meno tasse, calo dell’inflazione e più posti di lavoro

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Donald Trump rivolgendosi alle aziende europee ha ribadito a Davos la sua intenzione di ridurre l’aliquota sul reddito delle aziende, portandola “al 15% se produrrete in America“.  

Dopo circa 45 minuti di dibattito, in cui Trump ha ribadito il concetto di “America First”, ha affrontato vari temi, esortando gli imprenditori europei a produrre negli Stati Uniti “altrimenti pagherete più tasse”. Le prime reazioni hanno rivelato entusiasmo tra molti dirigenti statunitensi riguardo ai suoi piani per la deregolamentazione e la riduzione delle tasse. Tuttavia, si è registrato un evidente abbassamento del morale tra i leader europei, in particolare in relazione a quella che Christine Lagarde ha descritto come “una crisi esistenziale”. 

Trump ha chiesto all’Opec di spingere al ribasso i prezzi del petrolio ed è tornato a promettere “un’età dell’oro” grazie a un’azione “rapida” per affrontare e risolvere i “disastri ereditati da un gruppo di inetti”. Nel mirino ci sono il predecessore Joe Biden e i suoi “sprechi per 8.000 miliardi” in spese, restrizioni sul fronte dell’energia, regole e tasse nascoste che si sono tradotti nella “peggiore crisi di inflazione della nostra storia”.   “Ho messo fine al ridicolo e incredibilmente dispendioso Green New Deal. Io lo chiamo la truffa verde“, ha detto Trump lodando invece l’indistruttibile carbone, che non teme “né il clima né una bomba”. Il presidente ha poi assicurato che farà degli Stati Uniti la capitale mondiale dell’intelligenza artificiale e delle cripto, settore che lo vede protagonista con un ‘meme coin’ che vale miliardi. Il presidente ha anche ribadito l’impegno a far calare l’inflazione e creare milioni di posti di lavoro. 

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Donald Trump ha anche auspicato che la Fed lo ascolti sui tassi, che dovrebbero scendere.  Con il presidente Jerome Powell “parlerò al momento giusto”, ha aggiunto. Trump nel corso del suo intervento ha chiesto un calo dei tassi di interesse immediato.

Le preoccupazioni di alcuni imprenditori si sono amplificate con la prospettiva di nuovi dazi statunitensi. “Anche se dovessero essere annunciati a breve, non perdiamo la calma,” ha esortato Ngozi Okonjo-Iweala, direttrice del WTO, ai suoi interlocutori. Non tutti hanno seguito il suo consiglio; un imprenditore, uscendo dalla sala dopo l’intervento di Trump, ha esclamato: “Dio ce ne scampi!”

Un invito al pragmatismo è giunto da Espen Barth Eide, ministro degli Esteri norvegese, che ha definito la sfida lanciata da Trump alla platea del WEF come “una sfida che dobbiamo raccogliere, continuando a stimolare la crescita economica, investendo molto di più nell’IA e nelle nuove tecnologie, che sono molto importanti e puntando ad un vantaggio competitivo.  E, naturalmente, bisogna anche cooperare”.   

Stuart Eizenstat, ex consulente di Jimmy Carter per la politica interna della Casa Bianca, ha espresso il suo punto di vista critico: “Termini a parte, dobbiamo considerare la sostanza del suo discorso. Il suo messaggio è molto forte,” ha affermato. “Si tratta di politiche con cui non sono per niente d’accordo. Ma ancora una volta, è una partenza decisa”, ha aggiunto.  Secondo Kenneth Rogoff, professore ad Harvard ed ex capo economista del FMI, è giunto il momento per l’Europa di “concentrarsi sui fondamentali e non farsi risucchiare nel caos da ciò che Trump dice o fa”. Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha offerto una valutazione cauta: “La maggior parte degli Stati non ha i mezzi per opporsi all’apparato americano. Vedremo chi obbedirà”. 

Fedele alle sue promesse elettorali, Trump ha anche firmato un ordine esecutivo che desecreta i file sugli assassinii degli anni ’60 di John F. Kennedy, Bobby Kennedy e Martin Luther King Jr. “Tutto sarà rivelato,” ha dichiarato ai giornalisti mentre firmava l’ordine nello Studio Ovale della Casa Bianca.

Trump ha affrontato anche la questione della NATO, affermando: “Non sono sicuro che dovremmo spendere qualcosa per la NATO,” in risposta alle domande dei giornalisti. “Noi proteggiamo la NATO, ma loro non proteggono noi,” ha aggiunto. Trump sostiene da tempo che i membri dell’alleanza atlantica dovrebbero contribuire con l’equivalente del 5% del loro PIL, un notevole aumento rispetto all’attuale obiettivo del 2%.

Nel frattempo, il neo presidente ha annunciato la sua intenzione di ricorrere dopo la decisione di un giudice federale di Seattle che ha bloccato temporaneamente la cancellazione dello ‘ius soli’, ovvero la concessione della cittadinanza per i figli di immigrati clandestini nati negli Stati Uniti, definendo la decisone “palesemente incostituzionale.”

Trump intanto incassa un altro voto favorevole del Senato degli Stati Uniti che ha confermato John Ratcliffe come nuovo direttore della CIA. La Camera dei Rappresentanti ha approvato la sua nomina con 74 voti favorevoli e 25 contrari. Ratcliffe, ex membro del Congresso del Texas, ha ricoperto il ruolo di Direttore dell’Intelligence Nazionale durante gli ultimi mesi del primo mandato di Trump. Questo voto è avvenuto tre giorni dopo che il Senato aveva confermato all’unanimità la nomina di Marco Rubio a nuovo Segretario di Stato, poche ore dopo il giuramento di Trump. Ratcliffe succede a Bill Burns, che ha guidato la CIA durante il mandato di Joe Biden ed è stato coinvolto nella mediazione della tregua nella Striscia di Gaza. Durante l’udienza di conferma, Ratcliffe ha avvertito che gli Stati Uniti affrontano il “contesto di sicurezza nazionale più difficile” della loro storia, e ha affermato che è “assolutamente essenziale” che il direttore della CIA sia apolitico. Il leader della minoranza democratica al Senato, Chuck Schumer, si è opposto alla sua conferma, sostenendo che Ratcliffe non sarà in grado di “tenere testa” a Trump o a Tulsi Gabbard, la candidata a Direttore dell’Intelligence Nazionale, in caso di tentativi di “falsificare informazioni di intelligence”.

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