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Città sostenibili: esempi, progetti e competenze in Italia

Le città sostenibili devono essere considerate una priorità per il futuro. Il motivo è fornito dall’impatto delle città: pur occupando solo il 3% della superficie terrestre, sono responsabili del 60-80% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di anidride carbonica a livello globale.

In esse vive buona parte della popolazione: solo in Europa, il 75% risiede in città. In Italia, più di un terzo (36,2%) degli abitanti abita nelle 14 città metropolitane.

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Migliorare gli standard utili a elevare i livelli di qualità di vita è fondamentale, pensando che nel 2050 due persone su tre probabilmente vivranno in città o altri centri urbani (Fonte: ONU). Gli obiettivi di sviluppo sostenibili concepiscono di arrivare a città green ben prima. In Agenda 2030, il Goal 11 è focalizzato sulla necessità di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.

Come riuscirci? Le possibilità e gli esempi di città sostenibili ci sono, anche in Italia, sotto forma di amministrazioni virtuose, ma anche di realtà che mettono a fattor comune pianificazione accorta, uso della tecnologia, capacità di visione, per raggiungere risultati importanti.

Di tutto questo se n’è parlato nel corso del convegno web “Sustainable City – Sostenibilità e intelligenza per città più vivibili e a misura d’uomo”, organizzato da Prospecta Formazione in collaborazione con KEY (Rimini, 5-7 marzo).

Essere città sostenibili: il modello Treviso

Le città sono chiamate a migliorare i propri standard di qualità dell’aria, a ridurre consumi, emissioni e traffico, affrontare e ridurre la dispersione idrica, ridurre i rifiuti e migliorare la raccolta differenziata, evitare nuovo consumo di suolo effettuando un’attenta riqualificazione e rigenerazione di spazi urbani, aumentare la copertura verde.

L’esempio di Treviso è illuminante a questo proposito. Ha ricevuto lo European Green Leaf 2025, il premio della Commissione Ue assegnato alle municipalità sotto i 100mila abitanti, che riconosce l’azione locale verso la transizione per un futuro più verde e sostenibile. È la prima città italiana ad averlo ottenuto.
Alessandro Manera, vicesindaco del Comune di Treviso, ha illustrato e motivato perché la città sia risultata meritevole del premio. Oltre a essere la prima città in Italia per quota di raccolta differenziata – è passata dal 53% all’86,8% in dieci anni – si è lavorato per migliorare diversi aspetti. Dall’aumento delle abitazioni allacciate alla fognatura (è stato avviato il micro-tunnelling per aumentare il numero di abitazioni allacciate alla fognatura dal 30% al 70%) alla valorizzazione dell’acqua, all’incentivazione degli spostamenti casa-lavoro in bici.

Ma essere stata scelta tra le città più sostenibili d’Europa – tra l’altro proprio questa settimana l’amministrazione comunale parteciperà alla cerimonia di apertura dell’anno di Vilnius Green Capital 2025, un evento internazionale che celebra l’impegno delle città europee per la sostenibilità ambientale – implica anche un’attenzione all’aumento del verde urbano. Questo passa anche attraverso un piano di forestazione, alla riqualificazione di un’ex discarica con l’installazione anche di un impianto fotovoltaico e, a proposito di transizione energetica, oltre all’avvio di Comunità Energetiche Rinnovabili nel tessuto urbano.

Ma, come ha messo in evidenza Manera, l’importanza di attuare azioni finalizzate alla sostenibilità ha senso se vengono comunicate ai cittadini, soprattutto alle giovani generazioni. Inoltre ha evidenziato il valore del digitale per attuare scelte green:

«saper sfruttare i dati costituisce il 30% del valore. L’importanza del digitale la posso spiegare con un esempio: prima di avviare il PUMS – Piano Urbano Mobilità Sostenibile, sul tema del traffico si andava “a percezione”. Grazie al PUMS abbiamo raccolto migliaia di dati attraverso una piattaforma su molteplici fattori, dall’uso del trasporto pubblico ai tempi di sosta e transito nelle varie arterie di traffico. Questo ci ha permesso di avere una conoscenza approfondita della situazione» e sapere dove e come intervenire per i necessari miglioramenti.

Il potere dei dati per progettare la sostenibilità in città

Saper sfruttare i dati per attuare piani per città sostenibili è fondamentale, lo ha messo in luce anche Adriano Bisello, urban planner, vicepresidente Associazione nazionale degli Urbanisti e dei Pianificatori Territoriali e Ambientali, nonché senior manager PAL & Smart City di Jakala Civitas.

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Adriano Bisello: Il potere dei dati per progettare la sostenibilità in cittàAdriano Bisello: Il potere dei dati per progettare la sostenibilità in città

Ma ancor prima è bene comprendere da dove partire per apportare gli opportuni miglioramenti. Ancora una volta, la mobilità è stato il tema trainante e spesso spinoso delle città. Basti pensare a Roma e a Milano, città nelle quali la velocità media è rispettivamente di 19 km/h e 17 km/h, con 107 e 137 ore perse nel traffico. Pensare che buona parte degli spostamenti urbani è di 8-10 km, che potrebbero essere facilmente coperti in bici. Ecco, allora, la necessità di cambiare mentalità – e mezzi di trasporto – a favore di spostamenti con mezzi decisamente green. Lo stesso Bisello ta lavorando al progetto GRIND (Green Ride for Industrial Districts) che «intende supportare la transizione ecologico-digitale attraverso un cambio di paradigma nella mobilità dei distretti industriali, a vantaggio della competitività territoriale. L’obiettivo è unire le competenze tecnologiche e di processo per elaborare un innovativo modello di business data driven per il noleggio a lungo termine delle e-bike».

