PARLA L’AGRONOMO E MANAGER IN FINANZIAMENTI STATALI E COMUNITARI
Parola di Manlio Cassandro, agronomo 65enne nativo di Barletta in Puglia, da 48 anni consulente d’impresa, figura poliedrica in particolare imprenditore e manager specializzato nel reperimento di finanziamenti nazionali ed europei. A capo della società che prende il suo nome, la Cassandro srl, con circa 40 tra dipendenti e collaboratori, con clienti del calibro di Amadori e Granarolo ha fatto la parte del leone nell’attrarre finanziamenti in Abruzzo dove peraltro ha rapporti professionali con celebri cantine come Emidio Pepe, Marramiero, Pasetti, la cantina Orsogna, solo per citare alcuni dei suoi clienti
“CON TITOLI PAC ASSISTENZIALISMO ED ECONOMIA DROGATA”, CASSANDRO, “FONDI UE A CHI INNOVA E INVESTE”
AGRONOMO E MANAGER IN FINANZIAMENTI STATALI E COMUNITARI INTERVIENE SU SPECULAZIONI RESE POSSIBILI DAGLI INGENTI FONDI PER PER CHI ACCAPARRA PASCOLI SENZA OBBLIGO DI PRODURRE, “URGE RIFORMA. IN ABRUZZO CI SONO 200 MILA CAPI OVINI, ERANO 5 MILIONI. OCCORRE RICOSTRUIRE FILIERA”. “BENE IGP ARROSTICINO, DOP CON CARNE LOCALE AD OGGI IMPOSSIBILE, MA DEVE ESSERE IL SECONDO STEP”.
L’AQUILA – “Occorre una riforma nei criteri di assegnazione dei finanziamenti europei per l’agricoltura, potenziando le risorse per gli investimenti produttivi, riducendo invece i finanziamenti per il cosiddetto ‘primo pilastro’, i contributi dati a superficie, per mantenere determinati redditi, come ad esempio i titoli Pac per l’allevamento, una anomalia che crea una economia drogata”.
Una bocciatura senza appello e senz’altro autorevole, quella di Malio Cassandro, agronomo 65enne nativo di Barletta in Puglia, da 48 anni consulente d’impresa, figura poliedrica in particolare imprenditore e manager specializzato nel reperimento di finanziamenti nazionali ed europei, cin importanti clienti in tutta Italia, a capo della società che prende il suo nome, la Cassandro srl, con circa 40 tra dipendenti e collaboratori.
Una bocciatura del meccanismo di cui più volte si è occupato Abruzzoweb, che consente di accedere ai contributi europei ai detentori di “titoli”, tanto più pesanti, quanto più era di pregio l’attività originaria dell’allevatore o agricoltore, anche attività ora dismesse, semplicemente accaparrando ettari di pascoli, senza avere l’obbligo di fare una attività zootecnica degna di questo nome, che produce latte, carne e formaggio. Visto che basta tenere un tot numero di animali al pascolo.
Un meccanismo che ha aperto il varco anche a vere e proprie truffe, salite alla ribalta delle cronache come “mafia dei pascoli”, e comunque al proliferare di aziende spesso di comodo, arrivate in Abruzzo, le cui montagne sono ricchissime di pascoli, spesso inutilizzati, interessate solo a mettere mano ai contributi pubblici, a discapito di una sana filiera zootecnica. Tagliando spesso fuori dai giochi i piccoli allevatori locali che non hanno nel loro portafoglio titoli “pesanti”, e non possono alzare il prezzo nei bandi comunali, a differenza di chi in altre regioni aveva grandi produzioni di pregio.
Un’economia drogata” taglia corto Cassandro, per il quale “questa tipologia di finanziamenti sicuramente sono di aiuto in certe aree montane svantaggiate, ma l’obiettivo deve essere quello di creare sviluppo, e sempre meno assistenzialismo. L’Abruzzo ad esempio aveva un patrimonio ovino di 5 milioni di capi, ora ne ha solo 200mila, e questo significa meno ricchezza meno presidio del territorio, lavoro per i giovani. Qualcosa insomma non funziona”.
Cassandro conferma insomma la sua idea, ben diversa, dell’utilizzo dei finanziamenti europei. E del resto è grazie alla sua consulenza che l’Abruzzo ha appena fatto la parte del leone nel “Bando sui Distretti del Cibo” dal valore di circa 100 milioni del Masaf con ben a 17,9 milioni di euro, la somma più alta, andata al “Distretto Agroalimentare di Qualità Vino d’Abruzzo”, con sede a Chieti, finalizzati alla ricerca, all’innovazione e alla promozione del prodotto.
E a proposito di ovinicoltura, tra i prodotti di eccellenza più volte Cassandro ha indicato l’arrosticino, ma ammonisce, “dobbiamo fare in fretta a tutelare questo prodotto identitario. perché gli altri ce lo stanno copiando”
E qui si inserisce la lunga querelle tra fronti contrapposti e trasversali alla politica e alle associazioni di categoria per l’introduzione del marchio di un marchio di Indicazione geografica protetta (Igp) che identifica il prodotto come abruzzese ma non obbliga a reperire la materia prima, in questo caso la carne ovina, nel territorio regionale, oppure il marchio di Denominazione di origine protetta (Dop), che invece presuppone l’allevamento e macellazione in loco. La soluzione trovata è stata quella, salomonica, intraprendere entrambe le strade.
Cassandro, però realisticamente ritiene che “per fare un prodotto interamente locale appunto serve appunto la materia prima e allo stato attuale non ce l’abbiamo, in termini quantitativi e anche qualitativi. Ritengo per tanto ragionevole puntare inizialmente sull’Igp, per ‘blindare’ intanto il brand e l’esclusività dell’arrosticino abruzzese, e contrastare movimenti speculativi che già si stanno verificando in altre regioni”.
Aggiunge però: “nulla vieta che intanto si lavori anche alla dop, aumentando il numero di capi al pascolo. Anzi, l’igp può dare la prima spinta in questa direzione, e sarà comunque anche necessario innovare le tecniche di allevamento, rendendole nello stesso tempo più industriali e rispettose dell’ambiente. Un passo alla volta, insomma, per arrivare lontani”.
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