancata pulizia del suo alveo è un problema che si trascina da anni, e ogni pioggia intensa trasforma l’area in un campo di battaglia. È inaccettabile che non siano stati effettuati interventi per abbassare il letto del torrente, una misura fondamentale per evitare che l’acqua esondi con questa gravità. E poi, che dire degli argini? Dovrebbero

essere la prima linea di difesa, ma sono insufficienti, deboli e incapaci di contenere eventi anche solo moderatamente intensi. Il tutto si inserisce in una gestione delle risorse pubbliche che lascia senza parole. Abbiamo fondi destinati alla manutenzione dei bacini fluviali, eppure sembra che restino inutilizzati o mal gestiti. Questo è un problema di priorità e di volontà politica, e i cittadini della Val di Zena non possono più sopportare le conseguenze di questa incuria. È ora di agire con serietà e responsabilità” ha detto Alberto Zanni.

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