La proposta progettuale, che mette le e-bike al centro di un’iniziativa volta a trasformare la mobilità nei distretti industriali e urbani del veronese, ha avuto l’approvazione del Comune di Verona, nasce dalla sinergia tra la startup benefit veronese HESTRO, attiva in ambito ICT – IoT e Jakala Civitas, specializzata in interventi mirati alla digital transformation del territorio. Il progetto lavora alla raccolta e analisi dati sulla mobilità urbana, alla manutenzione predittiva e allo studio dei cambiamenti sociali e comportamentali. La finalità è ridurre il traffico e il congestionamento, con relativo stress, incentivando l’adozione della mobilità elettrica leggera, anche sotto forma di mobility as a service.

«Il dato è prezioso, come pure la tecnologia per comprenderlo e valorizzarlo, ma soprattutto è importante un approccio diverso, che possa essere insegnato alle giovani generazioni per attuare azioni virtuose per un futuro più sostenibile», ha sottolineato Bisello.

Città sostenibili e circolari: l’esempio di Palermo

Le città sostenibili sono quelle che mettono in atto operazioni in grado di rinnovare il loro volto, puntando a recuperare complessi edilizi in disuso e a rigenerare quartieri, in modo da far nascere più centri nel tessuto urbano, creando le condizioni per migliorare la qualità di vita delle periferie, valorizzandone gli spazi. È quanto sta facendo il Comune di Palermo, unica città invitata a partecipare alla decima European Conference on Sustainable Cities & Towns, lo scorso ottobre in Danimarca, dove centinaia di rappresentanti delle città, di partner ed esperti hanno affrontato le soluzioni per rispondere alle esigenze dell’emergenza climatica in corso.

Maurizio Carta, Comune di Palermo, assessore all’Urbanistica e pianificazione strategica territoriale e costieraMaurizio Carta, Comune di Palermo, assessore all’Urbanistica e pianificazione strategica territoriale e costiera

È intervenuto in quella sede, e ne ha parlato in occasione del convegno web, l’assessore all’Urbanistica e pianificazione strategica territoriale e costiera, Maurizio Carta. I progetti in atto, pensati e alcuni in parte in corso d’esecuzione o attuati, sono diversi e toccano molti punti e complessi, dalla ex Manifattura Tabacchi fino alla area ex Fiera del Mediterraneo, compresa l’area in disuso di uno storico polo chimico. La necessità di rigenerare, in piena ottica circolare, si completa con le finalità di resilienza, per affrontare al meglio l’adattamento climatico, e promuovere l’inclusione sociale. Sono nati così progetti come “La città della prossimità aumentata”, un policentrismo di quartieri circolari (città dei 15 minuti) con una dimensione domestico/urbana multifunzionale (città dei 100 minuti). Dovendo affrontare sfide cruciali per il futuro delle città sostenibili, occorre guardare all’urbanistica con altri occhi, come ha voluto fare Palermo.

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Pianificare, mettendo al centro i bisogni dei cittadini

L’importanza di un’attenta pianificazione l’ha ricordato e illustrato bene Maria Beatrice Andreucci, docente di Tecnologia dell’Architettura, presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”, che ha evidenziato un concetto importante, alla base di una corretta progettazione di città sostenibili: «bisogna partire dai bisogni dei cittadini. Non possiamo pensare che i progetti vengano “calati dall’alto”, ma vanno pensati innanzitutto nella progettazione, comprendendo da subito sono i destinatari del progetto urbano e conoscere in modo approfondito le loro necessità».

Lo sviluppo delle città sostenibili dovrà anche fare i conti con la necessità di conciliare la produzione di energia da fonti rinnovabili con l’agricoltura. Da qui si può partire pensando a sviluppare progetti che guardino all’agrivoltaico, come ha illustrato Stefano Amaducci, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili. Questa pratica può contribuire alla produzione di cibo fresco e alla produzione di energia elettrica, conciliando anche la necessità di attuare transizione ecologica e transizione energetica.

Stefano Amaducci, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - Facoltà di Scienze AgrarieStefano Amaducci, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - Facoltà di Scienze Agrarie

L’opportunità fornita dall’agrivoltaico si sposa idealmente per orti sociali ma «possono rappresentare uno strumento paesaggistico per “legare” ambiente urbano e agricolo e costituire una “cintura verde” per evitare l’espansione delle città», ha sottolineato, confidando anche nello sviluppo dei 540 progetti finanziati mediante fondi PNRR per mettere in rilievo l’utilità dell’agrivoltaico, anche in ambito urbano e periurbano, «in aree adiacenti alle città, dove possono rappresentare un elemento di connessione tra campagna e città, costituendo uno strumento prezioso nelle mani degli architetti e dei paesaggisti per il disegno del paesaggio, promuovendo anche una cultura di integrazione nel paesaggio del fotovoltaico».

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