Con la guerra in Ucraina, i narcotrafficanti evitano Odessa: ora la cocaina arriva in Europa passando per San Pietroburgo
Negli ultimi anni si parla sempre più di narcotraffico, in particolare dal 2022, quando l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) ha registrato un aumento significativo delle coltivazioni impiegate per la produzione di stupefacenti. Soprattutto in Sud America, dove i gruppi armati hanno preso il controllo di territori precedentemente gestiti da organizzazioni come le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).
L’incremento e la trasformazione del traffico di droga su scala globale hanno finito per coinvolgere anche la Russia. Secondo il quotidiano russo “Izvestia”, dati provenienti principalmente dalle forze dell’ordine russe, dal Servizio Federale delle Dogane (FCS) e da alcuni portali del dark web hanno evidenziato un’impennata significativa del traffico di cocaina attraverso il territorio russo. Questo aumento sembra essere strettamente legato alle conseguenze dell’attuale contesto geopolitico, che ha costretto i narcotrafficanti a ridefinire, in molti casi, le rotte di contrabbando. Nel 2022, la quantità di cocaina confiscata in Russia era di poco superiore ai 300 kg; nel 2023 è salita infatti a 1,5 tonnellate, fino a raggiungere le 3,7 tonnellate nel 2024. Tra i sequestri di droga più significativi, vi sarebbero quelli avvenuti nel porto di San Pietroburgo, dove le autorità russe hanno intercettato oltre una tonnellata di cocaina proveniente dal Nicaragua e un’altra partita spedita dal Belgio. Le operazioni di contrasto al traffico di droga hanno interessato non solo le aree portuali, ma anche le zone interne, consentendo alle autorità di arrestare numerosi membri di cartelli internazionali e di sequestrare centinaia di chilogrammi di stupefacenti. Una delle operazioni più importanti condotte nel 2023 ha portato al fermo di cittadini colombiani ed europei, con collegamenti diretti al cartello della droga colombiano di Cali, per anni leader delle rotte verso l’Europa e gli Stati Uniti, insieme al cartello di Medellín di Pablo Escobar.
Ad ogni modo, uno dei fattori principali che ha favorito l’aumento del traffico in Russia sembra essere legato ai danni subiti dal porto di Odessa, in Ucraina. Con l’inizio del conflitto tra Kiev e Mosca, il porto ucraino, uno dei principali del Mar Nero, ha subito numerosi attacchi da parte delle forze russe, con danni significativi alle infrastrutture. Questo ha limitato fortemente le operazioni portuali, favorendo la Russia come nuovo punto di transito strategico per il narcotraffico verso l’Europa, e trasformando il porto di San Pietroburgo e altre aree della regione nord-occidentale, in aree cruciali per l’importazione di droga, destinata principalmente a invadere le piazze di spaccio europee.
Nuovi metodi e vecchi cliché
Come spesso accade nei Paesi europei, dove le autorità sequestrano regolarmente droga nascosta in spedizioni di frutta provenienti dal Sud America, anche in Russia il traffico internazionale di droga si concentra sull’uso di container di frutta e verdura, soprattutto banane. Si tratta di uno stratagemma in uso fin dagli anni ’90, che continua a dimostrarsi efficace nel superare i controlli doganali. “Le banane vengono controllate meno frequentemente – ha spiegato Yevgeny Chernousov, ex ufficiale investigativo -. Vengono caricate verdi in container sigillati e mantenuti a una certa temperatura. Se il contenitore viene aperto, c’è un alto rischio che le banane maturino e si deteriorino prima di arrivare a destinazione, costringendo il mittente a pagare un risarcimento”. Lo stesso principio vale per altri prodotti deperibili, come frutta o bacche coltivate nei Caraibi, patria della cocaina.
Tuttavia, i trafficanti stanno sviluppando metodi alternativi, nascondendo la droga in carichi di caffè, cacao, pesce e persino ceramiche. Anche il trasporto terrestre sta registrando un aumento, grazie all’impiego di camion opportunamente modificati. I carichi di droga che viaggiano su gomma provengono principalmente dal Sud America, ma non mancano spedizioni da Paesi come il Belgio e altre nazioni dell’Unione Europea, con diverse organizzazioni criminali, tra cui gruppi albanesi, lettoni, lituani, estoni, olandesi e polacchi, che risultano essere coinvolte nella distribuzione della droga destinata alle piazze di spaccio europee.
Il mercato interno e il dark web
In Russia, il mercato della cocaina, come in Europa, si avvale sempre più del dark web. Secondo Izvestia, negli ultimi due anni gli annunci di vendita di droga online sono raddoppiati, favoriti dalla diffusione di droghe “di seconda mano”, ossia a prezzo ridotto rispetto alla cocaina di alta qualità. La cocaina in Russia, infatti, è considerata una droga accessibile solo ai ceti medio-alti. “Il tossicodipendente medio non può permettersi di acquistare regolarmente cocaina – ha spiegato il narcologo Igor Lazarev -. I principali consumatori sono oligarchi e giovani benestanti, attratti dall’immagine della cocaina come ‘droga per le élite’”. Ciò nonostante, le indagini condotte dalle autorità russe sul dark web hanno identificato circa 300 negozi virtuali che offrono cocaina, con oltre 1150 annunci attivi. La droga acquistata online finisce principalmente in centri con redditi medio-alti, come Mosca e Krasnodar, oltre che in città strategiche come San Pietroburgo.
Elaborazione grafica by Paolo Bassani
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